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Il corpo si lega al cervello

Grazie a diversi articoli pubblicati dal blog nei mesi di agosto e settembre (plasticità neuronale, recenti ricerche sui markers anatomici nell’autismo) abbiamo compreso il significato biologico del fatto che, nel corso della nostra vita, l’esperienza ci modella incessantemente. Infatti, abbiamo visto come, a livello della circuiteria neuronale, collegamenti, ovvero sinapsi, vengono instaurati e rimossi in successione. Pertanto, possiamo apprendere e dimenticare, inoltre,  possiamo esperire come la rabbia possa convertirsi in perdono, la rassegnazione in speranza, la passione in indifferenza. Tutto questo non significa che alcuni eventi non possano risuonare a lungo e vividamente nei nostri circuiti neuronali poichè le modifiche delle sinapsi, da essi provocati, possono essere irreversibili (memorie a lungo termine). Ciò accade quando l’esperienza si radica in vasti neurostati e, conseguenzialmente, trova difficoltà ad essere rimossa.

Quando veniamo al mondo molti nostri neuroni, a vari livelli del S.N.C., sono già interconnessi  e lo sono su di un programma per lo più ereditato.

Ma come stabiliscono i collegamenti con le varie parti del corpo quelle cellule nervose, che tanto interesse devono riscuotere in chi voglia occuparsi di autismo (vedi ultimo articolo del blog), ovvero i neuroni delle certecce cerebrali?

Da tempo sappiamo che ogni dito della nostra mano, in quanto parte privilegiata del corpo (siamo l’unico vivente con manualità fine), ha una grossa fetta di tessuto cerebrale a sua disposizione. Inoltre, sappiamo che, esiste una disfunzione genetica, nota come sindattilia, ove gli individui che ne sono affetti nascono con una mano che somiglia ad un pugno poichè le dita sono collegate da una membrana in modo tale da non potersi muovere  indipendentemente, ma sempre solo come un tutt’uno.

Di fondamentale importanza, per chi mostra interesse verso i disturbi dello spettro autistico, è porsi le seguenti domande: come è strutturata la mappa sensoriale del cervello corrispondente alla mano del soggetto con sindattilia? Siccome i chirurghi hanno sviluppato delle tecniche chirurgiche per separare le dita di questi soggetti, in modo che possano essere mosse indipendentemente, dopo l’esecuzione dell’intervento chirurgico, cosa succede nel cervello di queste persone?

Da qualche decennio abbiamo appreso che, prima dell’operazione alla mano una singola unità di corteccia somato-sensoriale è connessa alle dita nel loro insieme; a distanza di 40 giorni dall’intervento il cervello comincia ad assegnare ad ogni dito della mano un gruppetto personalizzato di cellule nervose.

L’ORGANIZZAZIONE DEL CERVELLO CAMBIA IN RISPOSTA AL MUTAMENTO DELLA FORMA E FUNZIONE DELLA MANO.

Quanto osservato non solo dimostra  che i fattori congeniti capaci di deformare la mano non erano responsabili della disorganizzazione neuronale (regredisce con il solo intervento chirurgico alla mano), ma esalta quanto sta alla base di un trattamento neuroriabilitativo sensori-motorio: cellule nervose che si attivano insieme si connettono tra di loro creando nuovi circuiti e nuove funzioni (apprendimento hebbiano).

Quando una vasta popolazione di neuroni si eccita in risposta a simoli sensoriali differenti, il cervello non riesce a dare un preciso significato ad ogni specifico stimolo (per la legge di Hebb neuroni che scaricano insieme si collegano tra loro per cui, nel caso della sidattilia, ogni dito della mano è rappresentato su tutta la corteccia somatosensoriale). Quando le dita vengono separate chirurgicamente la regola ATTIVAZIONE SINCRONA-COLLEGAMENTO SINAPTICO non trova più riscontro. Al muoversi dell’indice il mignolo non lo segue più necessariamente, conseguenzialmente si indeboliranno le connessioni sinaptiche tra le aree di cervello rappresentanti le due dita.

Di fatto, il cervello si abilita e si riabilita a modificare le sue rappresentazioni degli schemi corporei in base all’uso di tali schemi.

E’ questo il motivo più importante per cui la diagnosi di AUTISMO deve essere la più precoce possibbile.

Dimenticarlo rende poco fruttuoso tutto il sapere scientifico acquisito negli ultimi decenni

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