ARTICOLO 6 : In tutti i soggetti con autismo vi è una NEURODIVERSITA’ che “stabilisce ” la diversità di questi soggetti nella selezione degli stimoli sensoriali.
Le neuroscienze attuali ci hanno permesso la conquista di tale conoscenza, consequenzialmente, l’approccio all’autismo deve necessariamente essere spostato da un modello deficitario ( purtroppo ancora in vigore) verso un modello basato sulla neurodiversità. Grazie a questa nuova conoscenza, non è più applicabile nello studio dell’autismo, un modello basato sul concetto di deterioramento psichico e sulle limitazioni del soggetto con autismo ( non guarda negli occhi, non parla, non imita, non legge le emozioni altrui nè le intenzioni, ecc.). Con il nuovo sapere, siamo tutti invitati a guardare il soggetto con autismo come un soggetto ove le sue diversabilità sono secondarie ad una organizzazione neurologica diversa, che esprime una PHI ( informazione/integrazione) diversa. La sua capacità di conoscere e manipolare il mondo ( PERCEZIONE) sarà “coerente” con la PHI espressa dalla sua neurodiversità e, di conseguenza, sarà “diversa” dal resto della popolazione che esprime un’ organizzazione neurologica convenzionalmente definita nella norma.