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ACCOPPIAMENTO EFAPTICO

                                                              

Sin dagli anni ottanta del secolo scorso, da giovane cultore delle neuroscienze, ero a conoscenza che la percezione, la memoria, la cognizione, lo stato di coscienza stesso, altro non sono che il prodotto di miliardi di neuroni che attivano i loro impulsi elettrici.

 In quegli anni, una moltitudine di neuroscienziati erano concentrati sugli impulsi elettrici (potenziali d’azione) che viaggiano lungo gli assoni per essere trasmessi, attraverso la sinapsi, ad altri neuroni.

 Negli ultimi anni, un numero crescente di neuroscienziati ha manifestato un interesse crescente per un altro tipo di comunicazione tra cellule nervose, molto più veloce, che potrebbe aiutarci nel progredire nella conoscenza sia della nostra natura biologica sia di molte patologie neurologiche (esempio: epilessia, disordini degli apprendimenti).

 Da ricordare, prima di soffermarci su queste nuove scoperte, che molti ricercatori nel campo della percezione, ad esempio Walter Freeman, da tempo avevano sostenuto che la velocità di trasmissione degli impulsi elettrici attraverso le connessioni sinaptiche non potevano spiegare la rapidità del nostro essere “cognitivi”.

Si intuisce quale meraviglia ha destato l’osservare (Dominique Durand, Case Western Reserve University) e dimostrare che nella corteccia del topo si avevano interazioni in assenza di connessioni sinaptiche (dopo tagli sottilissimi di sezione ippocampale) ma per interazioni efaptiche ovvero derivanti da campi elettrici e magnetici prodotti dai neuroni.

Per rappresentarci questa forma di comunicazione tra popolazioni di neuroni può esserci di aiuto immaginare una “hola” dei tifosi nello stadio quando arriva in una zona vuota degli spalti. Potremmo aspettarci che l’onda si fermi lì, invece viene ripresa dalla folla più avanti e continua a muoversi. Così l’onda cerebrale sembra saltare, ancora e ancora, attraverso lo spazio vuoto.

Senza minimamente disconoscere che l’attività sinaptica, come agli inizi degli anni ottanta mi veniva insegnato, è essenziale per i nostri comportamenti, compresi quelli più tipici della nostra specie, solo attraverso la ricerca e lo studio dei risultati della ricerca possiamo migliorarci nella conoscenza di noi stessi oltre che nel modo di prestare il nostro operato (medici, psicologi, abilitatori, pedagogisti, educatori).

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