Essere creativi non significa essere più intelligenti (affermazione che, nella maggioranza dei casi in cui viene utilizzata, è priva di ogni fondamento), bensì possedere delle specifiche abilità o psicostati. Le neuroscienze moderne, tra cui E. Kandel in un bellissimo libro dal titolo l’età dell’inconscio, Raffaello Cortina Editore 2012, stanno tentando di definire i neurostati della creatività. Nell’ultimo articolo ho scritto che, ci sono indicazioni suggestive sul fatto che la creatività coinvolga la corteccia cerebrale destra, specie nella parte anteriore del giro temporale superiore destro, e la corteccia parietale destra. Infatti, quando i volontari che partecipano ad uno studio risolvono con creatività alcuni problemi, aumenta l’attività in queste aree. In studi in cui doveva generarsi una risposta creativa a problemi di matematica, venivano reclutati, oltre alle aree sopra indicate, anche i lobi frontali. Quello che da tempo è stato definito è che, l’emisfero destro è più specializzato a “trattare” la musicalità del linguaggio, la sua intonazione, oltre che, una gamma di funzioni non verbali (memoria di forme astratte, copiare, disegnare, riconoscimento di volti, elaborazione visuo-spaziale dell’informazione). Inoltre, sappiamo che, l’emisfero destro si attiva molto di fronte a stimoli nuovi, o anche a compiti nuovi, riducendo progressivamente tale iperattività con la pratica, mentre il sinistro continua ad essere attivato dallo stimolo. Per il blog, che si occupa di autismo, nasce spontanea una domanda: cosa possono insegnarci sulla creatività quelle persone che manifestano un disordine dello sviluppo neurologico e, dunque, i segni clinici di una disfunzione neuronale? Anche perchè, da decenni, è forte il sospetto che in molte condizioni di disordine dello sviluppo neurologico, il lato sinistro del cervello sia più danneggiato del lato destro (minore abilità linguistiche e sociali, grosse abilità visive non verbali). In questi soggetti, sovente il talento artistico emerge in risposta alla loro incapacità di vedere (percepire) il mondo nello stesso modo delle altre persone. Il disordine dello sviluppo neurologico può comportare che, gli elementi visivi vengano organizzati in rappresentazioni attraverso l’attività neuronale delle aree dell’emisfero destro non più inibite dall’emisfero sinistro (per la patologia). In tantissimi soggetti con autismo (con superficialità definiti savant da una medicina interessata solo a categorizzare e senza nessun desiderio di comprendere), è tipico riscontrare una potenziata funzionalità sensoriale, una memoria prodigiosa, oltre che, ad un differente modo di “esprimere” le abilità manuali. Di certo non è semplice dare risposte esaustive per ogni interrogativo. Allo stesso tempo però, non possiamo negare che, le persone con forme di deprivazione sensoriale mostrano maggiore abilità in altri settori. Un esempio è la sensibilità tattile dei non vedenti, la cui capacità di apprendere il Braille è di gran lunga maggiore di quella dei vedenti. Questa abilità (psicostato) non è semplicemente il risultato di una maggiore motivazione, bensì il risultato di una maggiore rappresentazione corticale del senso del tatto (neurostato). Infatti, nel cervello delle persone non vedenti le mappe neuronali corticali per il tatto si espandono (ricablaggio), con una conseguente area tattile più ampia.
In ultima analisi, come già scritto in altri articoli, la mente è un insieme di operazioni effettuate dal cervello, sulla scorta di dati offerti dalla nostra storia. Talvolta sono le storie a fornire dati per una mente creativa, altre volte, per altri soggetti, è nella storia del proprio cervello che troviamo la risposta al perchè quella mente sia “naturalmente” creativa, pur manifestando “lacune” sociali, o linguistiche, o di manifestazione dei propri sentimenti.