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“L’interprete autistico”

Non vi sono più dubbi, il nostro sviluppo neurologico e, dunque, il nostro modo di divenire individui (con un comportamento normale o patologico), è plasmato dalla pressione ambientale ed evolutiva. Infatti, il nostro cervello, non meno del nostro cuore o delle mani, si è evoluto all’interno di una particolare situazione ambientale, sotto la pressione selettiva idonea per quella situazione. Appare sempre più evidente che le nostre abilità cognitive non possano essere prerogativa di una porzione del nostro cervello...

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Non c’è differenza tra “vedere” e “manipolare”

La nuova concezione proposta, ovvero l’approccio biocognitivo, considera il vedere, il sentire, il gustare, non  dissimile dal “toccare”. Ad esempio, percepire al tatto una pipa o una palla consiste nell’usare la mano come strumento per esplorare l’oggetto, ovvero la pipa o la palla. Così come quando, strizzando una spugna facciamo esperienza della sensazione di morbidezza. Quest’ultima è intimamente connessa alla particolare interazione verificatasi con la spugna. Allo stesso tempo, l’esperienza visiva non è qualcosa “creata” dal nostro cervello (cognitivismo classico), ma consiste nell’essere coinvolti in un’ interazione visivo-esplorativa con l’ambiente...

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Siamo prigionieri della nostra biologia

Quando, in corso di registrazione (fRMN) veniamo sottoposti al test delle figure ambigue, possiamo vedere dapprima una versione, poi l’altra, poi di nuovo la prima, e così via. Siccome la figura non cambia, qualora percepiamo una scena (anatra, ovvero psicostato x), significa che nella nostra corteccia cerebrale si è imposto il neurostato x, mentre, quando guardando la stessa figura, un istante dopo, vediamo il coniglio (psicostato y), significa che, a livello della nostra corteccia cerebrale, una nuova circuiteria neuronale si è imposta, quella specificata come neurostato y. Ogni qualvolta diveniamo consapevoli del cambiamento della scena percepita, popolazioni di neuroni delle aree anteriori del nostro cervello si sono attivate. Ma chi ha deciso il cambiamento?...

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Luigi non sa decidere, ovvero sbaglia nelle scelte (parte seconda).

Per le scienze cognitive, abbiamo visto nella prima parte dell’articolo, le scelte decisionali prese dall’uomo sono appannaggio di una popolazione di neuroni, migrati, nel corso del neurosviluppo, nelle aree più anteriori del nostro cervello, in special modo nella porzione ventro-mediale di questa. Abbiamo visto come le neuroimmaging e la clinica (la storia di Phineas Gage) abbiano dato ulteriore forza a tale teoria.

In effetti, a ben riflettere, proprio le neuroimmaging e la clinica danno una forte spallata a tale modello teorico (area dei processi decisionali localizzata nelle regioni pre-frontali)...

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Luigi non sa decidere,ovvero sbaglia nelle scelte.(parte prima)

Luigi è un bellissimo bambino di 10 anni . Il suo linguaggio non è sufficientemente sviluppato,anzi, “dice” poche parole anche se, da qualche anno, dimostra a tutti che la sua comprensione verbale è ottima. Anche le stereotipie prevalentemente visive : allineare gli oggetti sui bordi dei tavoli, sfarfallamento, sono da qualche anno scomparse ovvero, sembrano più “atteggiamenti”, poichè ricompaiono solo nei rari momenti in cui manifesta noia e/o disinteresse per ciò che lo circonda.Anche il comportamento di Luigi è notevolmente migliorato, si mostra meno iperattivo e molto meno imprevedibile sia in casa che a scuola. Nei luoghi pubblici ,specie nei bar, persistono alcune problematiche...

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L’uomo è parte integrante della natura

L’uomo è parte integrante della natura. Noi umani condividiamo con gli altri animali il sistema delle proteine, il sistema delle molecole ed il codice genetico.

Il modello teorico, su cui trovano fondamenta le idee proposte attraverso il blog, è quello di sostenere con forza come non sia possibile comprendere alcun fenomeno biologico, tanto meno la cognizione, se non alla luce del processo evolutivo che, lentamente ma inesorabilmente, ha condotto sia alle forme di vita attuali che alle strutture e funzioni di ciascuna di esse.

La cognizione, come tutte le attività mentali, si possono studiare come un’attività, o un complesso di attività, del corpo, per tale motivo deve essere iscritta nel grande capitolo della fisiologia, quindi delle scienze biologiche.

L’evento all’origine della...

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Anche gli autistici sono parte del mondo

Uno degli obiettivi del blog è quello di favorire la conoscenza di un modello teorico nuovo : il biocognitivismo  secondo l’approccio sensori-motorio. Tale modello  potrebbe essere utile per comprendere al meglio  perchè un bambino manifesti, costantemente, un comportamento anomalo, oppure  perchè non acquisisca una specifica abilità e, soprattutto, sul come aiutarlo in termini di strategie terapeutiche.

Affidarsi ad un modello biocognitivista significa anche il voler considerare la nostra vita un flusso di attività che dipendono, non solo dalle nostre conoscenze ed abilità (concezione cognitivista classica), ma anche dal luogo ove si verificano...

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Come superare alcune frustrazioni?

I primi 14-16 mesi di vita sono accompagnati da cambiamenti delle abilità comportamentali (psicostati) secondari alla più consistente modifica dell’architettura cerebrale (neurostati) che si verifichi negli anni successivi alla nascita. Questa nuova architettura è prodotta da nuove e solide connessioni neurali stabilitesi all’interno dei lobi occipitali, parietale e temporale, oltre che tra i lobi stessi, al fine di integrare sempre più informazioni altamente differenziate. Tale processo, denominato dalle neuroscienze con il termine di “ORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA”, dipende, in termini sia spaziali che temporali, dall’esperienza...

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L’autismo non è un problema di relazione (dunque non è autismo).

Non c’è angolo del pianeta terra che non sia stato “colonizzato” dagli uomini, infatti, gli umani sono in grado di crescere in ambienti molto diversi. Questo è possibile perchè, il cervello umano alla nascita, è straordinariamente immaturo. Esso, invece di arrivare al mondo “cablato”, si concede di lasciare la sua organizzazione ai dettagli dell’esperienza della vita (ovviamente il cervello non decide un bel niente, è la natura a fornire tale opportunità).

In precedenti articoli del blog abbiamo appreso che, nel neonato le cellule nervose sono numericamente significative ma prive di connessioni funzionali, se non nella parte evolutivamente più antica del Sistema Nervoso (midollo spinale, parte inferiore del tronco cerebrale)...

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Perchè è più difficile leggere che riconoscere i volti?

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