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DAL NEURONE AL COMPORTAMENTO.

Il neurone, oggi, si colloca al punto di convergenza tra due linee di ricerca, quella del chimico e del biologo molecolare, che lo considerano un insieme di macromolecole e interazioni, e quella del neurobiologo, che lo considera un’unità sia anatomica che funzionale, partendo dalla quale si costruisce il cervello (Changeux 1983).

Il blog “autismo fuori dagli schemi” vuole offrire, alle lettrici ed ai lettori, un abstract della lezione del dottor Parisi Antonio tenutasi in data 16 aprile 2021 in occasione dell’apertura del master biennale sull’approccio sensori-motorio nei disturbi dello spettro autistico.

Non vi sono dubbi, la cognizione umana è unica sotto vari aspetti.

Eppure, nel contesto attuale, quello che affascina in ambito scientifico non è il bisogno di chiarire ulteriormente quali sono questi aspetti ma il tentativo di comprendere cosa c’è alla loro fonte.

La biologia evolutiva ci ha mostrato che alla base del pensiero e della cognizione c’è l’azione (sono dunque potrei pensare).

E’ una rivoluzione, ma solo in ambito cognitivista.

Infatti, in biologia è da sempre ben chiaro il concetto che non c’è vita senza il movimento per cui lo sviluppo dell’azione precede lo sviluppo del pensiero.

Sappiamo anche un’altra cosa e cioè, che nel corso dell’evoluzione, a mano a mano che gli organismi diventarono più complessi, per “muoversi bene” hanno necessitato di cellule specifiche, capaci di generare un collegamento tra la periferia afferente (sensoriale) e quella efferente (motoria).

A queste cellule specifiche o cellula nervosa è stato dato anche il nome di neuroni.

 Grazie alle caratteristiche biologiche dei neuroni (genesi del potenziale d’azione, unidirezionalità del potenziale d’azione), tra le due periferie si stabiliva un passaggio di informazione basato su di un codice elettrico-chimico. La componente elettrica (potenziali d’azione) ha reso il sistema di comunicazione abbastanza veloce, la componente chimica (sinapsi) lo ha reso molto vulnerabile ma estremamente adattabile, aprendo le porte ad un nuovo processo: l’apprendimento.

 E’ stata proprio questa adattabilità del sistema (plasticità) che, progressivamente, ha liberato le specie viventi dalla “tirannia della genetica” per consegnarle alla “dittatura dell’epigenetica”(in biologia non esiste il concetto di libertà).

Questo accadeva poichè, nel corso dell’evoluzione, non solo i corpi hanno subito mutazioni che li hanno fatto diventare sempre più complessi ma anche i loro sistemi nervosi sono diventati più complessi. E’ stata questa maggiore complessità che ha consentito agli organismi di dare risposte motorie (comportamenti) non solo su disposizioni ma anche su “rappresentazioni”. Il grande vantaggio che un tale cambiamento comportò fu dato dal fatto che gli organismi, talvolta, possono inibire le disposizioni (azioni) e sottoporre i loro comportamenti (azione) alle rappresentazioni.

Ovviamente, il tutto ha richiesto un prezzo altissimo.

I sistemi nervosi, per condurre “bene” l’informazione, devono anche essere “ben” collegati con le periferie e tra neuroni.

Appare evidente che il cablaggio del sistema nervoso (neurosviluppo) è un bel problema per l’organismo che possiede un Sistema Nervoso complesso (l’uomo possiede un Sistema Nervoso con 100 miliardi di neuroni che devono “collegarsi” tra di loro). Infatti se dovesse essere “atipico” anche le azioni compiute dall’organismo (comportamenti) diventerebbero atipiche e potrebbero non essere competitive per la sopravvivenza.

Come la Natura ha risolto il problema del cablaggio dei sistemi nervosi per le varie specie viventi?

La biologia evolutiva ci ha fatto conoscere che fino ad un’ epoca relativamente recente (vertebrati) l’informazione per il cablaggio del sistema nervoso era contenuta nel D.N.A. dell’organismo.

Successivamente, visto che aumentava in maniera sostanziosa il numero degli elementi (neuroni), la Natura non ha più specificato, per intero, l’informazione per cablare i sistemi nervosi degli organismi complessi. Presumibilmente, un tale compito avrebbe necessitato di molta informazione genica con un grosso consumo di energie e con un’alta probabilità di errori nel processo di duplicazione (DNA) e trascrizione (RNA) di una grossa mole di informazione.

La biologia evolutiva ci ha mostrato che la Natura, per il cablaggio dei Sistemi Nervosi dai vertebrati in poi, ha optato per un piccolo spreco.

 Fa venire al mondo gli organismi complessi provvisti di un Sistema Nervoso “ridondante” lasciando all’esperienza sensori-motoria il compito di “selezionare” i neuroni superflui (quelli che, non stimolati dall’ambiente, non generano connessioni funzionali).

Nell’uomo questa “potatura” è un pò piu interdipendente.

Sappiamo che il cablaggio del sistema nervoso umano, essendo molto complesso, richiede un tempo maggiore.

Questo fattore temporale, se da una certa prospettiva è molto costoso (siamo l’unico organismo incapace di essere autonomi se non dopo diversi anni dalla nascita), ha comportato un grande vantaggio adattivo.

Infatti, il cablaggio del Sistema Nervoso Umano è affidato, oltre che alla genetica ed all’esperienza sensori-motoria (come per i mammiferi e gli altri primati), anche alla selezione sui cervelli ad opera della “cultura” (imitazione, educazione, processo pedagogico e sociale), capace di uniformare le nostre azioni a quelle del nostro gruppo.

Appare evidente che lo studio del cablaggio dei nostri Sistemi Nervosi (NEUROSVILUPPO) non può essere nè superficiale, nè trascurato, in special modo da parte dei tecnici del settore.

Nel corso del master faremo riferimento ai quadri clinici ove il neurosviluppo ha manifestato un “processo di selezione di neuroni e sinapsi atipica” già intorno ai dodici mesi di vita (molto prima che la cultura possa esercitare la sua opera di selezione).

Deve essere subito chiaro che non possiamo comprendere il significato della clinica senza conoscere le proprietà biologiche dei mattoni del nostro Sistema Nervoso (neuroni) che rappresentano il primo centro nervoso di integrazione di segnali (ogni neurone può ricevere migliaia di afferenze).

E’ per questo che bisogna cominciare con il sapere cosa è un potenziale d’azione, come si origina, che è sempre unidirezionale e che regola la plasticità del sistema. Senza quest’ultima proprietà biologica la nostra storia sarebbe stata del tutto differente poichè la Natura non avrebbe potuto optare per la ridondanza e, pertanto, saremmo ancora “governati dalla genetica”.

Subito dopo bisogna conoscere quali strutture del nostro Sistema Nervoso sono deputate a “potare” in corso di esperienza sensori-motoria e quali strutture nervose, invece, esercitano la “potatuta” dei circuiti nella fase educativa e pegagogica.

Non è una questione secondaria, specie se dovessimo decidere di “prenderci cura dei bambini con disturbo dello spettro autistico”.

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