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Il contatto è necessario per lo sviluppo. Parte Prima

Luigi è un bellissimo bambino di ventiquattro mesi. Anche se ancora non dice parole, ha notevoli capacità motorie. Questo lo porta ad occupare sovente “spazi sbagliati”. Proprio ieri, in un attimo di disattenzione da parte dei familiari, utilizzando una sedia, si è seduto abilmente nel lavabo di casa, per giocare con l’acqua del rubinetto, allertando tutti i presenti. Inoltre, i genitori hanno osservato che mostra “la paura di essere toccato”, pertanto, non gradisce la presenza di altri, specie estranei, nel “suo spazio”.

Matteo ha tredici anni. La sua salute è stata ottima, tranne frequenti faringiti, fino all’età di sei anni, epoca in cui ha iniziato a manifestare tic motori. Da quattro anni è in preda a violente+ compulsioni, scatenate dalla paura di essere contaminato dal “contatto” con altri ragazzi e/o adulti. La sua vita, a tratti, è un vero inferno, solo per difendere mentalmente lo “spazio” attorno a lui.

Massimo ha quarant’anni. Impegnato in politica dall’adolescenza, ha consumato molte sue battaglie contro i meridionali che si trasferivano al nord. Negli ultimi tempi ha preso una “decisione” irremovibile: non dividerà mai più uno “spazio” con un uomo di colore. Non potrebbe nemmeno sfiorarlo, se non per colpirlo.

Un cervello non fa una persona, allo stesso tempo cento miliardi di cellule nervose, da sole, non fanno un cervello. E’ nel dettaglio delle connessioni tra neuroni appartenenti ad una stessa area cerebrale o ad aree differenti che troviamo i meccanismi della vista, del tatto, dell’udito, dell’olfatto e del gusto. In altre parole è l’Organizzazione Neurologica (l’insieme delle connessioni e la qualità della comunicazione elettrochimica tra neuroni e cellule bersaglio) che determina quella moltitudine di abilità uniche (psicostati) che fanno un essere umano.

Tra i neuroscienziati è opinione comune che l’Organizzazione Neurologica duri tutta la vita.

Inoltre, sempre più neurobiologi sostengono che l’ultima fase del processo, ovvero la sinaptogenesi, si basi soprattutto su una selezione competitiva. Il codice genetico avrebbe il compito di regolare le prime fasi (moltiplicazione e migrazione neuronale) del processo organizzativo, oltre che la formazione dei circuiti neuronali in quelle regioni del Sistema Nervoso filogeneticamente più antiche (midollo spinale, bulbo e ponte del tronco cerebrale). In effetti i geni si limitano a far arrivare i prolungamenti neuronali (assoni e dendriti) in prossimità dei loro bersagli, determinando un abbozzo di funzione (risposta a stimoli enterocettivi ed esterocettivi), in contemporanea l’esperienza, in parte guidata dall’istinto di garantire l’omeostasi e lo sviluppo, perfeziona le connessioni, dando origine ad una circuiteria ben definita (neurostato), associata in maniera univoca all’ambiente in cui cresce il cucciolo d’uomo (modello sensori-motorio). Quello che, inoltre, le neuroscienze hanno stabilito è che, il cucciolo d’uomo, produce circa il doppio delle connessioni sinaptiche di cui avrà bisogno nel corso della sua vita adulta. Nei primi due anni di vita il suo sistema nervoso connette in maniera caotica (eccesso di connessioni). Questa eccessiva e caotica produzione di sinapsi sembra rappresentare un compromesso evolutivo: i pochi geni di cui siamo dotati per organizzare un cervello così complesso forniscono le regole generali per connettere aree cerebrali e realizzare una rete ridondante, l’epigenetica prende il controllo e comincia a SELEZIONARE sinapsi sulla base degli stimoli sensoriali ricevuti. Possiamo affermare che, l’esperienza, guidata dai vincoli omeostatici, perfeziona i circuiti neuronali (neurostato), rafforzandone alcuni e cancellandone altri, selezionando così il nostro comportamanto sulla regola del “se non lo usi lo perdi”.

Lo sfoltimento delle sinapsi è fondamentale per l’apprendimento di un comportamento nella norma.

Le sinapsi per sopravvivere devono necessariamente essere attivate. Le sinapsi attivate tendono ad inibire quelle circostanti che competono per lo stesso stimolo sensoriale.

Questa selezione delle sinapsi (apprendimento), massima nei primi anni dello sviluppo, topograficamente ricalca lo sviluppo della neurogenesi e della sinaptogenesi. Infatti, dapprima interessa il midollo ed il tronco cerebrale, successivamente il diencefalo, le regioni sottocorticali ed, infine, la neocorteccia. In termini cronologici, l’ultima regione corticale ad essere interessata dalla selezione delle sinapsi è la corteccia prefrontale. In questa area corticale le connessioni neuronali iniziano a stabilizzarsi verso i tre o quattro anni di età (comparsa della memoria autobiografica), continuando il processo fino ai venti anni circa.

Questo sfasamento di organizzazione tra le varie regioni del sistema nervoso determina la sequenzialità con la quale si manifestano le funzioni percettive e/o comportamentali. Possiamo dire che, le nostre abilità vengono stabilite dallo sfoltimento delle sinapsi, a sua volta determinato dalla selezione operata dall’ambiente sull’organismo nel corso del suo sviluppo. Per questo motivo si afferma che, ogni tappa dello sviluppo cerebrale del bambino riflette il passato evolutivo dell’uomo. Se, ad esempio, le strutture corticali rappresentano uno sviluppo delle strutture limbiche, le funzioni neocorticali (processi decisionali consapevoli) non possono non nascere che da quelle limbiche (comportamenti emotivi, cioè automatici, complessi e coordinati).

Qualsiasi neogenitore, giorno dopo giorno, può assistere a come il “piacere” derivante dai contrasti di colori primari, dalla simmetria, dai volti, dai movimenti ripetitivi, dalla voce umana oltre che da certi suoni, dal gusto del dolce, da alcuni odori, ecc., spingono i bambini a compiere le esperienze che consentiranno di sviluppare quelle funzioni più complesse che richiederanno una neocorteccia funzionante.

Tra le esperienze che possono avere un impatto positivo sullo sviluppo neurologico dei cuccioli d’uomo vi è il contatto fisico, ovvero essere presi in braccio, cullati, massaggiati, coccolati e lavati con tenerezza.

La pelle è il primo organo a svilupparsi negli embrioni degli organismi multicellulari, dei quali diviene il primo canale di comunicazione. Prima ancora di possedere occhi ed orecchie l’embrione di un primate reagisce ad una carezza sulle labbra e questo perchè il tatto è il primo senso a svilupparsi nei mammiferi.

In effetti, anche se siamo soliti pensare al tatto in termini di sensazione unitaria, ne esistono quattro forme distinte: il tatto discriminativo (utilizzato per identificare consistenza superficiale di un oggetto, oltre che la forma e la dimensione), quello propriocettivo, quello nocicettivo e quello termico.

Se dovessimo scendere dall’apice della scala dei viventi e posizionarci tra i “prodotti” dell’evoluzione potremmo capire meglio anche il nostro sviluppo cognitivo ed interpretare meglio i “psicostati” riportati all’inizio.

Una lezione, nel prossimo numero, ce la darà una pianta: la Mimosa pudica.

 

 

 

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