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L’uomo è parte integrante della natura

L’uomo è parte integrante della natura. Noi umani condividiamo con gli altri animali il sistema delle proteine, il sistema delle molecole ed il codice genetico.

Il modello teorico, su cui trovano fondamenta le idee proposte attraverso il blog, è quello di sostenere con forza come non sia possibile comprendere alcun fenomeno biologico, tanto meno la cognizione, se non alla luce del processo evolutivo che, lentamente ma inesorabilmente, ha condotto sia alle forme di vita attuali che alle strutture e funzioni di ciascuna di esse.

La cognizione, come tutte le attività mentali, si possono studiare come un’attività, o un complesso di attività, del corpo, per tale motivo deve essere iscritta nel grande capitolo della fisiologia, quindi delle scienze biologiche.

L’evento all’origine della famiglia Hominidae sembra risalire ad una decina di milioni di anni fa, quando il clima del continente africano divenne più secco, le foreste cominciarono a diradarsi, territori boscosi più aperti, ma soprattutto savane presero spazio. Le scimmie che vivevano in quelle foreste furono costrette a scendere sul suolo per trovare nutrimento, per questo, alcune, cominciarono a muoversi sugli arti posteriori. Tale, apparentemente, semplice adattamento richiese una radicale riorganizzazione dello scheletro con tanti vantaggi, ma anche con le conseguenze di una struttura non progettata per stare in piedi (colli rigidi, ernie del disco, anche fratturate, ginocchia disallineate, piede piatto). Allo stesso tempo, si registrava un  incremento del volume cerebrale, per piccole mutazioni genetiche (alcuni geni bloccavano la fase di fine proliferazione dei neuroni che, nell’uomo, si verifica nella sua massima espressione ad inizio gestazione). Eppure, le capacità cognitive che attualmente ci appartengono (siamo gli unici sulla terra a possedere una coscienza simbolica ed una capacità di ragionamento astratto), non sono specificate, nè dai massivi cambiamenti somatici, nè da quelli genetici, con il conseguente sistema nervoso fatto da 100 miliardi di neuroni. Ciò che ha dato origine al nostro intelletto è da ricercare in una sequenza di eventi contingenti e casuali (che non significa senza causa) da cui è derivato un livello imprevisto e assolutamente inedito di complessità. La nostra cognizione non risiede in un’area cerebrale circoscritta ed autonoma, essa rappresenta un fenomeno emergente. Basti pensare a quando scomparvero le società di cacciatori-raccoglitori per essere sostituite da società di agricoltori e pastori. Gli stessi corpi e cervelli passarono da un’economia di fatto basata su una ricompensa “immediata” ad un’ economia a “ricompensa ritardata”. Non mi sembra un cambiamento cognitivo di poco conto.

In noi convivono almeno tre funzioni cerebrali diverse, perchè durante la nostra evoluzione certe potenzialità non potevano essere perse, mentre altre venivano acquisite. Possiamo dire che in noi convivono diversi cervelli che si dedicano ad attività diverse. : vegetativa, istintiva, cognitiva. La sede delle tre funzioni cerebrali va indicata nel cervelletto e tronco cerebrale per la funzione vegetativa, il sistema limbico per la seconda funzione, la corteccia cerebrale per la cognizione. Per molti neuroscienziati tale distinzione è puramente teorica e valida solo ai fini didattici, poichè non vi è alcun grado di autonomia tra le tre strutture. Niente è rimasto invariato durante il processo evolutivo e tutto è stato riconnesso a formare circuiti e supercircuiti. Ebbene, come possiamo comprendere la cognizione o la mente umana definendola una proprietà specifica di un’area pre-frontale o la proprietà di specifici neuroni, sia pure a specchio?.

Anche se, una teoria scientifica, come più volte ho scritto, non ha verità assolute, ovvero non può spiegare tutto, solo attraverso un approccio sensori-motorio possiamo progredire nella comprensione delle abilità mentali.

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