In alcuni articoli precedenti, ho ampiamente ricordato che, nel corso dell’evoluzione, alcune cellule divennero capaci di accumulare ed utilizzare un gradiente elettrico, al fine di modificare la condizione biologica delle cellule a loro connesse. Queste cellule, chiamate neuroni o cellule nervose, nel loro insieme formavano un sistema ( sistema nervoso) che si aggiudicò la funzione di controllare l’omeostasi dell’organismo possessore di quel sistema nervoso, di modificare lo stato dell’organismo in relazione alle modifiche ambientali, di garantire comportamenti di ” evitamento” e/o di ” raggiungimento ” in merito alle dinamiche ambientali. Il tutto finalizzato alla sopravvivenza di quell’organismo ed, in ultima analisi, della sua specie. Il sistema nervoso, per svolgere questa funzione, doveva essere costituito da sistemi, ovvero da circuiti sensori-motori, capaci di generare, in base ai cambiamenti endogeni ed esogeni, informazioni specifiche. Sempre nel corso dell’evoluzione, poichè era, sì dispendioso, ma allo stesso tempo estremamente vantaggioso avere un sistema nervoso complesso, si assisteva all’aumento della massa di cellule nervose capaci di collegarsi tra la periferia recettoriale ( l’unica capace di trasdurre informazioni ) e la periferia effettrice. Questa ” nuova ” popolazione di interneuroni, in parte regolava il flusso delle informazioni attraverso meccanismi a feed-back, in altra parte cominciava ad integrare le informazioni specifiche. A livello della periferia corticale, cioè la parte della corteccia più prossima al recettore sensoriale, abbiamo visto che, per quanto riguarda la vista, grazie all’integrazione di informazioni visive sub-modulari differenti ( movimento, forme, colori, profondità ) nasce la visione umana ( unitaria).
Tale specifica modalità percettiva tipicizza il tipo di esperienza visiva che abbiamo del mondo. Ho anche sottolineato che, qualora una noxa patogena vada ad alterare il processo integrativo ( connettività ) a tale livello, ci troveremo di fronte ad una particolare condizione clinica ( psicostato ) definita, ” convenzionalmente “, stereotipia visiva.
Dunque, la stereotipia risulta essere lo psic0stato di uno specifico neurostato. Quest’ultimo è espressione di un disordine neurale che, in una specifica regione del sistema talamo-corticale, ha modificato la PHI ovvero, ha modificato il rapporto informazione/ integrazione, a favore dell’informazione ed a discapito dell’integrazione, tra sub modalità percettive. Per usare una metafora di Tonioni, possiamo dire che, una noxa patogena ha reso il sistema nervoso simile al fegato infatti, quest’ultimo organo è altamente differenziato ma per nulla integrato.
Il linguaggio non è una funzione del nostro sistema nervoso regolato da leggi biologiche differenti da quelle che regolano la visione. Quando veniamo al mondo non abbiamo alcuna possibilità di ” vederlo ” come in effetti poi lo ” vediamo “. Allo stesso tempo quello che vediamo a 18 anni non è quello che abbiamo visto a 5 o 6 anni, nè tanto meno a 4 anni, oppure a 2 anni o, ancora, a 6 mesi o alla nascita. Gli psicostati ( quello che vediamo ) necessitano che i neurostati si organizzino. Lo stesso vale per il linguaggio. Dalla nascita e per tutta la vita comunicheremo con gli altri. Lo faremo in base all’organizzazione neurologica raggiunta dal nostro sistema nervoso. Questa sarà coerente con l’età cronologica qualora non sia subentrata una noxa che crei diversità. Il principio biologico sarà lo stesso che per la visione.
Tutte le teorie sulla nascita del linguaggio, che non hanno considerato tale processo organizzativo, sono naufragate. Il linguaggio non è stato introdotto nel nostro cervello da DIO ( Alfred Wallace) non perchè quest’ipotesi Io non la possa ritenere giusta o sbagliata ma perchè, come uomo di scienza, non soddisfa la mia voglia di sapere: come parliamo ?, che succede dalla nascita in poi affinchè parliamo ?
Il linguaggio non è emerso come proprietà autonoma ( Chomsky ) perchè l’uomo è uomo. Tale affermazione, non sciocca, ha gli stessi limiti di quella precedente. Nè possiamo dire, come molti cognitivisti sostengono, che il linguaggio si è evoluto perchè pensiamo ( concetto dell’esaptazione) poichè, sembrerebbe spiegare un mistero ( linguaggio ) con un altro mistero ( pensiero ). Nemmeno mi soddisfa l’ipotesi secondo cui il linguaggio è un istinto( Pinker) evolutosi per farci comunicare poichè, ancora una volta, non capiamo come nel corso dell’ontogenesi si sviluppa il livello di sofisticatezza.
Io sono un clinico, non un filosofo. Solo attraverso la comprensione biologica posso presumere di aiutare coloro che non sviluppano i livelli di sofisticatezza ” standard”.L’invito, come sempre, è quello di andare fuori dagli schemi. Dobbiamo studiare Ramachandran e la sua teoria del ” bootstrap sinestetico “.
Quale rammarico provo nel non poter condividere questo nuovo sapere scientifico con il mio maestro. Lui aveva intuito tutto.