Ogni giorno inspiriamo ed espiriamo circa 20.000 volte.
Abbiamo tutti fatto esperienza che questi atti sono per la maggior parte stabili ed affidabili ed allo stesso tempo estremamente flessibili. Infatti, il ritmo del nostro respiro si adatta alle condizioni mutevoli, come quando ridiamo, mangiamo, parliamo, oppure in seguito ad intense emozioni. Allo stesso tempo, quando compiamo uno sforzo o ci concentriamo sul nostro respiro, attivando la muscolatura addominale, possiamo accelerare o rallentare il ritmo.
Tutto questo, lo sappiamo bene, dipende dal fatto che il diaframma (una cupola costituita da muscoli e tendini) si contrae ad ogni inspirazione e, spostandosi verso il basso, favorisce la dilatazione della gabbia toracica, agevolando l’ingresso dell’aria respirata. L’espirazione, a sua volta, avviene quasi passivamente, favorita dal rilassamento del diaframma con il conseguente innalzamento.
Sappiamo bene anche un’altra cosa: questo instancabile su e giù della gabbia toracica è regolato da neuroni situati nel tronco cerebrale.
Quello che negli ultimi tempi stiamo, invece, conoscendo, e che per certi versi mette in crisi i modelli cognitivisti dei decenni scorsi, è che il modo in cui percepiamo il mondo esterno (esterocezione), e pertanto la nostra cognizione, è influenzato profondamente dal ritmo del nostro respiro.
La spiegazione, come sempre sta nell’anatomia, infatti, si è visto che il centro della respirazione nel tronco cerebrale è in stretto collegamento (circuiti sensori-motori) con neuroni dell’ippocampo, a loro volta connessi con neuroni pre-frontali (circuiti sensori-motori che favoriscono, quando dormiamo, il trasferimento nella memoria a lungo termine), e con neuroni delle stazioni limbiche, specie amigdala (circuiti sensori-motori che condizionano il nostro modo di sentirci o sentimenti).
Appare evidente che fare un piccolo ripasso di anatomia può esserci utile per conoscere quanto la ricerca scientifica attuale ci sta offrendo in questo settore (percezione).
Sappiamo bene che se siamo soggetti ad un forte stress si attiva una parte del nostro sistema nervoso autonomo, il sistema simpatico, che, tra una serie di modifiche vegetative, determina anche una dilatazione dei bronchi ed un ritmo respiratorio più rapido. Questo stesso ritmo rallenta quando il parasimpatico, il cui fascio più grosso è il nervo vago, si attiva. Abbiamo visto sopra che i neuroni del tronco cerebrale che trattano queste informazioni sono collegati (sinapsi) con neuroni ippocampali e dell’amigdala.
Da tempo, la psicologia sperimentale aveva osservato che apprestandoci ad un compito, abbiamo la tendenza a tirare un forte respiro. Inoltre, si è potuto osservare che ad ogni inspirazione si dilatano le pupille ed aumenta la nostra reattività, e questo avviene soprattutto se respiriamo attraverso il naso.
Di recente, la ricerca scientifica ci ha mostrato che ad ogni inspirazione ed espirazione si modifica l’eccitabilità di molti neuroni distribuiti su molte aree dei nostri sistemi nervosi. Ecco il perché, le moderne neuroscienze concordano sul fatto che anche la respirazione svolge un ruolo importante nel sincronizzare il ritmo dei neuroni del nostro sistema nervoso. Specificando un dato non secondario: “solo la respirazione nasale”.
Infatti, si è visto che un ruolo importante, per questa regolazione, viene svolto da una specifica via di accesso ai nostri cervelli: la via olfattiva (negli esperimenti, non appena i soggetti venivano invitati a respirare con la bocca si riducevano le sincronizzazioni).
Quando le sostanze odorose fluiscono nel nostro naso, queste informazioni sensoriali raggiungono i neuroni del bulbo olfattivo. Quello che si è compreso poi è che i recettori olfattivi reagiscono anche a variazioni di pressione (fanno anche da meccanorecettori). Si intuisce facilmente che ad ogni inspirazione si stimola l’informazione nervosa diretta verso il bulbo olfattivo, facendo in modo che il ritmo respiratorio possa generare lente oscillazioni neuronali nel bulbo olfattivo. Trasmesse alla corteccia olfattiva, queste lente oscillazioni delle onde cerebrali (sincronizzazioni locali) al ritmo della respirazione si trasmettono alle oscillazioni rapide della corteccia cerebrale che andranno ad adattare l’ampiezza delle loro oscillazioni al ritmo del respiro (il tutto verificabile attraverso lo studio elettroencefalografico).
Le moderne neuroscienze non mostrano dubbi: attraverso la respirazione nasale si allinea l’eccitabilità di numerose aree cerebrali, favorendo il loro scambio reciproco.