Nell’ultimo articolo ho ricordato che il nostro cervello viene incessantemente bombardato, attraverso i sensi, dalle informazioni provenienti dal mondo in cui viviamo. E, siccome il mondo varia continuamente, anche le informazioni sensoriali provenienti da esso varieranno costantemente. Allo stesso tempo, il cervello viene ininterrottamente informato sulla posizione in cui si trova il nostro corpo. Per quest’ultima funzione il corpo umano impiega una integrazione di informazioni sensoriali visivo e tattile, al fine di consentirci di conoscere dove si trovano i nostri arti in ogni momento.
L’ insieme delle informazioni sensoriali, proveniente dai recettori distribuiti nelle articolazioni e nei muscoli, che si occupa in maniera specifica del posizionamento del corpo, al fine di garantire lo schema corporeo, è detta PROPRIOCEZIONE.
Quando un insetto si posa sulla nostra pelle, i recettori di quella specifica area cutanea si attivano ed inviano informazioni (scariche di potenziali d’azione) al cervello, garantendo la TATTILITA’ SUPERFICIALE o tatto epicritico.
Se il livello di Organizzazione Neurologica non fosse estremamente complesso, alcune questioni, apparentemente banali, non troverebbero risposta.
Ad esempio: mentre muoviamo il nostro corpo nello spazio che ci circonda disegniamo nuove mappe neuronali in merito ai cambiamenti di posizione. I movimenti necessari a grattarsi un ginocchio sono molto diversi, a secondo che si stia seduti o in piedi. Allo stesso tempo, quando il tatto superficiale ci informa, attraverso il recettore periferico, della sensazione del tocco di una mosca sul nostro dito, come si decide che il tocco e la vista dell’insetto provengono dallo stesso luogo?
Maggiore è il livello di Organizzazione Neurologica (sia in termini di filogenesi che di ontogenesi) maggiore sarà il livello di integrazione tra informazioni sensoriali specifiche (nello specifico tra tatto e vista).
L’uomo, specie negli anni dello sviluppo neurologico, tende a combinare dati visivi-uditivi-tattili.
Da alcuni anni sappiamo che, grazie a studi effettuati su cervelli di scimmie, possediamo neuroni capaci di reagire sia alla vista che al tatto. Queste cellule nervose abbondano nella corteccia parietale e in quella premotoria. Tali cellule, di solito, rispondono a stimoli provenienti dalla stessa area: un neurone può reagire sia allo sfioramento del dito, sia ad un fascio di luce che cade su quel dito. Questi neuroni ci consentono di sviluppare il concetto di spazio peripersonale, poichè si attivano al movimento del braccio ed al cambiamento visivo dello spazio intorno al braccio.
Quello che di recente è stato acquisito riguarda il ruolo della specializzazione emisferica o lateralità al fine dello sviluppo dell’integrazione delle informazioni sensoriali. Pazienti in cui l’emisfero destro e quello sinistro erano stati scollegati (split brain) fallivano ai test, manifestando una distrazione visiva da sconnessione vista propriocezione. Questo dimostra quanto siano importanti, ai fini della rimappatura, le connessioni di lungo raggio tra aree corticali distanti del cervello. Inoltre, si è visto come l’esperienza influenza queste competenze. Infatti, i batteristi, che trascorrono diverse ore a suonare con le braccia incrociate, rispondono meglio al test.
Le neuroscienze moderne hanno appurato che, in natura, avere un cervello asimmetrico è un grosso vantaggio.
Il nuovo obiettivo è quello di comprendere a fondo l’ontogenesi dell’asimmetria del cervello, perchè moltissime patologie del comportamento (anche autismo) sono correlate a disfunzioni del coordinamento tra parte destra e sinistra (dislateralità).
A pensare che, come sosteneva Carl Delacato con i fratelli Doman più di cinquanta anni fà, bisognerebbe garantire a tutti gli esseri umani, dagli otto/nove mesi in poi, l’opportunità di gattonare.
Quando, quel cucciolo d’uomo, solleva il tronco dal pavimento e comincia a spostarsi a quattro zampe, inseguendo, con la rotazione della testa, la sua mano che si sposta sul pavimento (carponi stilizzato), come un ingegnere, sta progettando tutte quelle connessioni neuronali, che nel corso del suo sviluppo, l’esperienza selezionerà. In effetti, la natura, più che la differenziazione emisferica, ha selezionato comportamenti adattivi, capaci poi di garantire la lateralità. Il gattonare è senza dubbio il più importante di tali comportamenti.