Più volte, attraverso il blog “autismo fuori dagli schemi”, ho ricordato che viviamo ed operiamo in un tempo fecondo, ricco di nuove conoscenze, sia per quanto riguarda le neuroscienze in generale sia per le neuroscienze dello sviluppo, nello specifico.
Il progressivo declino del comportamentismo prima e del cognitivismo poi, a vantaggio del nuovo approccio, “sensori-motorio”, ha cambiato la prospettiva dalla quale “guardiamo” la genesi dei nostri comportamenti. Ad esempio, pur consapevoli che le nostre azioni “sembrano” dirette da processi di eccitazione, di volontà, di impegno, di intenzioni a compierle, le moderne neuroscienze ci hanno mostrato che l’essenza dei meccanismi che le regolano è inibitoria.
Infatti, sappiamo che l’atto, da cui derivano le azioni e i comportamenti, presuppone la selezione delle informazioni sensori-motorie.
Lo testimonia il fatto che un calciatore è bravo quando riesce ad inibire la propria corsa nella direzione del pallone, allo stesso tempo conserva il ritmo della fase del gioco per poter ripartire al tempo dovuto, per preparare l’azione successiva in relazione allo schema della squadra.
Operiamo in un’era in cui siamo venuti a conoscere che il linguaggio non si genera nell’area di Brocà, nè il riconoscimento dei volti nel giro fusiforme; così come si mostra inesatto attribuire alla corteccia prefrontale questa funzione d’inibizione in senso stretto. In altri termini, possiamo anche affermare che viviamo ed operiamo in un’era ove una frenologia, oppure una concezione modulare troppo semplicistica del nostro cervello, è stata abbandonata a vantaggio del concetto di “connettoma”.
Negli ultimi decenni, le neuroscienze ci hanno fatto conoscere che il cervelletto, il tronco cerebrale, i gangli della base, il talamo, le corteccie sensori-motorie e le corteccie associative secondarie e terziare non sono indipendenti, ma formano una rete ben integrata, costituita da miliardi di circuiti sensori-motori altamente specializzati, nelle quali l’inibizione, meglio ancora l’equilibrio tra eccitazione ed inibizione, assicura a un tempo flessibilità, plasticità e apprendimento (voglio ricordare che alla nascita c’è uno squilibrio tra attività elettrica eccitatrice ed inibitrice a vantaggio della prima, lo testimonia il fatto che l’attività elettrica cerebrale è scarsamente sincronizzata).
La Psicologia dello Sviluppo non è rimasta cieca e sorda di fronte a tali conoscenze scientifiche.
Avendo riconosciuto che l’inibizione neuronale svolge un ruolo fondamentale nella comparsa e nello sviluppo delle varie fasi (sensori-motoria, imitativa ed educativa, pedagogica e sociale), ha concordato sul fatto che apprendere è “saper non fare” (scartare soluzioni non pertinenti).
Uno dei settori più affascinanti delle moderne neuroscienze è quello dedito allo studio delle prime fasi del neurosviluppo (è anche quello in cui opera il nostro gruppo).
A tal proposito, per provare a trasmettere entusiasmo alle persone che leggono il blog, propongo un semplice esperimento (Alain Berthoz, L’inibizione creatrice, Codice Edizioni 2021): “provate a disegnare su un foglio una figura umana di faccia o di spalle, e ad aggiungere una palla nella mano della figura disegnata; domandate poi alle persone che vi stanno accanto di riferire in quale mano, se la destra o la sinistra, la figura tiene la palla. Constaterete che è più difficile identificare la mano giusta se la figura è di faccia. Gli adulti sono più bravi dei bambini perchè effettuano più facilmente il cambio di prospettiva necessario per immaginare il soggetto quando è di faccia”.
Come avete letto nell’ultimo articolo del blog (EMPATIA), per adottare una prospettiva in terza persona (allocentrica) bisogna inibire il punto di vista soggettivo o egocentrico (prospettiva in prima persona). Questa abilità (inibizione soggettiva) non può iniziare a svilupparsi prima dei quattro anni di età, poichè necessita di essere preceduta dallo sviluppo di un’altra abilità, lo sviluppo dello schema corporeo.
Ricordate sempre che ogni abilità (psicostato), per essere appresa, deve corrispondere allo sviluppo della rete neurale (neurostato).
Negli ultimi anni si è visto che il meccanismo sinaptico inibitorio dipende in buona misura dalla concentrazione di ioni cloro nella cellula nervosa. Quello che è interessante è che la concentrazione di questi ioni a carica negativa, presenti in condizioni di riposo in abbondanza sulla membrana esterna del neurone, varia notevolmente durante il neurosviluppo, modificando in tal modo anche la natura di alcuni neurotrasmettitori (GABA, Glicina).
E’ iniziato da pochi giorni il nuovo anno. E’ ancora tempo di auguri.
Auguro di non “inibire” mai la sete di conoscenza, in special modo su quei meccanismi biologici che ci hanno resi umani e che possono mostrarsi “atipici” in alcuni cuccioli d’uomo.