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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica). Giorno 24

Un affascinante viaggio lungo le vie che ci fanno guardare.

 

Che cosa provoca un danno ad uno dei nervi cranici che innervano i muscoli extraoculari oppure al suo  nucleo?

La paralisi del(dei) muscolo innervato da quel nervo con conseguente sintomatologia (diplopia o visione doppia).

A prescindere dall’esperienza clinica dello specialista a cui ci si è rivolti, la diplopia non è il sintomo che tipicizza il quadro clinico dei disturbi dello spettro autistico.

Pertanto, lo sguardo sfuggente, come il mancato o scarso contatto oculare che caratterizza i bambini con autismo, non è conseguenziale ad un danno primario nei muscoli extraoculari nè, tantomeno,  nei nervi cranici specifici o nei loro nuclei.

Dobbiamo, attraverso l’anatomia, proseguire l’indagine.

Da alcune aree del tronco cerebrale (nuclei vestibolari), del cervelletto e dei gangli, oltre che da aree degli emisferi cerebrali, si estendono i circuiti neuronali del controllo sui nuclei dei nervi extraoculari, influenzandone gli stimoli che escono dal III, IV e VI nervo cranico.

Questi circuiti sopranucleare controllano: i movimenti orizzontali dell’occhio, i movimenti verticali dell’occhio ed i movimenti di convergenza dell’occhio (l’ esercizio fisico più idoneo per organizzare questi circuiti e, dunque, per il controllo di questi movimenti oculari è il carponi).

All’interno di questi movimenti è importante conoscere che vi sono: 1) le saccadi (rapidi movimenti dei nostri occhi, la cui funzione è quella di portare ciò che stiamo guardando all’interno del campo visivo) 2) i movimenti oculari riflessi, quale ad esempio il nistagmo optogenetico.

Quando inseguiamo con gli occhi un target su un piano orizzontale, i nostri movimenti oculari orizzontali sono generati dai muscoli retto laterale e retto mediale (rispettivamente controllati dal nervo abducente e dal nervo oculomotore).

E’ evidente che nel tronco cerebrale devono esserci delle vie (assoni) che collegano i nuclei dei nervi che vanno ai muscoli extraoculari in modo da generare movimenti sincroni, sostenuti da muscoli e nervi differenti, tra i due occhi.

Il fascio di fibre che interconnette i nuclei del III, IV, VI nervo cranico ed il nervo vestibolare (VIII) è chiamato fascicolo longitudinale mediale. Questa via nervosa svolge, come abbiamo visto, una funzione importantissima, tale da consentire che i movimenti oculari siano accoppiati per permettere uno sguardo coniugato in tutte le direzioni in relazione anche alla posizione della testa.

Appare evidente che, pur riconoscendo l’enorme importanza del fascicolo longitudinale mediale per “come usiamo gli occhi”,  un danno a questo livello ( fascicolo longitudinale mediale) comporterebbe l’insorgenza di un preciso quadro clinico: l’oftalmoplegia internucleare, e questo quadro clinico non corrisponde all’autismo.

Allo stesso tempo, quando abbiamo letto (Delacato, Temple Grandin) che molti bambini autistici quando stanno in una festa preferiscono al contatto con altri bambini il girare su se stessi, non possiamo (teoria del cervello e non teoria della mente)non ricordarci del probabile coinvolgimento di questa via integrativa tronco-encefalica( il fascicolo longitudinale mediale) nel complesso quadro di disordine neurologico del cervello autistico.

Appare chiaro che dobbiamo continuare la nostra ricerca.

Molteplici vie parallele discendono dalla corteccia cerebrale per controllare i circuiti dei movimenti oculari nel tronco encefalico.

Queste vie discendenti corticali si dirigono o direttamente ai nuclei dei nervi extraoculari oppure ai collicoli superiori che sono situati sulla parte superiore del mesencefalo e, grazie ad una moltitudine di afferenze sensoriali di differente modalità, partecipano ai meccanismi di direzione dell’attenzione visiva verso gli stimoli rilevanti attraverso le saccadi.

Le zone più note della corteccia cerebrale che controllano i movimenti oculari sono costituite dai campi visivi frontali (generano saccadi) e dall’area parieto-occipito-temporale (generano movimenti oculari più rapidi delle saccadi che consentono la visualizzazione stabile di oggetti in movimento).

C’era un gioco che si faceva da bambini: quando ti avvicinavi alla risposta, per aiutarti, ti dicevano “fuocherello”.

Le aree parieto-occipito-temporali sono comparse per ultime nel lungo viaggio della nostra evoluzione (insieme alle aree dei campi visivi frontali) ed hanno avuto un grosso vantaggio selettivo o adattivo: hanno consentito all’uomo di avere una visualizzazione stabile di oggetti in movimento.

Ad esempio, senza queste aree sarebbe difficilissimo attraversare una strada senza correre il rischio di essere investiti (un pericolo costante per i soggetti con autismo), così come sarebbe quasi impossibile versare l’acqua in un bicchiere.

Ci siamo?

Si sente odore di clinica dell’autismo?

In biologia, come in tutte le scienze, bisogna sempre smorzare gli entusiasmi se non sottoponi a verifica la tua idea.

Per questo mi avrebbero detto fuocherello!

Un danno alla corteccia cerebrale è sempre unilaterale, causando spesso una deviazione preferenziale dello sguardo verso il lato della lesione (gli occhi guardano dalla parte opposta del lato debole).

Eppure, mai come ora ci stiamo vicino.

A domani

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