Il fatto che io non sia un attore razionale lo capisco ogni qual volta ritorno nella mia città, Napoli. Nonostante i buoni propositi, non riesco a non mangiare la “sfogliatella-frolla” e la pizza piegata nel tovagliolo mentre passeggio. Ho la piena consapevolezza di come i nostri cervelli siano composti di circuiti neurali multipli, ognuno con degli output, in competizione tra loro. Non posso non pensare che questa regola biologica non valga pure per Davide.Lui è un bellissimo ragazzo pugliese, al quale è stato diagnosticato l’autismo, all’età di due anni. Ogni qual volta entra nel mio ambulatorio, senza rivolgere sguardi o saluti a chicchessia, corre nella stanza dei programmi e, nonostante non sia piccolo di costituzione, si stende sul pavimento. Siccome ha 10 anni, tale atteggiamento non sembra scaturire da una” saggia decisione”. Per la “vecchia” concezione Davide decide così perchè è autistico. Per la” nostra carta costituente per l’autismo” (vedere l’ articolo del blog la costituzione) dobbiamo far ricorso alla neurobiologia. L’approccio “nuovo” parte dalla logica che, nessuno può essere aiutato a non mangiare frolle o pizze, oppure a non buttarsi sul pavimento se, chi dovesse farsene carico, non conoscesse come l’uomo prende decisioni. Le neuroscienze, grazie all’utilizzo delle figure ambigue in corso di esami neurofunzionali, ci hanno informato che, siamo “spinti” verso una decisione, con consapevolezza o meno, dalla percezione. Per le moderne neuroscienze, non vi è alcun dubbio che, i circuiti visivi nel mio caso, i circuiti tattili (superficiali,termici e profondi) nel caso di Davide, svolgono un ruolo determinante nel processo decisionale. Per la neurobiologia, la percezione assume una dimensione necessaria, anche se non unica, nel regolare il processo decisionale. Anche gli stati del corpo aiutano ad orientare la decisione. E’ facile pensare che il cervello comandi il corpo dall’alto, ma di fatto il cervello stà alle “dipendenze” del corpo. I segnali provenienti dal corpo incidono enormemente sul cosa fare (nel mio caso la glicemia e la sazietà, nel caso di Davide la temperatura corporea). Il corpo ed il cervello stanno in una comunicazione ancora più stretta di quella ambiente- cervello. L’alterazione corporea, alla vista della pizza e/o del pavimento assume un ruolo necessario per il tipo di decisione. La mente umana,inoltre, viaggia costantemente nel futuro (sia la mia che quella di Davide). Ogni essere è programmato per ricevere una ricompensa. Zucchero e acqua sono ricompense primarie, ovvero, soddisfano necessità biologiche. Le ricompense secondarie sono quelle che, per certi versi, preannunciano le ricompense primarie. Sovente, prendiamo delle decisioni scegliendo un percorso che solo alla lunga ci ricompenserà (gli squali non fanno lo sciopero della fame,in ricordo di Marco Pannella). Il problema nella decisione di Davide, non sta nel fatto che, essendo autistico, la sua mente non viaggia nel futuro. Questa interpretazione sarebbe troppo soggettiva e, dunque, nelle scienze priva di interesse. Quello che le scienze del cervello hanno dimostrato è, che, tutte le proiezioni mentali sul futuro, sono basate sulle ESPERIENZE PRIVATE PASSATE e sulla PERCEZIONE attuale di cosa sta accadendo. L’area tegmentale ventrale e la substantia nigra “pompando” o meno dopamina sui circuiti corticali rinforzeranno o meno alcuni comportamenti. I circuiti corticali che l’individuo presenta sono frutto della sua percezione del mondo.
Ancora una volta appare evidente come un “approccio nuovo” all’autismo richiede di porre al cuore del problema la biologia e la neurologia. E’ nel cervello che vanno ricercate cause e soluzioni. Tutti gli esseri umani sono prigionieri della propria biologia. Lo studio dell’anatomia e della fisiologia del sistema nervoso sono necessari per comprendere la nostra condizione di “prigionieri”.