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Cerebrolesione e creatività

Domani, nella città di La Spezia, si terrà un importante convegno scientifico, dal titolo:  “Cerebrolesione e creatività”. Purtroppo, impegni lavorativi sopraggiunti mi hanno impedito di essere presente. Oltre a chiedere pubblicamente scusa a chi ha sapientemente e con tanto sacrificio organizzato l’evento, voglio cogliere l’occasione, attraverso il blog, per fare qualche considerazione in merito, con le amiche ed amici che da nove mesi leggono i miei articoli. Per uscire dagli schemi di considerazioni banali ed inutili, quali ad esempio, i cerebrolesi sono più creativi dei normotipici oppure, i cerebrolesi producono, ma in effetti sono “addestrati”, è necessario fare qualche precisazione. Innanzitutto, il termine cerebrolesione, specie in età evolutiva, è sinonimo di disordine dello sviluppo neurologico. Entrambi questi termini non rappresentano, nè diagnosi eziologiche, nè descrizione di specifici quadri clinici. Quando utilizziamo il termine disordine dello sviluppo neurologico stiamo semplicemente affermando che, il quadro clinico oggetto di studio è determinato da un coinvolgimento, primario o secondario, del S.N.C. In effetti stiamo facendo la stessa descrizione che fa un cardiologo quando afferma che un suo paziente manifesta uno scompenso cardiaco. Infatti, in questo caso, il cardiologo sta informando il paziente che il suo cuore, per una causa primaria (es. infarto) o secondaria (es. bronchite cronica o enfisema polmonare) non svolge bene la sua funzione (pompa). Dunque, le cause possono essere varie, come variabile può essere la sintomatologia (da una condizione drammatica per la vita ad un senso generale di stanchezza e/o di debolezza). Allo stesso tempo, il cardiologo darà una terapia capace di intervenire solo sui sintomi (es. diuretici, dieta iposodica, ecc.) oppure, meglio ancora, sulle cause. Allo stesso modo, quando parliamo di disordine dello sviluppo neurologico (cerebrolesione), stiamo semplicemente affermando che quel sistema nervoso centrale non si è organizzato (formazione dei circuiti neuronali) in maniera “standard” e, pertanto, quel cervello non esprimerà in maniera ottimale la sua funzione naturale (selezione). Il tutto può essere dipeso da una varietà di cause, oltre a dar luogo ad una moltitudine di quadri clinici (da una severa tetraparesi spastica ad un grave disturbo del comportamento, dalla presenza di disprassie, a difficoltà nel mantenere l’attenzione, fino alle difficoltà nell’apprendimento didattico). Dunque, non appare utile per la comprensione una banale generalizzazione :il cerebroleso è più creativo oppure, il cerebroleso non ha gli strumenti per generare creatività.

Le neuroscienze moderne hanno appurato che, la funzione principale dei sistemi percettivi ed emotivi, oltre che cognitivi, presenti nel cervello umano è quella di creare modelli del mondo (grazie alla capacità di selezionare gli inputs sensoriali), al fine di manipolare il mondo. Pertanto, è di grossa attualità scientifica la questione su quale sia la natura della creatività, o di quali circuiti neuronali dobbiamo interessarci al fine di comprenderne la genesi. Non vi sono dubbi che, l’attenzione ci guida, insieme alle emozioni (lo abbiamo scritto negli articoli precedenti), nel nostro modo di essere cognitivi, ovvero nell’acquisizione delle conoscenze. Allo stesso tempo, per le neuroscienze moderne, ciò che noi definiamo conoscenza consapevole rappresenta la selezione di informazione sensoriale, a loro volta distribuita su differenti aree corticali. Le informazioni sensoriali devono prima sottostare ad una serie di passaggi preliminari (sinapsi), pertanto tutti gli eventi “cognitivi” iniziano nell’inconsapevolezza. Sia il “semplice” atto del percepire, quanto il “nobile” gesto del creare (creatività), hanno una base inconsapevole o sensoriale, da cui si genera ogni consapevolezza. Gli artisti, sono tali poichè, nei loro momenti di creatività regrediscono volontariamente ad una modalità che è di giovamento ai processi creativi. Le regressioni ad un precedente funzionamento del livello di sviluppo neurologico nei soggetti cerebrolesi sono spontanei, non necessitano della volontarietà. Inoltre, ci sono sufficienti indizi scientifici da farci sostenere che, la creatività coinvolge l’emisfero destro della corteccia cerebrale (specie temporale e parietale dx). Infatti, prima dell’intuizione, e/o della creazione, l’attività in queste regioni esplode, come pure nei lobi frontali. Notoriamente, sappiamo che, l’emisfero destro sopravanza l’emisfero sinistro in una gamma di funzioni percettive che non richiedono il linguaggio (memoria delle forme astratte, disegnare, riconoscimento dei volti). Dalla nostra prospettiva neurobiologica evolutiva, il cervello viene concepito come una sovrapposizione di una serie di livelli, progressivamente più complessi, accumulatisi con l’evoluzione. Ogni livello superiore (come ho più volte scritto) è governato da regole di attività sempre più integrativa, e tutti i livelli sono governati da un equilibrio tra attività inibitoria ed eccitatoria. Un danno ad un emisfero può impedire a quello di inibire l’altro emisfero, come risultato psicostati precedentemente nascosti non vengono più soppressi. Una spiccata creatività non è prerogativa di disordine dello sviluppo neurologico o cerebrolesione. Essa dipende molto da quanto il lato sinistro del cervello è più danneggiato rispetto al lato destro(psicostati per lo più visivi e poco verbali).

Non c’è dubbio, le malattie sono esperimenti della natura, il convegno di domani offre lo spunto per un approfondimento, al fine di uno studio più attento di alcuni disordini. Come per tutte le funzioni mentali, abbiamo imparato molto da questi esperimenti della natura, cioè dai disordini dello sviluppo del cervello. Forse, nell’evoluzione umana la capacità di esprimersi con l’arte pittorica ha preceduto la capacità di esprimersi in una lingua parlata. Lorenzo, un bellissimo artista pittore venticinquenne di La Spezia, afasico e tetraparetico, ci ha ricordato, con la sua storia, anche questo.

1 commento a Cerebrolesione e creatività

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