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La microglia ci aiuta a dimenticare.

Una caratteristica biologica delle cellule nervose o neuroni è quella di essere elementi perenni.

Se nel corso dell’evoluzione la natura ha stabilito che i neuroni, differenziatisi nei primi mesi della nostra vita intrauterina, dovevano svolgere la loro funzione per tutto il corso della nostra vita una importante ragione doveva esserci.

Infatti, rinunciare alla neurogenesi per avere neuroni perenni significava, innanzitutto, tutelare i nostri apprendimenti consentendoci di conservare i nostri ricordi per periodi lunghissimi, se non per la vita. Non a caso, molte ricerche in ambito neuroscientifico hanno ripetutamente dimostrato che la neurogenesi o formazione di nuove cellule nervose rappresenta un meccanismo biologico che consente all’uomo di soddisfare quell’importantissima funzione di “dimenticare”. In altri termini, si è visto che la formazione di neuroni giovani consentono di formare nuove sinapsi contemporaneamente alla distruzione delle “vecchie”, modificando così il circuito neuronale e, dunque, rendendo più difficile il ricordo.

E’ altrettanto chiaro che questa conoscenza non può, da sola, farci comprendere come possa verificarsi la perdita del ricordo in quelle regioni cerebrali ove, dalla vita intrauterina in avanti, non c’è più neurogenesi ( la neurogenesi nell’adulto è dimostrata solo nelle zone periventricolari e paraippocampali).

In tale ottica riveste notevole importanza uno studio condotto dal neuroscienziato Yan Gu, della Zhejjang University School of Medicine in Cina, che ha scoperto che le cellule della microglia, oltre ad avere un ruolo immunitario di primo ordine, giocano anche un’importantissima funzione nel farci dimenticare.

E’ davvero sorprendente quanto emerge, quotidianamente, dalla ricerca scientifica sulla microglia.

E’ ormai abbondantemente dimostrato che queste cellule manifestano funzioni molteplici e fondamentali per il normale funzionamento cerebrale. Hanno funzioni ad ampio raggio, tra queste, il blog “autismo fuori dagli schemi” vuole sottolineare il compito, svolto durante il neurosviluppo, di potatura del cervello attraverso il taglio di tutte le connessioni o sinapsi in eccesso (neurosviluppo).

Il gruppo di neuroscienziati cinesi, incuriositi proprio da questa funzione svolta dalla microglia sulle sinapsi (luogo di archiviazione e codifica dei ricordi), hanno voluto studiare il ruolo della microglia nella regolazione del nostro oblio.

Per rispondere a questa loro curiosità hanno eliminato, con farmaci, la microglia dal cervello dei roditori di laboratorio per valutare, successivamente, la capacità di memorizzazione (hanno usato il condizionamento contestuale alla paura, cioè hanno somministrato una scossa elettrica ai topi quando entravano in gabbia).

Hanno potuto osservare che, mentre i roditori “sani” perdono la risposta di immobilizzazione (dimenticano) alcune settimane dopo la sperimentazione, i topi “senza microglia non dimenticano” (la risposta di immobilità persiste per moltissimo tempo dopo la somministrazione delle scosse elettriche all’ingresso in gabbia).

Non possono esserci dubbi: la microglia media la cancellazione della memoria.

Da ricordare che, altri studi stanno evidenziando che un costituente del sistema immunitario (sistema del complemento) è coinvolto nella marcatura delle sinapsi per la potatura delle microglia (le proteine del complemento marcherebbero le connessioni neurali da rimuovere da parte della microglia).

Le neuroscienze moderne sono orientate nel sostenere che la cancellazione della memoria dipende dalla capacità della microglia di eliminare la sinapsi, oltre che dall’espressione di potenziali d’azione da parte dei neuroni.

Infatti, il blocco dell’attività dei neuroni ha mostrato lo stesso effetto sulla perdita della memoria.

Pertanto, appare molto probabile che le sinapsi meno utilizzate vengano “cancellate” grazie al lavoro svolto dalla microglia.

Il blog “autismo fuori dagli schemi” ha voluto segnalare alle lettrici e lettori questi lavori in quanto emerge, sempre con più chiarezza, che il neurosviluppo (potatura di sinapsi, organizzazione di nuovi circuiti) rappresenti una “faccenda” che interessa sia la cellula nervosa che le cellule della glia.

Allo stesso tempo, non può non interessare lo stesso organismo nella sua totalità (cucciolo d’uomo), sia dal versante della selezione esperienziale (opportunità fornite dalla vita sotto forma di input sensori-motori) che da quello della sua salute (sistema immunitario).

D’altronde, in un’ottica biologica evolutiva, il sistema immunitario non può non svolgere un ruolo di primo piano nello stabilire cosa sia importante, per quell’organismo, ricordare e cosa sia meglio ancora “dimenticare”.

 

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