Per i Cristiani questi giorni dell’anno corrispondono all’Avvento (attesa). Attesa verso il “cambiamento della propria vita” che non potrà generarsi se non dall’incontro con Gesù.
Per tutti gli Uomini questi giorni dell’anno corrispondono ad un periodo di preparativi per “la festa”. In tutti è viva la speranza che “qualcosa” o “qualcuno” possa CAMBIARE la nostra vita.
E’ per questo che il mio fraterno amico, Sergio Martone, mi ha inviato un “inno al cambiamento di paradigma”, una “preghiera ad uscire fuori dagli schemi che vedono il pensiero umano sottomesso alle tradizioni”.
Si tratta di una prefazione scritta per un libro: MICHELA, nel 1979, dal mio maestro Carl H. Delacato.
Voglio condividerla con le lettrici e lettori del blog “Autismo fuori dagli schemi”, augurando a tutti di non smettere mai di credere nei miracoli.
Non necessariamente ai miracoli sovrannaturali, ma a tutti quelli ai quali talvolta assistiamo.
Quelli testimoniati da uomini e donne che, di fronte alla sofferenza più atroce, riacquistano la forza di riaddrizzare la schiena e rialzare lo sguardo.
E a tutti che auguro “Buon Cambiamento”.
Egr. dr. Parisi,
le invio copia di una prefazione che il dott. C. H. Delacato preparò nel 1981 per un libro scritto da un genitore. La profonda umanità che traspare dal testo, principalmente autobiografico, mi ha sempre stupito. In effetti, come italiano, ho sempre stentato a comprendere come uno scienziato, le cui ricerche erano state tradotte nelle principali lingue e il cui valore era quindi riconosciuto a livello mondiale, potesse poi, con tanta semplicità, dichiarare le sue umili origini e le tante difficoltà superate. Ma, dalla stessa lettura, si evince anche un profondo, immenso rispetto per i genitori con figli in condizione autistica cosa questa che, con la sola eccezione della sua persona, è tutt’ora totalmente sconosciuta nel nostro paese.
Con i migliori auguri per le prossime festività
Sergio
“MICHELA”
Scritto da Giuseppe Tiso
1981 Edizione a cura del Centro C. H. Delacato di Napoli.
PREFAZIONE
Alla fine della prima Guerra Mondiale, un giovane di nome Ercole, lasciò il piccolo villaggio di campagna di Poggio delle Rose, negli Abruzzi. Portò con sé la giovane sposa, Giulia, che veniva da un altro piccolo villaggio abruzzese, Cermignano. Affrontarono un viaggio che incuteva paura, cercando una vita migliore in America.
L’America in cui arrivarono era un crogiuolo straniero, in cui i nuovi arrivati dovevano lavorare per scavarsi una nicchia in un ambiente estraneo e spesso ostile. Lottarono per sopravvivere, piantarono le loro radici a Pottstown, una piccola città della Pennsylvania, ed ebbero un figlio… Io sono il loro unico figlio.
Quand’ero bambino, Ercole e Giulia mi parlavano solo nel loro dialetto abruzzese: è la parlata contadina, caratteristica di ogni villaggio di campagna. Imparai a parlare italiano, ma, purtroppo, non mi insegnarono a leggere in questa lingua. Oggi, benché parli l’italiano con quello stesso accento del contadino abruzzese, ancora non posso leggerlo. Di conseguenza, purtroppo non posso leggere questo libro per cui sto scrivendo la prefazione.
I miei genitori cullavano un sogno: avrebbero sacrificato ogni cosa per piantare il loro seme in questa nuova terra, ma volevano che l’unico figlio diventasse Americano, un Americano istruito. L’istruzione era il loro primo traguardo per quanto mi riguardava. Poiché nelle scuole americane si parla inglese, questa fu la mia lingua al di fuori di casa mia: a casa mi insegnavano a dare un valore e a rispettare la tradizione, a rispettare e ammirare l’autorità, ma a scuola e per le strade la vita era diversa.
A scuola e per le strade mi insegnarono a cercare e a valutare i cambiamenti, a mettere in discussione ogni autorità e a sospettare dell’autorità costituita e di tutte le sue trappole. Mi insegnarono che la tradizione viene e va col passaggio del tempo. Mi insegnarono che se l’uomo deve continuare per la via del progresso, deve cercare costantemente il cambiamento.
Di conseguenza, crebbi come un Americano, con atteggiamenti e valori americani. Benché a casa fossi un bambino conservatore di lingua italiana, a scuola e per la strada ero aggressivo, contestatore, amante della libertà e in un certo e qual modo poco rispettoso dell’autorità.
Queste due filosofie già molto diverse, divennero ancor contraddittorie mano a mano che progredivo nella scuola, all’Università e alla scuola di specializzazione dove ottenni il Dottorato.
Divenuto adulto entrai nei campi dell’apprendimento, del comportamento e della riabilitazione: a suo tempo sviluppai un nuovo approccio a questi campi. Lo chiamai «Organizzazione Neurologica». Il mio primo libro su questo soggetto fu pubblicato in America nel 1959: fu accolto con grande interesse dai genitori e molte critiche dall’Autorità Costituita.
Sono sempre stato grato ai miei genitori per aver scelto gli Stati Uniti come loro nuova patria, perché le mie idee non avrebbero potuto sopravvivere, in quegli anni lontani, in nessun altro ambiente. L’Autorità Costituita era minacciata e contestata da ogni parte e le mie idee erano parte di quella minaccia.
I genitori si unirono alla battaglia: benché l’Autorità Costituita fosse contraria alle mie idee, ebbi con me i genitori e i genitori erano più forti e vinsero.
Le idee potevano proseguire.
In quei giorni imparai molte cose sulla forza dei genitori. Senza di loro non sarei sopravvissuto. Mi insegnarono anche molte cose sui loro bambini: vivevano con loro e conoscevano i problemi di prima mano: ascoltarli era la più rimunerativa delle attività a cui potessi dedicarmi. Mi insegnarono moltissimo, ogni giorno, e forse il dr. Tiso, con questo libro può insegnare a noi tutti più di quanto non sappiamo oggi.
Come conseguenza di quell’insegnamento ho scritto molti libri (7), pubblicati in molte lingue: due di essi sono tradotti in Italiano (Quando e difficile imparare a leggere, Guida per i genitori, 1972 e Alla scoperta del bambino autistico, The ultimate Stranger, 1974, di Armando Editore Roma). Un terzo libro è in traduzione ora. (Organizzazione neurologica e problemi di apprendimento N.D.T.)
La pubblicazione dei miei libri in Italia portò al mio invito ad Avezzano, per lavorare tre volte all’anno presso la Fondazione, Centro per l’Assistenza ai Poliomielitici e Minorati Fisici. Accettai l’invito perché Avezzano è negli Abruzzi, la terra d’origine dei miei genitori e dei miei antenati per molte generazioni. Significava ritrovare le mie radici.
Ad Avezzano incontrai per la prima volta il dr. e la sig.ra Tiso e la figlia Michela: la loro era la storia tipica di ricerca continua per la soluzione dei problemi della figlia. Questo libro, se ho ben capito, è la storia di quella ricerca. Il dr. Tiso è un uomo gentile e simpatico.
Da genitore preoccupato ha cercato non solo in Italia, ma in tutta l’Europa un aiuto per la figlia: ha letto voracemente, ha combattuto costantemente e non ha mai rinunciato a cercare. Non importa quale, ma era deciso a cercare aiuto per la sua Michela.
Il dr. Tiso mi ha detto che questo libro parla della sua ricerca d’aiuto per la figlia: sotto molti punti di vista è una cronaca di disperazione e sotto altri una cronaca di speranza.
Se in questo libro fa notare degli errori, a cui siamo tutti inclini; se in questo libro egli mette in evidenza nuove vie di ricerca; se in questo libro egli indica errori di approccio, dovremmo essergliene grati: egli propone un cambiamento da come le cose sono a come dovrebbero essere.
Se qualche volta la voce del dr. Tiso suona irritata, spero sarà perdonato: la sua lunga ricerca, unita alla frustrazione, deve aver lasciato un segno su di lui, così come lo lascia su ogni genitore nella stessa situazione.
Prima di tutto il dr. Tiso è un padre; poi uno scrittore. Mi piace parlare con lui e mi rattrista il fatto che i miei genitori non mi abbiano mai insegnato a leggere nella loro lingua. Se potessi farlo so che imparerei molte cose da questo libro, il diario di un padre alla ricerca d’aiuto per la sua bellissima bambina cerebrolesa, Michela.
CARL H. DELACATO
Philadelphia, 1979