Negli ultimi due articoli del blog sono stati trattati l’apprendimento e la plasticità sulla base delle neuroscienze attuali, che fanno riferimento esclusivamente alla biologia.
Oggi possiamo stabilire che, l’APPRENDIMENTO è un fenomeno osservabile in tutto il regno animale.
Lo si riscontra nelle specie viventi complesse come l’uomo, ma anche negli insetti come formiche o mosche.
Nonostante questo, resta difficile dare una precisa definizione di apprendimento.
Con una buona approssimazione possiamo intenderlo come un cambiamento del COMPORTAMENTO relativamente duraturo per effetto dell’esperienza. Dunque, piu che definirlo come “acquisizione di informazione”, dobbiamo precisare che l’apprendimento è “l’acquisizione di informazione da parte di un organismo biologico” pertanto, non comprensibile omettendo di studiarlo partendo dalla biologia.
Il cervello è “l’organo” responsabile dell’apprendimento.
Il cervello è formato da molti neuroni, ciascuno dei quali è connesso a molti altri.
Nel Sistema Nervoso umano sappiamo che esistono cento miliardi di neuroni, e ognuno di essi può entrare in collegamento con migliaia di altri neuroni. Di conseguenza, il cervello umano è costituito da migliaia di miliardi di connessioni (sinapsi). L’esperienza modifica la dinamica di queste connessioni o sinapsi (apprendimento).
Pertanto, possiamo stabilire che, l’apprendimento è reso possibile da un fattore esterno alla cellula nervosa (stimolazione) e da una sua proprietà biologica: la PLASTICITA’.
Dunque, la plasticità è una proprietà biologica delle cellule nervose.
Infatti, le cellule nervose, in risposta agli stimoli, possono modificare le loro connessioni con altre cellule nervose. Queste modifiche possono essere dapprima funzionali (si modifica la quantità di neurotrasmettitore e di recettori che regolano il collegamento), successivamente strutturali (si modifica la forma del collegamento, inglobando nuovi neuroni, ovvero formando nuove sinapsi). Quest’ultimo fenomeno è reso possibile grazie ad una specifica proprietà biologica del citoscheletro della membrane citoplasmatica delle cellule nervose.
Pertanto, la plasticità cerebrale viene definita come la proprietà che hanno le cellule nervose di modificare i propri confini ed i propri collegamenti (sinapsi) in relazione all’esperienza a cui l’organismo viene, nel corso della sua vita, sottoposto.
Quest’ultimo aspetto dovrebbe rappresentare un serio punto di discussione per una riorganizzazione dei programmi terapeutici per i disturbi dello spettro autistico.
Infatti, l’apprendimento e, dunque, il comportamento non rappresentano qualcosa che il cervello “ottiene” da solo.
L’apprendimento richiede l’operazione congiunta del cervello, del corpo, del mondo.
Basti pensare che, il comportamento non è qualcosa che accade unicamente al nostro interno, esso è qualcosa che facciamo (J. Kevin O’ Regan; Alva Noe).
Quando nel corso dell’evoluzione la vita passò da un’organizzazione monocellulare ad una policellulare, la cooperazione tra le cellule dello stesso organismo divenne la priorità (omeostasi).
Tale funzione fu svolta, dapprima da ormoni, successivamente da cellule nervose.
Con la comparsa di organismi sempre più complessi non era più sufficiente avere cellule nervose (in numero più o meno abbondante), ma bisognava anche garantire una corretta Organizzazione tra queste cellule.
Per tale motivo i neuroni si raggrupparono in gangli, collocandosi negli spazi più sicuri (con i vertebrati compaiono le ossa, pertanto, il tubo neurale trova protezione nel canale vertebrale e nel cranio).
Con il progredire dello sviluppo degli organismi si assiste al contemporaneo sviluppo anche dei sistemi nervosi.
Il fulcro dell’apprendimento o comportamento, ovvero il collegameto tra neuroni, viene, in parte, lasciato alla mercè dell’esperienza.
L’organizzazione Neurologica, dunque, non è più una “questione” programmabile.
Sarà il flusso delle informazioni sensoriali e la motricità dell’organismo a modellare la struttura anatomica e funzionale del Sistema Nervoso.
E’ grazie a tutto questo che le creature viventi diventano creature in costante costruzione.
Quello che gli organismi complessi possono apprendere dipende dalle loro “STORIE”.
Possiamo così capire che non siamo “la nostra psiche”, come non siamo il “nostro cervello”.
Siamo le nostre storie, trasdotte nei nostri cervelli.
Siamo il nostro passato evolutivo (il passato non è mai passato), il nostro SVILUPPO, le nostre relazioni con gli altri e con la tecnologia, la nostra educazione.
La clinica ci insegna che un’alterazione del normale flusso di informazione sensoriali modifica la struttura anatomo-funzionale del cervello.
La pediatria deve comprendere che un’anomalia del NEUROSVILUPPO modifica il normale “senso che diamo ai sensi”.
E’ attraverso il corpo ed i sensi che apprendiamo.
E’ attraverso il corpo ed i sensi che possiamo correggere un disordine dell’apprendimento (anche questo deve essere compreso dalla pediatria).