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LA PELLE INTERNA

                                                                       

I nostri muscoli, i vasi, gli organi, sono tutti avvolti e sostenuti da una consistente rete di fibre dense di collagene: le fasce.

A livello anatomico questa “pelle interna” o fasce si distinguono in fasce superficiali (si trovano immediatamente al di sotto della pelle e del grasso sottocutaneo), fasce viscerali (circondano il cuore, i polmoni, gli organi addominali), fasce profonde (le troviamo attorno alle ossa, ai muscoli, ai nervi ed ai vasi sanguigni).

Negli ultimi anni le attenzioni di molti ricercatori si sono concentrate su questo tessuto, con un innegabile beneficio, nel tentativo di conoscere sempre meglio la nostra “natura biologica” e, perché no, il nostro modo di “sviluppare l’abilità di percepirsi soggetto”.

Innanzitutto, gli studiosi hanno iniziato a sospettare che fosse molto riduttivo considerare le fasce un semplice tessuto di sostegno per strutture anatomiche o organi più nobili. Questo perché, le fasce sono attraversate da tantissime fibre nervose al punto da renderle il tessuto con il maggior numero di nervi sensoriali in assoluto.

Grazie a questa conoscenza si è iniziato a pensare che le fasce potessero rappresentare un organo capace di trasmettere informazioni dall’interno del corpo al sistema nervoso centrale.

Come scritto sopra, le fasce abbondano di terminazioni nervose libere che percepiscono differenti informazioni a seconda della parte del corpo in cui si trovano.

Ad esempio, le fasce sottocutanee sono abili nel contribuire a percepire il tocco e la temperatura mentre le fasce profonde si occupano soprattutto di determinare dove si trovi il corpo nello spazio, oltre che del dolore.

Inoltre, la ricerca ci ha mostrato che le fasce sono un organo estremamente dinamico, al pari di tutti i processi biologici che ci mantengono in vita.

Infatti, tutti sanno che il sistema nervoso simpatico fa parte del sistema nervoso autonomo o neurovegetativo.

Molti sanno che, quando è attivato dallo stress il sistema simpatico innesca una reazione a catena grazie alla secrezione di ormoni dello stress (es. adrenalina).

Oggi siamo a conoscenza che questi ormoni si legano ai recettori di specifiche cellule di tessuto connettivo nelle fasce (fibroblasti), che a loro volta aumentano la produzione di una citochina ovvero di un messaggero chimico coinvolto nei processi infiammatori.

In condizioni di “salute”, i fibroblasti nascondono questa citochina (TGF-beta o fattore di crescita trasformante beta) nella matrice extracellulare. In caso di infiammazione, lesioni o stress nel tessuto, si attiva la citochina e, di conseguenza, si trasformano i fibroblasti in miofibroblasti con irrigidimento del tessuto e modifica della propriocezione.

In casi in cui lo stress si cronicizza si intuisce che l’irrigidimento del tessuto può determinare un ostacolo per l’irrorazione sanguigna, oltre che iperacidità secondaria fino a dolore.

C’è un’ultima cosa bisognevole di essere sottolineata, senza una disfunzione propriocettiva non c’è “disagio psichico” così come, senza uno sviluppo “tipico propriocettivo” non può non esserci un “disordine del neuro-sviluppo”.

In un contesto mutevole qual è quello ove si svolge la vita, il cucciolo d’uomo, per sopravvivere, necessita di un sistema nervoso molto complesso. Allo stesso tempo, quel sistema nervoso complesso, per svilupparsi e garantire apprendimenti adattivi, necessita del corpo del cucciolo d’uomo.

 Questo interscambio ininterrotto di informazioni, tra corpo e cervello, getta le basi anche per l’apprendimento della soggettività (percezione del corpo da parte del corpo).

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