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Il comportamento-problema: come le neuroscienze ci aiutano a capirlo (parte quinta)

PARTE QUINTA: Il direttore d’orchestra, ovvero, il Sè.

Nel corso della vita, tutti noi abbiamo abbondantemente sperimentato che non possiamo controllare i nostri stati emotivi ed i nostri sentimenti con la volontà.

Infatti, ci è capitato di trovarci in uno stato di tristezza o di gioia e di non avere idea del perchè, in quel momento, ci trovassimo in quello stato.

Di certo, un’attenta introspezione può averci aiutato a rilevare possibili cause, abbastanza verosimili, anche se non sempre ci hanno lasciato del tutto certi. In effetti, la causa del nostro “sentimento” potrebbe essere stata un preciso evento, oppure, anche il suo pensiero, come una qualsiasi altra immagine affiorata alla nostra conoscenza (anche sublimale).

Di recente, le neuroscienze si sono soffermate sullo studio di altri fattori, quali un cambiamento transitorio nel profilo chimico del nostro milieu (ambiente interno), generabile da una gran varietà di fattori: il nostro stato di salute (stiamo incubando un virus), l’alimentazione, il ciclo ormonale, la qualità del sonno di quella notte, il molto o poco esrcizio fisico svolto quel giorno, le condizioni climatiche, ecc.

Le neuroscienze hanno dimostrato che, tutte queste varianti possono essere sufficienti per alterare lo stato del corpo, cioè possono modificare le configurazioni neuronali in specifiche aree cerebrali (sensazione).

Anche se queste modifiche delle configurazioni neuronali non dovessero emergere a livello di coscienza (non ne diventiamo consapevoli) sono capaci di modificare i nostri comportamenti.

Da questa prospettiva neurobiologica evolutiva l’inconscio umano non solo è composto da neuroni, ma risulta avere una genesi molto più profonda di quello freudiano: si origina dai meccanismi biologici sorti miliardi di anni fa, con la vita, per difendere la vita.

Per le moderne neuroscienze il CORPO (milieu, apparato muscolo-scheletrico, pelle) è un fondamento della mente dotata di coscienza.

Questo corpo (milieu, apparato muscolo-scheletrico, pelle) è mappato in specifiche aree del nostro cervello.

L’insieme di questi circuiti neuronali costituiscono quello che le neuroscienze attuali chiamano: Proto-Sè (A. Damasio).

Queste strutture cerebrali (Proto-Sè) sono inestricabilmente connesse al corpo (corpo e cervello sono legati).

Siccome i circuiti neuronali del Proto-Sè abbondano nel nostro cervello antico (specie tronco cerebrale) e, siccome, i cambiamenti delle configurazioni neuronali a livello di questi circuiti del tronco cerebrale generano i nostri sentimenti primordiali (dolore e piacere sono faccende del corpo e, pertanto, prendono origine dove è rappresentato il corpo), non possiamo non concordare sul fatto che: il cervello non comincia a costruire una mente cosciente a livello corticale, bensì nelle sue aree più antiche (midollo spinale, trigemino, area postrema, nucleo parabrachiale, nucleo del tratto solitario, grigio periacqueduttale).

Faremo sempre poca strada ogni qual volta volessimo comprendere le nostre abilità cognitive omettendo di conoscere le fondamenta!

Sulle fondamenta del Proto-Sè costruiamo il Sè, attraverso un processo progressivo (neurosviluppo).

Quando il cucciolo d’uomo interagisce con il suo ambiente (azione) provoca una modifica nelle sue configurazioni neuronali del talamo, delle cortecce sensoriali, dell’amigdala, oltre che di alcune cortecce associative. Tali modifiche si associano a quelle verificatesi nei circuiti del Proto-Sè durante l’azione.

Nel cervello di quel cucciolo si genera una configurazione neuronale, ampiamente distribuita, che rispecchia la relazione tra organismo ed oggetto.

Le moderne neuroscienze definiscono con il termine di Sè nucleare questa configurazione neuronale o immagine che descrive un oggetto mentre impegna e modifica il Proto-Sè.

Con lo sviluppo ed il neuro-sviluppo, i circuiti del Sè nucleare si connettono e si sincronizzano con altri circuiti neuronali, situati negli ippocampi, nelle aree pre-frontali ed in altre aree associative terziarie, con un conseguente ampliamento della rete ed una conoscenza del passato ed una anticipazione del futuro da parte del soggetto (genesi del Sè autobiografico).

Per le moderne neuroscienze la mente, la coscienza, il Sè, sono un processo!

Questi processi non hanno origine in un’unica area, regione o centro cerebrale.

La mente cosciente si sviluppa progressivamente e risulta dal funzionamento articolato di molti siti cerebrali (settori specifici del tronco cerebrale, talamo, regioni corticali specifiche e diffuse).

Come un brano musicale scaturisce dall’intera orchestra e non da uno specifico musicista, così il prodotto ultimo della coscienza o della nostra attività mentale scaturisce da numerosi siti cerebrali.

La caratteristica è l’assenza, prima che l’esecuzione abbia avuto inizio, di un direttore d’orchestra che, appena l’esecuzione comincia (neuro-sviluppo), diviene in essere (Sè, ovvero la circuiteria neuronale selezionatasi dalla relazione corpo/oggetto).

E’ questo il vero cambio di paradigma rispetto alle posizioni scientifiche recenti (cognitivismo).

E’ L’ESPERIENZA O PERFORMANCE CHE GENERA IL SE’ E NON VICEVERSA (questo vale anche per la nostra ALESSANDRA, non dimentichiamolo!).

Quando un cervello genera una mappa del mondo esterno al corpo (conoscenza), lo fa grazie alla mediazione di quello stesso corpo. Quando quest’ultimo interagisce con il proprio ambiente  gli organi di senso subiscono delle modifiche. Il cervello genera una mappa di queste modificazioni, in tal modo il mondo esterno al corpo acquista indirettamente una qualche rappresentazione a livello cerebrale (senza saccadi non possiamo vedere, in apnea non sentiamo odori, ecc.).

Nella prossima ed ultima parte di quest’articolo analizzerò come queste conoscenze scientifiche modificano il nostro modo di interpretare i comportamenti di Alessandra.

Inoltre, farò un riferimento anche alle questioni difficili: Alessandra ha una malattia mentale?

 

 

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