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Ricapitolando

La conclusione che, un bambino si morde la mano e/o si picchia il capo perchè è autolesionista, non è in grado di soddisfare ne la famiglia, ne lo scienziato. Entrambi vogliono sapere cosa accade dentro quel bambino quando si trova in questo “stato”. Anche se, l’approccio non dovesse essere più “dinamico” ma, basato su concezioni “innatiste”(si comporta così in quanto affetto da una malattia organica, chiamata autismo), sarebbe sbagliato. La psicologia ebbe il merito di staccarsi dalla filosofia,ed emergere come scienza. In quanto tale, negli anni xx del secolo scorso, doveva concentrarsi su eventi osservabili : stimolo e risposta. Dopo qualche decennio, ebbe inizio una florida ricerca sul cervello. Da allora, la scienza ci ha fornito una moltitudine di dati, sia anatomici che funzionali, sul sistema nervoso. Non possiamo non valutarli. Ne possiamo interpretarli al fine di voler difendere la nostra idea di partenza.

La biologia ci ha fatto conoscere che tutti gli organismi viventi sono composti da cellule. I batteri sono interamente costituiti da un’unica cellula.Negli organismi pluricellulari, le cellule si organizzano in sistemi, per svolgere funzioni specializzate. Così nasce l’apparato digerente, quello cardiocircolatorio, quello respiratorio, quello riproduttivo, quello endocrino, oltre a quello muscolo-scheletrico ed a quello nervoso. Ognuno fatto da cellule specializzate, ed ognuno con proprie funzioni. Il sistema nervoso aiuta l’organismo nel procurarsi energie, acqua, partner, ma soprattutto a difendersi. Lo fa,in quanto è capace di SELEZIONARE rapidamente gli schemi muscolo-scheletrici, che costituiscono la risposta comportamentale più adeguata. Quando, vista la circostanza, quel cervello SELEZIONA una risposta “anomala”, che per convenzione categorizziamo come “autismo”, il compito della scienza è quello di descrivere il tipo di DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA. Il successo richiede conoscenze di anatomia, fisiologia e semeiotica. E’ necessario,ancora, valutare lo stato di salute generale di quel bambino. Solo così abbiamo soddisfatto il nostro articolo 1 della carta per l’autismo: l’approccio all’autismo non può non essere che neurobiologico.

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