Il sistema nervoso dei vertebrati differisce da quello dei loro predecessori in almeno due aspetti fondamentali: la comparsa delle cellule gliali migliorò notevolmente la comunicazione tra neuroni, lo sviluppo della mielina determinò lo sviluppo di cervelli più grandi, più densi, più organizzati, divisi in tre parti (prosencefalo, mesencefalo, rombencefalo). Quest’ultimo passaggio fu determinato dalla quadruplice duplicazione di un gruppo di geni ancestrali (geni Hox). La quadruplicazione dei geni Hox rese possibile un livello completamente nuovo di precisione, nello sviluppo dell’organismo in generale, e del Sistema Nervoso nello specifico.
Quello che possiamo affermare è che, i geni che costruiscono i nostri cervelli, così come quelli che costruiscono i nostri corpi, sono un prodotto dell’evoluzione e si sono sviluppati nel corso di milioni, se non miliardi, di anni e non nel corso di una notte. Tutta l’evoluzione trae origine da un qualche tipo di modificazione del codice genetico.
In uno degli ultimi articoli pubblicati dal blog (il cervello si difende attaccando) abbiamo visto che la capacità di rigenerarsi da un danno è praticamente automatica. Eppure, alcune malattie croniche del cervello possono essere la conseguenza di meccanismi di riparazione cerebrale difettosi, piuttosto che eventi dannosi di per sè incontrollabili.
Nei modelli animali di schizofrenia congenita, caratterizzati da scarse abilità attentive (es. mucca pazza), si è osservata un’incapacità dei linfociti T a riprodursi. Allo stesso tempo è stato dimostrato che topi congenitamente immuno-deficienti mostrano un’anormale attività corticale inibitoria (sintomo tipico di patologie del neurosviluppo, compreso l’autismo) e la ricostruzione del sistema immunitario ridurrebbe, in parte, le conseguenze cliniche.
Che cosa c’è all’origine di tutto questo? Certo c’è il DNA, regista occulto del comportamento della singola cellula (cerebrale o immunitaria, come di qualunque altro tessuto), così come del comportamento di sistemi multicellulari più complessi, come quello cognitivo.
Ma non è tutto, c’è anche l’ambiente.
Circa il 97% dei nostri geni sono identici a quelli del topo (questo dato deve farci riflettere su come sia drammaticamente potente l’impatto della piccola percentuale di nucleotidi diversi, che codifica per differenze e fa si che noi e il topo siamo così differenti). Allo stesso tempo, ogni essere umano ha un suo DNA, unico e diverso da quello di qualsiasi altra persona sulla terra. Tutte le cellule del nostro corpo hanno lo stesso DNA, ma ognuna di esse “legge “informazioni differenti.
La domanda interessante è la seguente: come può ogni cellula contenere le stesse informazioni o messaggio e leggere solo alcune cose? Come fa la cellula nervosa ad essere neurone e non cellula della pelle, pur avendo lo stesso DNA di quest’ultima?
E’ l’interazione con l’ambiente a fare la differenza!
La spiegazione sta nei segnali che la cellula riceve nell’interazione con l’ambiente esterno (microambiente).
Il microambiente è ciò che serve ad una cellula per sopravvivere. Esso è rappresentato da quell’insieme di molecole che forniscono alla cellula sia il supporto, sia gli stimoli necessari per svolgere le proprie funzioni. Il comportamento delle cellule è, dunque, una sintesi tra quanto scritto nel DNA e quanto, ciò che “gira intorno” alla cellula,che condiziona la cellula stessa. La trascrizione del DNA in proteine è, infatti, regolata da molti agenti esterni al DNA, che sono sensibili all’ambiente e che possono influenzare i fattori di trascrizione.
Quello che rappresentano, per gli esseri umani, le relazioni, i successi, le frustrazioni, gli amori, per le nostre cellule sono rappresentate da metilazione, microRNA, trasposoni e retrotrasposoni.
I primi non sono più importanti dei secondi, nel regolare la nostra vita, nè per noi, nè per i soggetti con autismo.
BUON FERRAGOSTO.