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Ventidue anni dopo la pubblicazione del saggio I bambini dallo sguardo sfuggente (E.S.I.), Antonio Parisi, neurofisiopatologo, presenta un nuovo libro: “La Teoria del cervello autistico, il neurosviluppo umano” (Armando Editore). Con questo lavoro l’autore intende percorrere un “intrigante” viaggio clinico nel mondo dei disturbi dello spettro autistico, lasciandosi guidare dalla Biologia Evolutiva e dalla Psicologia dello Sviluppo. Da tempo sappiamo che tutte le abilità tipicamente umane, ad esempio il linguaggio e la relazione, sono emerse in relazione alla nostra storia evolutiva. Sappiamo anche, che queste abilità vengono apprese nel corso dello sviluppo o ontogenesi. E’ questo il motivo per cui l’autore sostiene che non possiamo continuare a “misurare le atipie comunicative e relazionali”, mentre continuiamo a non mostrare interesse per ciò che accade nei nostri cervelli nel lungo periodo del neurosviluppo umano. Di recente, la Psicologia dello Sviluppo ci ha fornito una interessante conoscenza scientifica, che potrebbe aiutarci a svelare i segreti del comportamento autistico: il neurosviluppo si definisce in 4 differenti fasi. Per il neurofisiopatologo, vista l’età di insorgenza dei primi sintomi, l’autismo non può non essere che un disordine della prima fase del neurosviluppo: la fase sensori-motoria. A questo punto, non dovrebbe essere impossibile delineare i circuiti dei nostri cervelli primariamente coinvolti nell’autismo.
C’è un altro aspetto degno di nota. Se dovessimo considerare che, negli ultimi anni, le neuroscienze hanno preso le distanze sia dalle teorie dinamiche sia da quelle comportamentiste e cognitiviste, per proporci un “modello sensori-motorio” dei nostri cervelli, si comprende ancora meglio che non possiamo avvicinarci allo studio dei disturbi dello spettro autistico senza conoscere cos’è un circuito neuronale e cosa sia la sincronizzazione di questi circuiti. Non ci sarebbe permesso di progredire nelle conoscenze nemmeno se dovessimo mostrare disinteresse per le strutture dei nostri cervelli che svolgono l’importantissima funzione di “filtro sensoriale”. Solo attraverso una migliore conoscenza della neuroanatomia e della neurofisiologia possiamo augurarci di progredire velocemente nell’educazione terapeutica dei disturbi dello spettro autistico.