Dagli inizi degli anni novanta del secolo scorso, come scritto in articoli precedenti, la comunità scientifica mondiale, all’unanimità, ha affermato l’origine biologica dell’autismo. I disordini dello sviluppo (termine utilizzato dal DSM del tempo per diagnosticare i quadri clinici di autismo), pur senza il coraggio di precisare “dello sviluppo neurologico”, per gli accademici di tutto il pianeta, andavano inquadrati quali consequenziali a cause organiche capaci di alterare il normale sviluppo del S.N.C. e, dunque, modificare l’apprendimento delle abilità neuronali (linguaggio, prassie, attenzione, relazione, ecc.). Eppure, da allora (un trentennio) sono stati pubblicati migliaia e migliaia di articoli scientifici, oltre che centinaia di volumi, che tentano di approfondire la questione se gli autistici hanno una teoria della mente, ovvero se hanno la capacità di immaginare se stessi mentre guardano il mondo dal punto di vista altrui, e di reagirvi emozionalmente in maniera appropriata. In contemporanea, tranne qualche eccezione, non vi sono pubblicazioni sui disturbi sensori-motori dei soggetti con autismo, forse perchè l’argomento richiederebbe ai professionisti di immaginarsi di “vedere” il mondo con un cervello diversamente organizzato. Usando le parole di Tample Grandin (“Il cervello autistico”), si potrebbe affermare che, ancora una volta, gli accademici non hanno perso l’occasione di dimostrare che mancano di una teoria del cervello. Eppure, allo stesso tempo, sono sempre più numerose le testimonianze, anche pubblicate, di decine e decine di persone con autismo che raccontano a tutti come alcuni suoni e, talvolta, la stessa voce umana, possono provocare una sensazione come di un trapano che fa un buco nel cranio. Allo stesso tempo, hanno numerose volte descritto la sensazione di enorme fastidio provocata dagli indumenti e/o dalle calze e dalle scarpe, con la necessità costante di privarsene.
E’ un vero paradosso che io mi sia interessato all’autismo pur essendo neurologo. Quando ti interessi, da clinico, di condizioni neurologiche (Parkinson, malattie demielinizzanti, cerebrovascolari, espansive, ecc.), sai benissimo che, i parenti dei pazienti o i tuoi colleghi, ti interrogheranno su di una serie di segni e sintomi quali: parestesie, disordini del tono e della forza muscolare, incoordinazione motoria, nistagmo, diplopia, quadrantopsia e/o emianopsia, disturbi dell’andatura e dell’equilibrio, idiosincrasia, afasie, eminegligenza e/o deficit selettivi dell’attenzione, ecc.). Eppure, nessuno di questi sintomi viene mai menzionato in una discussione sulla clinica dell’autismo, pur avendo i tecnici affermato, da un trentennio, che l’autismo rappresenta il quadro clinico di un disordine del S.N.C..Tutti trattano l’autismo, ora più che mai, come una problematica “primariamente mentale”. I termini clinici, costantemente utilizzati quando si discute di autismo, sono: scarso sviluppo delle funzioni mentali, difficoltà nel capire le intenzioni altrui, difficoltà nel riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, disturbo della condotta sociale e/o dell’affettività, disinteresse per le relazioni, ecc., ovvero tutte definizioni che riportano l’autismo ad una condizione di disordine mentale. Allo stesso tempo, nonostante venga affermata l’origine biologica della condizione autismo, nessun tecnico prescrive protocolli terapeutici basati sulla neuroriabilitazione, ma TUTTI propongono un trattamento cognitivo/comportamentale, anche a pazienti di due o tre anni di età, ovvero a bambini che non hanno ancora visto organizzarsi quei circuiti neuronali che, tecnici poco scrupolosi e privi di sapere scientifico, considerano essere causa del problema. NEGATORI DI UN RAGIONAMENTO BIOLOGICO.