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Nulla di più grande

Tutto ciò di cui abbiamo consapevolezza ha una propria “configurazione neurale”. Ogni esperienza, in termine di input sensori-motorio, a cui la vita ci sottopone, lascia una traccia. Nel nostro cervello, queste tracce neurali, possono combinarsi consequenzialmente,così la nostra coscienza diviene più grande del cielo. Eppure, tutto quello che esperiamo, definendolo “coscienza” viene specificato dal funzionamento di un pugno di neuroni, ovvero di circuiti e sinapsi situati nel nostro cranio. Non è possibile comprendere le problematiche che stiamo affrontando in questo blog (chi è il soggetto autistico) senza capire il cervello. Sappiamo che, basta una lesione in una piccola zona della corteccia occipitale (periferia) perchè si perda la coscienza dei colori, basta un trauma cranico o un farmaco (anestetico) perchè, noi stessi e ciò che ci circonda, sparisca. Come spesso accade, per molte funzioni neurali umane, la migliore sperimentazione si ottiene in clinica. Gli studi di laboratorio su animali ci hanno fornito tantissime conoscenze ma, alcune “questioni”, sono tipicamente umane, per cui l’unico laboratorio, per ovvi motivi etici, è la clinica. I clinici sanno che, un paziente in coma, se non muore, nel giro di qualche settimana, apre gli occhi. Questo segno indica la fine del coma, che è sempre uno stato transitorio ( in un bellissimo romanzo, scritto dalla mia amica Enrica Bonaccorti, dal titolo” l’Uomo Immobile”, si è voluto proprio denunciare come spesso i titoli giornalistici facciano cattiva informazione  scrivendo “uomo esce dopo dieci anni dal coma”).Dopo circa due settimane, dall’evento che ha determinato la grave sofferenza encefalica, gli occhi si aprono perchè il tronco encefalico ricomincia a funzionare garantendo la “vigilanza”. Mentre la porzione inferiore del tronco cerebrale (bulbo) è coinvolta nel mantenimento dei parametri cardiorespiratori, le parti superiori (ponte e mesencefalo) contengono neuroni che, con la loro attività, determinano lo stato di sveglio o addormentato. In un cervello sano, quando questi neuroni al risveglio si attivano, il tono muscolare aumenta, gli occhi si aprono, la coscienza di sè e del mondo ritorna. Ma cosa succede quando un cervello è “gravemente” danneggiato? Il bulbo mantiene la sua funzione (altrimenti non vi sarebbero le condizioni per mantenersi in vita), dopo una decina di giorni i neuroni del tronco cerebrale possono riattivarsi (il paziente esce dallo stato vegetativo) e  gli occhi possono riaprirsi, senza recupero della coscienza. Affinchè quel soggetto riprenda a sentire e vedere devono funzionare anche le strutture più evolute : il talamo e la corteccia cerebrale. Possibile che siamo giunti DOVE nascono gli autismi?.

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