Ritorniamo ad una questione che ci siamo posti qualche articolo fa :un bambino con autismo, quando lo chiamo e non si gira, capisce? Di norma, decidiamo che un essere umano è consapevole se è in grado di comunicarcelo ma non disponiamo di un metodo valido per riconoscerne la consapevolezza quando questa non può essere comunicata. Eppure l’assenza della prova (non si gira) non può essere considerata una prova dell’assenza (non ha consapevolezza che l’ho chiamato). Osservando i suoi movimenti volontari, la scelta dei suoi cartoni preferiti, l’attenzione verso il suo giochino, ecc., ho la certezza che di sicuro ha delle “consapevolezze”. A che punto si trovano le neuroscienze su tale questione?
Da qualche anno si tenta di individuare quegli aspetti dell’attività neurale che, correlano in tutto e per tutto, con la presenza di consapevolezza (correlati neurali di coscienza o NCC). Identificare gli NCC significa individuare alcune proprietà fisiche che sono sempre presenti quando c’è consapevolezza (sia in veglia che nel sogno) e che sono sempre assenti quando non c’è consapevolezza (sonno, anestesia, stato vegetativo, crisi epilettica). Il neuroscienziato Christof Koch, allievo del premio nobel Francis Crick (scopritore della doppia elica del DNA) aveva teorizzato che, la consapevolezza potesse dipendere da una particolare frequenza di scarica, ovvero di potenziali d’azione in frequenza di 400 al secondo, in particolari neuroni corticali. Tale ipotesi trova difficoltà ad essere dimostrata in quanto, in corso di una crisi epilettica, il soggetto perde consapevolezza, pur presentando i suoi neuroni una elevatissima frequenza di scarica. L’allievo del premio nobel Gerald Edelman, lo psichiatra Giulio Tononi, ha rivolto le sue attenzioni sul “come” possa generarsi, quel processo, frutto dell’attività neurale, chiamato coscienza, sviluppando così un nuovo modello teorico, quello della INFORMAZIONE INTEGRATA o della sincronizzazione. I suoi studi di laboratorio (elettroencefalografia e magnetoencefalografia ) lo hanno condotto verso una precisa osservazione sperimentale : la PERCEZIONE consapevole di un volto è accompagnata dalla produzione di onde rapide di attività elettrica (potenziali d’azione scaricati con notevole frequenza da parte di specifici neuroni) che sono sincrone in diverse aree del cervello. Per percepire un oggetto composto di molti dettagli (occhio, naso, bocca, espressione mimica) è necessario che neuroni, migrati in sedi distanti tra loro, ricevono informazioni su caratteristiche diverse e si coordinano reciprocamente. Qualche anno prima, già Semir Zeki, aveva con forza sostenuto, in una sua bellissima pubblicazione (Splendori e miserie del cervello 2009) che : “ogni specificazione di funzioni di un’area corticale è accompagnata da un’astrazione”. Ancora una volta mi viene da dire: altro che periferia!
L’ablazione del sistema talamo-corticale, a differenza di quella del cervelletto, dei gangli basali o dei lobi frontali, lascia un corpo senza soggetto. Il sistema talamo-corticale è intimamente connesso al nostro problema.