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AUTISMO, CONSIDERAZIONI DI INIZIO ESTATE

Da una settimana è iniziata una nuova estate, momento propizio per fare con le lettrici ed i lettori del blog “autismo fuori dagli schemi” alcune considerazioni sulle recenti conoscenze in ambito dei disturbi dello spettro autistico, nello specifico, e di alcune patologie neurologiche, in generale.

Per quanto riguarda l’autismo, dal punto di vista clinico, in tempi recenti si è registrata una vera rivoluzione. Infatti, c’è stato un radicale rovesciamento di prospettiva che ha portato, ad 80 anni dalle prime descrizioni di Leo Kanner , a focalizzare le attenzioni dei clinici del settore non più sulle abilità sociali del soggetto con autismo ma sulle sue capacità motorie.

Pertanto, va preso atto che ad oggi nessun tecnico sarebbe disposto a porre un disturbo del “contatto affettivo” o un difetto del linguaggio affettivo quale nucleo centrale della clinica dell’autismo. Per questo, il distacco sociale così come l’assenza o la scarsa comunicazione verbale non possono più essere considerate le principali caratteristiche cliniche dell’autismo.

Tutto questo ha portato i neuro-pediatri a formulare l’ipotesi che “l’autismo non sia primariamente un disturbo della motivazione sociale quanto piuttosto un disturbo degli apparati sensori-motori di base che rendono atipico il suo rapporto con il mondo esterno e quindi lo sviluppo delle competenze sociali e comunicative. Il bambino autistico potrebbe essere più socialmente motivato di quanto possa apparire a un occhio che si ferma alla superficie ma tale motivazione, non essendo supportata dalla organizzazione sensori-motoria, non è facilmente comprensibile agli altri i quali possono facilmente considerare le espressioni atipiche come un evitamento dovuto alla mancanza del desiderio di voler interagire e comunicare con l’altro” (Filippo Muratori, Primi passi nell’autismo 2023, Giovanni Fioriti Editore).

I neurofisiopatologi, di recente, hanno cercato di spingersi anche oltre ed hanno collocato le difficoltà motorie del soggetto autistico (come letto sopra, nucleo centrale da cui deriva tutto il susseguente quadro clinico, comprese le difficoltà comunicative, quelle sociali e le stereotipie) all’interno di un quadro clinico ove il nucleo centrale è il disordine dello sviluppo della consapevolezza del proprio corpo (circuito sensoriale-motorio-propriocettivo).

Una piacevole considerazione da fare è che la ricerca clinica non è l’unica ricerca in “fibrillazione”. Infatti, anche la ricerca scientifica, in ambito delle patologie del Sistema Nervoso Centrale, è in “movimento”.

Solo la scorsa settimana è stato pubblicato un ulteriore studio in ambito neuro-infiammatorio.

 Nello specifico, sono stati pubblicati i dati di un nuovo studio che ha portato ad identificare il ruolo di due particolari proteine ( l’osteopontina e la parvalbumina , proteine ad azione pro-infiammatoria ) coinvolte nell’insorgenza di patologie devastanti come la sclerosi multipla e l’Alzheimer.

 In effetti, in linea con molti altri recenti studi, la ricerca scientifica evidenzia sempre di più l’importanza del sistema immunitario nelle patologie cerebrali. Per lungo tempo si è ritenuto che il sistema nervoso centrale operasse in autonomia, protetto dalla barriera emato-encefalica che lo rende particolarmente resistente agli agenti esterni. Non è un caso che si parlava di “santuario immunologico privilegiato”.

 Nell’ultimo decennio è diventato però via via più evidente che così non è, il cervello e il sistema immunitario hanno un fitto dialogo importante non solo per la difesa del cervello ma anche per il suo funzionamento.

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