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Dare senso ai sensi

Dalle neuroscienze moderne è emerso che, come per tutte le specie del creato, non siamo venuti al mondo per “conoscere” la realtà delle cose (anche perchè ogni specie vivente percepisce alcuni aspetti della realtà, a discapito di altri), ma per manipolarle, al fine della sopravvivenza.

In tale ottica, il processo di tentativo ed errore (attività sensori-motoria), o, per meglio dire, la RISPOSTA MOTORIA (movimento o inibizione del movimento), rappresenta il “cuore” della percezione. Infatti, tutto il “percepito” (esperienze sensori-motorie precedenti) fornisce al cervello quell’essenza capace di plasmare l’intera architettura neuronale (organizzazione neurologica)...

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La percezione è il sapore di una mela

Quando nel 1992 incontrai Carl H. Delacato ebbi la fortuna di “incontrare un maestro”. Infatti, senza che io ne avessi la piena consapevolezza, nei sette anni successivi che collaborai con lui, costantemente mi indicò “come osservare” e non “cosa osservare”.

L’aspetto più affascinante è che, il dottor Delacato, raggiunse il suo scopo, non con l’uso di una moderna tecnologia ma, modificando il mio modo di “vedere”.

Dagli articoli precedenti pubblicati dal blog (la fabbrica del cognitivo) abbiamo compreso che, tutto quello che convenzionalmente abbiamo definito cognitivo (linguaggio, letto-scrittura, concetto di spazio-tempo, comprensione delle metafore, immaginare scene, prendere decisioni giuste svincolate dal qui ed ora, ecc...

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Il microbiota può determinare le nostre “scelte”?

Il microbiota è l’insieme dei microorganismi simbiotici che convivono con l’organismo umano senza danneggiarlo. Negli esseri umani si trovano milioni di specie differenti di microorganismi, i più numerosi dei quali sono batteri, ma anche in misura inferiore virus e miceti. Il numero totale di cellule del microbiota è oltre cento volte il numero delle cellule dell’uomo, come anche il numero dei geni espressi (microbioma) da tali colonizzatori risulta essere cento volte il numero dei geni dell’uomo. Ogni individuo possiede il suo microbiota che costituisce una sorta di impronta digitale dell’individuo, in quanto varia da soggetto a soggetto, anche se esiste un certo numero di specie condivise da tutti (nucleo filogenetico del microbiota umano)...

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La fabbrica del cognitivo (ultima parte)

Come abbiamo visto negli ultimi due articoli del blog, le nostre “abilità cognitive”(linguaggio, scrittura, lettura, capacità di comprendere metafore e barzellette, ecc.) si “fabbricano”. Questo processo di fabbrica viene indicato dalle neuroscienze moderne con il termine di processo di ORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA.

Tale “fabbrica” comincia poco dopo il concepimento e tutti i “mattoni” (neuroni e loro connessioni), messi al posto giusto, risulteranno fondamentali al fine di consentire all’individuo di esprimere quelle “funzioni cognitive tipicamente umane”(modalità umana di astrarre significato).

Non vi sono dubbi che, nel corso dell’evoluzione, vivendo l’organismo in un ambiente notevolmente dinamico, grazie all’adattabilità dei “mattoni” e della circuiteria (plasti...

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La fabbrica del cognitivo (parte seconda)

Una velocità di lettura, che rientra nella media dei lettori esperti, è di circa 250-300 parole al minuto. Indipendentemente dalla velocità, le parole lette attivano una specifica area cerebrale collocata nel solco occipito-temporale sinistro. Questo non significa che per leggere è sufficiente essere provvisti di un’area della lettura, nè che un’abilità cognitiva (lettura) sia specificata in una regione cerebrale.

Infatti, la lettura, abilità tipicamente umana, richiede il funzionamento di numerose aree cerebrali, la cui attività viene condivisa da altre abilità cognitive.

Ad esempio, mentre parliamo o leggiamo la concentrazione di ossigeno nel sangue aumenta in un gruppo di aree della corteccia cerebrale sinistra più che in altre aree corticali...

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La fabbrica del cognitivo (parte prima)

Circa dieci anni fa,  accompagnai il mio fraterno amico David Delacato ad Oxford per partecipare, entrambi eravamo relatori, ad un convegno su bambini con A.D.H.D. In tale circostanza ebbi modo di precisare, provocando immenso stupore in chi mi ascoltava, che le mucche venivano trattate dai veterinari in modo più scientifico di come la psichiatria infantile trattava i suoi piccoli o giovani pazienti. Infatti, ebbi modo di affermare che, quando una mucca all’interno della stalla modificava il “suo comportamento” (mucca pazza), non veniva inviata dallo psichiatra per definirne le “dinamiche ambientali” o la “genetica”, ma veniva dichiarata”infetta” e, pertanto, si consigliava di non mangiarla (cosa che all’epoca rappresentava una minaccia economica per gli inglesi).

In ...

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Autismo e Schizofrenia, più differenze o più punti di contatto?

La finalità di quest’ articolo non è quella di entrare nel merito di come prendersi cura dei soggetti autistici e di quelli schizofrenici, nè di quale specialista debba farlo,  bensì quella di dare un’ interpretazione, la più oggettiva possibile, sul perchè schizofrenia ed autismo ricevono, allo stato attuale, approcci ed attenzioni differenti, in ambito scientifico e sanitario.Inoltre, l’articolo mira a  promuovere un’ educazione non prigioniera delle etichette diagnostiche.

Come ho già scritto in un articolo precedente ( “E’ importante conoscere cosa succede nel cervello schizofrenico” ), negli anni del secondo dopoguerra, e per il ventennio successivo, molti bambini autistici venivano anche diagnosticati come schizofrenici precoci, cosa, in seguito, poco gradita dalle ...

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