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Luigi non sa decidere,ovvero sbaglia nelle scelte.(parte prima)

Luigi è un bellissimo bambino di 10 anni . Il suo linguaggio non è sufficientemente sviluppato,anzi, “dice” poche parole anche se, da qualche anno, dimostra a tutti che la sua comprensione verbale è ottima. Anche le stereotipie prevalentemente visive : allineare gli oggetti sui bordi dei tavoli, sfarfallamento, sono da qualche anno scomparse ovvero, sembrano più “atteggiamenti”, poichè ricompaiono solo nei rari momenti in cui manifesta noia e/o disinteresse per ciò che lo circonda.Anche il comportamento di Luigi è notevolmente migliorato, si mostra meno iperattivo e molto meno imprevedibile sia in casa che a scuola. Nei luoghi pubblici ,specie nei bar, persistono alcune problematiche. Ad esempio, qualora anche da lontano dovesse vedere un banco con gelati artigianali e ,tra questi , il gusto cassata, sono guai :deve necessariamente averlo. Questo non rappresenta il punto dolente (almeno dalla mia prospettiva in quanto anch’io quando vedo il gusto cassata devo comprarlo e mangiarlo), il problema è che Luigi, una volta avuto il gelato, lo rovescia sul pavimento o sul banco, per togliere e giocare con tutti i canditi e, solo dopo, mangia il gelato.

Per la psicologia cognitiva gli esseri umani sono attori razionali ed, in merito a ciò, prendono le loro decisioni.

Secondo tale modello teorico,nel nostro cervello esiste un modulo, ovvero un’area neuronale circoscritta che, in autonomia, attivandosi gestisce le nostre scelte decisionali (mangiare o meno un gelato, scegliere il gusto etc). Tale modello ha trovato un valido supporto sia nelle neuroimmaging che nella clinica.Infatti, sottoponendo a fRMN dei volontari, si può osservare come i circuiti anteriori costantemente si attivino allorchè l’esaminato assume una decisione. Allo stesso tempo,la pubblicazione del libro “L’errore di Cartesio” di A.Damasio,ha  contribuito a dare ancor più vigore al modello cognitivista.Infatti, quando una persona(Phineas Gage) con funzioni esecutive e processi decisionali nella norma,per una condizione traumatica fortuita, riporta un danno nella regione C.P.F.V.M. (corteccia prefrontale ventro mediale) vede modificare il proprio modo di assumere le decisioni.Di conseguenza può distruggere le sue relazioni familiari ed isolarsi socialmente.In seguito a tali osservazioni molti accademici hanno ritenuto opportuno proporre una terapia farmacologica con S.S.R.I. ed una terapia cognitiva/comportamentale a tutte quelle persone che falliscono nel prendere le giuste decisioni.

Luigi è un bellissimo bambino di 10 anni,eticamente potrebbe essere scorretto prescrivergli S.S.R.I. in quanto, leggendo il foglietto illustrativo di tali farmaci, si apprende che la casa farmaceutica non lo ritiene sicuro prima del quattordicesimo anno di età.Allora, per il mondo accademico può risultare sufficiente un approccio cognitivo/comportamentale. UN VERO FALLIMENTO!

Dove è stato commesso l’errore più grave? Come sempre nella diagnosi.

Siamo sicuri che Luigi “sbaglia” a scegliere come mangiare il suo gelato a cassata perchè “primariamente” la sua C.P.F.V.M. risulta essere mal funzionante?

(Nel prossimo articolo la risposta)

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