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Non siamo nati come lavagne vuote che aspettano che qualcuno ci scriva sopra

Un aspetto emerso dall’incontro con la professoressa Iachini e che rappresenta , sin dai primi articoli, anche l’orientamento del blog, è quello di considerare il cervello dell’ uomo moderno plasmato dal processo evolutivo, oltre che, il considerare che gli uomini, per il 97% della loro storia hanno vissuto in condizioni ambientali totalmente diverse da quelle attuali. Eppure, il processo di apprendimento è regolato dal processo di Organizzazione Neurologica che (grazie alla moltiplicazione neuronale, alla migrazione dei neuroni, alla formazione ed alla selezione dei circuiti e delle sinapsi neuronali, oltre che alla selezione dei neurotrasmettitori), dall’inizio dello sviluppo intrauterino e per tutta la vita, regola l’acquisizione delle nostre abilità, ovvero il nostro comportamento.

Queste osservazioni hanno indotto molti neuroscienziati ad interrogarsi sul cosa possa regolare, indipendentemente dalle circostanze ambientali mutevoli, questi processi biologici. Partendo dall’osservazione che, i neonati preferiscono i gusti dolci a quelli aspri, un volto sorridente ad uno amimico, una figura simmetrica ad una asimmetrica, i suoni ritmici a quelli casuali, si è pensato che, sin dalla vita intrauterina, i cuccioli d’uomo RICHIEDONO quelle stimolazioni sensoriali più adatte a stimolare un “normale sviluppo cerebrale”(sin dai primi mesi di vita intrauterina poichè, contrariamente a quanto sostenuto in un passato anche recente, la vita intrauterina è ricca di stimolazioni sensoriali, infatti, i neonati sono particolarmente sensibili alla combinazione di ritmo, accento ed intonazione delle strutture vocali, mostrando una chiara preferenza per la lingua parlata dalla madre in gravidanza).

In altri termini, possiamo dire che, esiste un “piacere” capace di regolare, sin dalle prime fasi di sviluppo, l’organizzazione neurologica.

Ad esempio, siccome la sopravvivenza di tutti i mammiferi dipende dalla loro capacità di ottenere cura ed attenzioni di chi li circonda, questo “istinto del piacere” può aver fatto della voce e del volto umano uno degli stimoli sensoriali più attraenti e gratificanti per i cuccioli d’uomo. Allo stesso tempo, possiamo anche dire che, tutte le specie viventi (gli organismi unicellulari, abbiamo visto in articoli precedenti, si servono della chemiotassi) possiedono meccanismi che consentono loro di CONSERVARE L’OMEOSTASI nonostante i continui cambiamenti dell’ambiente circostante.

Tantissime osservazioni, sia sociologiche che cliniche, ci hanno mostrato come “il piacere del contatto” nel primo periodo di vita sia cruciale per il normale sviluppo del cervello. Infatti, tutti abbiamo visto almeno un documentario televisivo ove venivano presentati bambini orfani, vissuti in situazioni disperate, vestiti di stracci, che dormivano per terra, e che, adottati, anche a distanza di tempo, manifestavano dondolamento, ipoalgesia, estrema sensibilità al tatto leggero, pur assolutamente “sani”.

Il nostro cervello, sin dall’inizio del suo sviluppo non è una tabula rasa (fine del cognitivismo classico, ovvero del comportamentismo). Ci sono regole biologiche che dettano i tempi dello sviluppo, oltre che la sua direzione. Abbiamo riflettuto, ad esempio, su quanto appaia ovvio e scontato: “il piacere” del contatto nel primo periodo di vita è cruciale per il normale sviluppo del cervello e, dunque, per apprendere un comportamento “nella norma”.

Avere un approccio neurobiologico verso la problematica che stiamo affrontando richiede una vera rivoluzione, o meglio ancora, un reale cambiamento rispetto al passato.

Si può semplicemente descrivere che un normale sviluppo è guidato da un “istinto del piacere” senza la paura di essere smentiti.

La clinica richiede sempre il ricorso all’anatomia ed alla fisiologia,  non solo alla descrizione del fenomeno (è questa l’unica e vera differenza tra l’approccio neurologico e quello psicologico). In termini clinici (il blog si occupa di autismo) non possiamo fare strada affermando che il “contatto” provoca piacere e, dunque, dirige il processo di sviluppo neurologico (affermazione esatta). Dobbiamo necessariamente comprendere cosa è la pelle (primo organo a svilupparsi negli embrioni e primo canale di comunicazione), cosa sia il tatto (ne esistono quattro forme distinte), quali meccanismi neuronali regolano l’omeostasi (trovano il loro punto evolutivamente apicale nell’ipotalamo), e, ancora, quali meccanismi neuronali regolano il “contatto”(visto che parliamo spesso di patologie del neurosviluppo dobbiamo dare molte attenzioni al talamo, ripetitore sensoriale fondamentale per il dialogo bidirezionale con varie zone della neocortex, poichè oltre a farle arrivare nuove informazioni ne riceve le condizioni per FILTRARE certi aspetti dell’informazione sensoriale).

Grazie a queste nuove conoscenze potremmo difenderci anche da quella nuova e pericolosa tendenza che vorrebbe individuare, alla base “dell’istinto del piacere”, un meccanismo genetico, mortificando tutti i progressi fatti dalla scienza, negli ultimi decenni, sulla comprensione dell’epigenetica.

Questo lo vedremo domani.

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