Il blog è nato ( 30 aprile di quest’anno ) perchè la medicina, ad oggi, ha fallito nell’approccio all’autismo. Sia a livello delle istituzioni ( DSM ), che a livello clinico, il modo di ” fare diagnosi di autismo ” è insoddisfacente ed offensivo, viste le conoscenze scientifiche attuali. Non è più pensabile che una patologia, anche severa, del comportamento in età evolutiva richieda solamente di essere classificata ( DSN) o, al massimo, di elencare i vari deficit e misurarli attraverso test ( nelle cliniche del nostro paese), senza occuparsi minimamente di ” cosa ” sia accaduto in quel sistema nervoso, ” dove ” ( in termini anatomici ) sia accaduto, ” quando” il quadro clinico ha fatto il suo esordio ( visto che il processo di organizzazione neurologica rispetta delle tappe cronologiche precise ), ” come ” ( patogenesi) quella causa abbia determinato la clinica. Per ” ribellarmi” a tutto questo ho deciso di andare ” fuori dagli schemi “, non limitandomi a contestare, ma a cercare proposte. Per questo motivo ho chiesto ” soccorso ” alle neuroscienze.
In qualche articolo precedente abbiamo conosciuto Tonioni. I suoi studi possono essere utili poichè, qualora volessimo diventare bravi ad interpretare i sintomi e l’elettroencefalogramma, si potrebbe provare a diagnosticare gli autismi in base al DOVE, in quel sistema nervoso vi è un’ alterata PHI.
Negli ultimi due articoli abbiamo chiesto ” aiuto ” a Semir Zeki, al fine di iniziare a comprendere il significato della stereotipia. Zeki ( neurobiologo che ha diretto importanti centri di neuroscienze prima in California poi a Londra ) ha trascorso la sua vita professionale a studiare i circuiti visivi, sia a livello anatomici medi ( le stazioni talamo-corteccia occipitale) che alti ( i circuiti neurali che ci consentano di dare un valore estetico. Esistono circuiti visivi più bassi, senza i quali, non potremmo orientare il nostro sguardo ;per cui senza non esisterebbe la ” vista”. In clinica neurologica una disfunzione nei circuiti più antichi o bassi determina sempre effetti devastanti. Per Zeki, già a livello di elaborato di circuiti medi ( talamo-corteccia sensoriale ), bisogna utilizzare il termine ” concetto “. Egli, infatti, distingue i concetti ereditari ( psicostato espresso dall’attivazione di questa circuiteria neurale ) dai concetti acquisiti ( richiedono l’attivazione di una circuiteria neurale prevalentemente frontale se non di specializzazione emisferica ). Dagli studi di Zeki emerge una novità scientifica utile al nostro fine: a livello dei moduli occipitali ( V1, V2, V3, V4, V5 ) vi è già ASTRAZIONE.
Capire questo concetto ( acquisito ) è di fondamentale importanza per poter comprendere scientificamente la stereotipia. La corteccia cerebrale ha un architettura estremamente uniforme. Nonostante sia costituita da miliardi di neuroni, questi si presentano solamente in due tipi fondamentali : a piramide e ad stella. Inoltre, sorprende l’uniformità con cui queste cellule sono distribuite all’interno della corteccia ( sei strati ove lo strato 4 contiene le cellule stellate e quelli inferiori e superiori le cellule piramidali). Questo significa che, aree corticali differenti espletano funzioni profondamente diverse, condividendo la stessa architettura anatomica. Dunque, verrebbe contraddetta la legge anatomica secondo la quale, organi con funzioni differenti, hanno strutture differenti. In risposta a ciò, i neurofisiologi ,si sono concentrati sul ruolo delle connessioni nel definire la funzione. Si è potuto apprendere che, i neuroni che si trovano in aree differenti della corteccia, si differenziano in base alle diverse connessioni anatomiche. La corteccia visiva è collegata alla retina, quella uditiva alla coclea. Quest’ impegno utile e notevole, per molti anni ha fatto trascurare un’altra caratteristica essenziale dei neuroni visivi, uditivi, olfattivi, gustativi, tattili, quella di ASTRARRE.
Nota: oggi ho avuto il privilegio di visitare, con la mia famiglia, il Museo Anatomico di Napoli presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, nel cuore della città. E’ un invito che porgo ai visitatori di questo blog, nel ringraziarli per l’interesse mostrato in questi mesi. D’altronde ho appreso che, proprio a Napoli, nel 1854 il professor Miraglia pubblicò due volumi in cui avanzava l’ipotesi dell’origine organica delle malattie mentali, in merito a studi fatti sui crani di quattro malavitosi. Quei crani sono custoditi proprio nel museo.