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Percezione, memorie, processi decisionali.

Il blog “autismo fuori dagli schemi” pubblica un abstract della prima parte della lezione del dottor Parisi Antonio in occasione del terzo incontro Master Biennale: I DISORDINI DEL NEUROSVILUPPO

Alcuni cuccioli d’uomo verso i 12 mesi di vita cominciano a manifestare alcuni segni e/o sintomi: chiamati non si girano, non seguono lo sguardo altrui, non mostrano particolare interesse per l’altro, non indicano. Intorno ai trenta mesi di vita alcuni di loro, per le difficoltà relazionali e per le difficoltà comunicative manifeste, potrebbero ricevere disturbo dello spettro autistico.

Da anni ci siamo interrogati sul significato nascosto di questo drammatico quadro clinico.

Viviamo in un contesto di grossi cambiamenti. Viviamo in un momento fortunato.

Viviamo in un’era ove i ricercatori ci stanno fornendo le conoscenze sui processi biologici che regolano il nostro modo di divenire umani (relazione, linguaggio).

Viviamo in un’epoca in cui la ricerca scientifica ha stabilito che l’azione precede il pensiero e, per questo, condiziona lo sviluppo del nostro essere cognitivi.

E’ su queste basi che le moderne neuroscienze hanno potuto dimostrare che alla fonte dei nostri movimenti (riflessi, automatici, volontari) c’è l’integrazione di informazioni tattili, visive, propriocettive, uditive, concernenti il movimento nel corso del suo svolgimento. Questo sta a significare che i movimenti che compiamo dipendono dall’integrazione dei circuiti sensori-motori.

Cosa intendono con il termine percezione le neuroscienze attuali?

La percezione, per le moderne neuroscienze, rappresenta la funzione centrale del nostro sistema nervoso. Infatti, i nostri sistemi nervosi sono organizzati per ricercare la conoscenza su ogni cosa in cui ci imbattiamo. Questa continua ricerca di conoscenza è attiva fin dalla nascita e non scaturisce da un incontro fortuito tra un cervello “tabula rasa” e le proprietà fisiche espresse dall’oggetto.

Le conoscenze, per questo, sono il frutto della nostra manipolazione dell’ambiente.

Vediamo ciò che guardiamo.

Sentiamo ciò che ascoltiamo.

Percepiamo ciò che facciamo.

Si intuisce che le moderne neuroscienze hanno preso le distanze sia da tutte quelle ipotesi empiriste (percezione uguale registrazione) che da quelle creazioniste o del modulo innato.

E’ emerso un nuovo approccio, interamente biologico, l’approccio sensori-motorio.

L’approccio sensori-motorio è imprescindibile dai principi biologici: senza l’organizzazione del cervello che ho ereditato non potrei vedere quello che normalmente vedo, ma non potrei vederlo nemmeno se non ne avessi fatto esperienza.

 L’approccio sensori-motorio ci consente di comprendere le meraviglie ed i limiti del nostro conoscere come mai era stato possibile fare in passato.

L’ipotesi sensori-motoria si basa sui seguenti vincoli biologici:

  • I sistemi sensoriali ricevono costantemente informazioni dall’ambiente attraverso i recettori disposti sulla superficie del corpo.
  • Queste informazioni devono essere trasdotte in potenziali d’azione che percorrono circuiti neuronali continuamente rimodellati dall’attività nervosa.
  • Le informazioni provenienti dalle varie submodalità sensoriali si integrano tra di loro per consentirci di percepire in maniera modale (es. vista) e non submodale (es. colori, forme, movimento).
  • Le informazioni provenienti dal mondo esterno devono abbondantemente integrarsi con quelle provenienti dal corpo.
  • Tutte queste informazioni, sotto forma di potenziali d’azione, viaggiano verso le cortecce, ma anche verso il basso per regolare (selezionare) il flusso di informazione e la risposta motoria.

Da non trascurare mai, per comprendere il significato nascosto, che il maggior numero di informazioni viaggia dall’interno del corpo verso il cervello.

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