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Il pianto : una finestra sul cervello.

Una delle sfide attuali più interessanti, nell’ambito delle scienze neuroriabilitative in età evolutiva, deve essere quella di sensibilizzare medici, genitori ed operatori del settore, alla giusta osservazione e valutazione del comportamento umano, sin dalle  prime fasi dello sviluppo (neonato); il tutto nei termini dello sviluppo biologico (organizzazione neurologica), anche ai fini dell’individuazione tempestiva di segnali di sviluppo atipico e, dunque, per la diagnosi precoce.

Negli ultimi decenni, differenti gruppi di neuroscienziati, stanno cercando di comprendere a cosa presta attenzione “il cucciolo d’uomo” fin dalla nascita ed a come organizza l’incessante mole di informazioni sensoriali che, dal mondo esterno e dal  mondo interno, arrivano al suo S.N.C.

Tale filone di ricerca risulta in linea con gli interessi del blog “autismo fuori dagli schemi” che, sin dai primi articoli pubblicati, si è posto tra gli obiettivi fondamentali quello di tentare di comprendere, in termini biologici, le origini delle funzioni cognitive umane (biocognitivismo) e contrastare qualunque scuola di pensiero si occupasse della specializzazione funzionale e strutturale del cervello senza chiedersi come ci si arrivi. Nessuno, infatti, vuole mettere in discussione le abilità cognitive umane ma, allo stesso tempo, nessuno può continuare a considerare la cognitività umana una proprietà metafisica e, dunque, una soluzione a problemi concreti. Proporre un approccio biocognitivo non significa disconoscere che il cervello umano ha aree specializzate che elaborano stimoli specifici, quali ad esempio i volti, ma significa, soprattutto, interessarsi all’organizzazione biologica di tale abilità e quanto fosse già presente alla nascita.

Pertanto, si sono sviluppati strumenti di indagine (potenziali evocati, studi di conduttanza cutanea, e.e.grafia, e.m.grafia, ciuccio sensorizzato, ecc.) capaci di farci comprendere quali competenze percettive sono presenti fin dalla nascita oppure di lasciarci interrogare su questioni fondamentali per il neurosviluppo.Ad esempio quando i neonati dirigono lo sguardo verso gli oggetti significa che prestano attenzione e, dunque, esiste già un’integrazione tra il sistema oculomotorio e quello dell’attenzione?

Quello che di notevole interesse comincia ad emergere da queste ricerche è che ,un’intensa attività propriocettiva, vestibolare, olfattiva, uditiva, presente già in utero,prepara il percorso di apprendimento tipico della vita extrauterina.

Recentemente, alcuni ricercatori hanno compreso che, anche il pianto dei neonati nasconde una moltitudine di informazioni.

La strada a questa ricerca fu aperta dal pediatra francese Jerome Lejeune, il quale notò che alcuni neonati emettevano grida acute e stridule, come quelle dei gatti (cri du chat). I bambini che ne soffrivano mostravano anche numerose altre anomalie, sia dello sviluppo somatico che neuronale.

In questi ultimi anni alcuni ricercatori hanno rilevato che il pianto di lattanti con danni cerebrali risulta essere più acuto, più breve e bitonale, rispetto ai lattanti senza danno neurologico. Inoltre, in seguito a stimoli dolorosi i primi iniziano a piangere dopo un periodo di latenza, come se segnalassero, in ritardo, il dolore. In effetti, altra osservazione che emerge è che i bambini non piangono solo per segnalare che c’è qualcosa che non va, ma anche per imparare a parlare. Infatti, si è osservato che i neonato francesi e quelli tedeschi piangono in modo differente.

La laringe (divide la faringe dalla trachea) grazie alla presenza in essa delle corde vocali, ha un ruolo fondamentale in tutte le emissioni sonore. Per svolgere questa funzione stringe le corde vocali durante l’espirazione (l’aria che passa fa vibrare le corde vocali). A seconda della velocità della vibrazione l’altezza del suono sale o scende (nel pianto dei neonati sani si registrano tra le 250 e le 450 oscillazioni al secondo). Allo stesso tempo, diaframma, polmoni, cassa toracica, ovvero aree sottostanti la laringe regolano il volume, il ritmo ed il tono del pianto, mentre le aree sovrastanti la laringe (faringe, cavità oro-nasali) andranno a determinare la modulazione della voce.

Il S.N.C. del neonato, ed il suo livello organizzativo, controlla gli impulsi che regolano il pianto (ipotalamo, tronco encefalico e mesencefalo, sistema limbico in connessione reciproca con midollo spinale e muscolatura foniatrica e respiratoria), oltre al suo sistema vegetativo.

E’ per tale motivo che alcune condizioni di disordine dello sviluppo neurologico possono modificare il pianto del neonato.

1 commento a Il pianto : una finestra sul cervello.

  • maria giuseppina costa

    molto interessante

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