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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica). Giorno 11

Il cucciolo d’uomo deve fingere

Quello che sto cercando di fare in questi scritti non è  voler negare che il disordine dello sviluppo del linguaggio nei bambini con autismo non sia importante oppure non condizioni negativamente la prognosi e/o lo sviluppo sociale  del piccolo.

Quello che sto tentando di fare è cercare di dimostrare alle lettrici e lettori del blog “autismo fuori dagli schemi” che il disordine dello sviluppo del linguaggio è conseguenza del disordine di altre abilità specifiche dei primati ( almeno scimpanzè e babbuini), anche se molto più sviluppate negli uomini.

Non è una faccenda secondaria, basti pensare che questa ipotesi, se fosse vera (in chiave biologica evolutiva è l’ipotesi più veritiera), da sola giustificherebbe l’insuccesso del trattamento logop...

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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica). Giorno 10

Prima che il cucciolo d’uomo parli

Prima di affrontare definitivamente quello che a mio avviso rappresenta la “madre di tutti i problemi” che caratterizzano la clinica dell’autismo: la genesi della PROSPETTIVA, voglio affrontare, con le lettrici e lettori del blog “autismo fuori dagli schemi”, un argomento storicamente fuorviante (grazie alle teorie innatiste, sia di matrice modulare: Comsky, che di matrice istintuale: Pinker): la COMUNICAZIONE.

Non possiamo avere dubbi, furono l’attenzione e l’assunzione di prospettiva (ovviamente furono le modifiche delle circuiterie neuronali che si verificarono nel corso della filogenesi a garantire, grazie allo sviluppo ontogenetico, le nuove abilità) a permettere all’Homo sapiens-sapiens di evolvere nuove e più efficaci (più adattive) f...

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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica) Giorno 9

Le teorie che spiegano l’autismo

Quando nel 1992 incontrai per la prima volta, a Napoli, il dottor Carl H. Delacato e la sua famiglia, nacque in me il desiderio di occuparmi di “autismo in età evolutiva”. All’epoca, in qualità di neurologo, avevo esperienza esclusivamente con casi di “adulti istituzionalizzati con autismo”, ove la presa in carico era esclusivamente farmacologica.

Pertanto, avevo bisogno di un punto di partenza scientifico che, visto l’incontro con i Delacato, non poteva non essere che la teoria sensori-motoria (Delacato, grazie alle sue numerosissime osservazioni cliniche e, soprattutto, grazie alle sue brillanti intuizioni, aveva anticipato gli studi di Hubel e Wiesel, sostenendo che l’input sensori-motorio selezionava l’abilità o psicostato; pertanto, anc...

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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica) Giorno 8

Il segreto è la prospettiva

Da circa trent’anni l’autismo è stato considerato una condizione biologica secondaria ad una problematica cerebrale. In tutti questi anni i ricercatori si sono chiesti quale fosse la causa di questa “encefalopatia” e come questa causa avesse potuto generare quelle anomalie di neurosviluppo tali da poter giustificare i sintomi dell’autismo.

Mentre sulla ricerca della causa dell’autismo non abbiamo fatto molta strada, e anche sulle ipotesi eziologiche non c’è molta condivisione nella comunità scientifica, i ricercatori mondiali da tempo concordano sul fatto che una sinaptopatia o una connettopatia sia responsabile del quadro clinico.

Nonostante questa conquista scientifica dobbiamo registrare che le terapie proposte non hanno portato a notevoli...

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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica). Giorno 7

Svelare il segreto

Quello che sto sostenendo con forza è che, ciò che fanno i cuccioli d’uomo dipende dalle loro abilità cognitive e sociali. Queste, a loro volta, rappresentano il particolare momento del neurosviluppo.

Una grande scimmia, a prescindere dalle sue esperienze e dal suo neurosviluppo, può imparare a calciare una palla in una rete, ma non può comprendere le regole che costituiscono il gioco del calcio in quanto non ha la capacità di capire qualcosa che dipende da accordi convenzionali (cultura).

I cuccioli d’uomo fino ai tre anni manifestano lo stesso limite delle grandi scimmie.

Infatti, solamente dopo i tre anni cominciano a manifestare le capacità per capire i giochi con regole basate sull’intenzionalità collettiva e, dunque, il loro neurosviluppo è pronto per f...

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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica). Giorno 6

Ad ogni età il proprio apprendimento.

Quello che sto sostenendo in questi giorni è che la relazione umana, così come la cognizione, è unica sotto vari aspetti.

Infatti, molti comportamenti quotidiani degli esseri umani sono concepiti per aiutare gli altri a leggere le proprie intenzioni: IO intendo che TU sai che cosa IO penso.

Le neuroscienze attuali, fondate sulla biologia evolutiva, così come la psicologia dello sviluppo, sostengono che alla radice di questa ricorsività ci sia il neurosviluppo o l’organizzazione neurologica o l’ontogenesi, che “ricapitalano la filogenesi”.

Per questo motivo negli articoli dei giorni precedenti ho ricordato che due milioni di anni fa sul pianeta terra fece la sua comparsa un nuovo primate: il genere Homo.

Homo era dotato di substrati biol...

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IO, NOI, ontogenesdella relazione umana (tipica ed atipica) Giorno 5

Cosa possono fare uno sguardo ed un sorriso?

Le grandi scimmie volgono lo sguardo al soffitto quando l’adulto, anche tenendo gli occhi chiusi, volge lo sguardo all’insù.

I nostri bambini volgono lo sguardo al soffitto quando l’adulto, avendo la testa orientata perfettamente in avanti, guarda all’insù solo con gli occhi.

Pur considerando che tra tutte le specie di primati (circa duecento) solo noi umani abbiamo una sclera bianca evidente, che segnala la direzione del nostro sguardo agli altri, ritengo interessante approfondire le altre condizioni che favoriscono lo sviluppo di questa nostra abilità.

Fino ai nove mesi di vita i cuccioli d’uomo seguono esclusivamente la direzione della testa, successivamente cominciano ad essere più interessati alla direzione dello sguardo...

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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica) Giorno 4

la rivoluzione del nono mese

Nell’articolo precedente ho concluso tracciando gli obiettivi della psicologia dello sviluppo: i profili di neurosviluppo e le esperienze necessarie per acquisire le abilità.

Prima di soffermarmi su questi aspetti voglio ricordare che le grandi scimmie e altre specie animali prendono il mondo per come appare a loro (soggettivo), senza confrontarlo con niente altro (oggettivo).

Non abbiamo dubbi in merito al fatto che le grandi scimmie sanno immaginare che cosa un altro individuo sta provando o ha provato, ma non lo confrontano con ciò che loro, o chiunque altro, stanno o hanno provato, e meno ancora con una prospettiva oggettiva.

In altri termini, spiegherò meglio questo concetto più avanti, possiamo dire che nei loro cervelli è carente quella integrazi...

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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica) Giorno 3

Il cervello umano è più grande del cielo

Il cervello umano adulto è grande circa tre volte quello delle altre grandi scimmie.

Qualora volessimo spiegare le differenti abilità sociali e cognitive tra noi umani e le grandi scimmie, questa enorme differenza di grandezza rappresenterebbe poca cosa rispetto alla differenza di tempo necessario per ottimizzare il processo di organizzazione neurologica tra il cervello dello scimpanzè e quello umano.

Infatti, già alla nascita il cervello dello scimpanzè ha una dimensione pari a circa la metà della grandezza da adulto mentre a due anni raggiunge il 90% della dimensione definitiva.

Il cervello dei cuccioli d’uomo, alla nascita, è il 20% della grandezza da adulto, raggiungendo il 90% della grandezza da adulto non prima degli otto anni (epoca...

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IO, NOI: ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica) Giorno 2

La biologia evolutiva e la psicologia dello sviluppo

Fin dalla sua origine (due milioni di anni fa), il genere Homo si è mostrato molto competitivo anche all’interno della propria specie, che diventava sempre più una competizione tra gruppi.

La competizione con altri gruppi umani richiedeva sempre più la trasformazione in un gruppo sociale a maglie più strette per proteggere il proprio stile di vita dagli invasori.

Le popolazioni umane crescendo si scindevano in gruppi più piccoli, dando vita ad un’organizzazione tribale, in cui un certo numero di gruppi sociali (di NOI) differenti erano ancora un singolo super-gruppo o una “cultura”.

La necessità di distinguere gli altri dal proprio gruppo culturale inaugurò (circa 150.000 anni fa) l’era dell’Homo sapiens-sapiens.

All...

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