Nel precedente articolo abbiamo definito che, il Sistema Nervoso Autonomo è il sistema che innerva la muscolatura dei visceri (vasi ed organi), regolando le funzioni vegetative, sovente in maniera molto rapida, oltre che automatica. Il S.N.A. è composto da due branche principali, denominate sistema SIMPATICO e sistema PARASIMPATICO. In natura il sistema nervoso simpatico è fatto per attivarsi durante situazioni d’emergenza, per poi disattivarsi subito dopo. Immaginate una preda che improvvisamente scappa da un suo predatore, ma che dopo pochi minuti è fuori pericolo, o ammazzata. In entrambi i casi il sistema simpatico si arresta. L’uomo rappresenta un’eccezione. Infatti ha creato modelli sociali ove, con regolarità, viene indotta un’attivazione cronica, ovvero prolungata, del sistema simpatico. L’asse portante del sistema parasimpatico è il nervo vago. Il nervo vago ha una doppia storia evolutiva. Infatti, esistono due sistemi vagali, emersi durante differenti stadi dello sviluppo filogenetico e, dunque, caratterizzati da differenti funzioni. Nel tronco dell’encefalo, dal nucleo motorio dorsale del vago, prende origine la parte amielinica (nervo privo di rivestimento mielinico) del nervo vago. Questo sistema, altamente funzionante nei rettili (controllo vagale delle funzioni vitali della cardiorespirazione), nei mammiferi regola le funzioni vegetative e viscerali lente, quali la digestione e la riduzione del metabolismo sotto minaccia. Successivamente, nel corso dello sviluppo del S.N.A., si assistette allo sviluppo del simpatico, funzionale per la sopravvivenza in quanto capace di mobilizzare la risposta metabolica implicata nei comportamenti di “attacco/fuga”. Come abbiamo già accennato, solamente nei mammiferi, si è compiuto un’ ulteriore stadio ovvero, dal tronco cerebrale, e precisamente a livello del nucleo ambiguo, è andata a svilupparsi una porzione mielinica del nervo vago. Quest’ultima è implicata sia nel controllo di funzioni vegetative che viscerali (grazie sia a funzioni dirette sul cuore che a funzioni di inibizione del simpatico), sia nel controllo della muscolatura facciale implicata nella produzione di espressioni emozionali, nella vocalizzazione e nella comunicazione sociale. Tutto questo viene garantito dalle connessioni di questa branca del vago con i nuclei dei nervi cranici. L’anatomia del sistema nervoso ci spinge ad affermare che, nei mammiferi la muscolatura facciale e la vocalizzazione, implicate nella trasmissione sociale dell’emozione (da ciò nasce la questione se il soggetto con autismo ha una vita emotiva), dipendono dallo stesso sistema di controllo dei parametri vegetativi coinvolti nella modulazione delle risposte emozionali.
Le vecchie concezioni cognitiviste (percezione dell’emozione, capacità di produrre un’emozione, dimensione sociale delle emozioni) vanno definitivamente seppellite. Uscire dagli schemi significa promuovere una nuova conoscenza e, successivamente nuovi protocolli terapeutici, ove le emozioni vengono considerate risposte adattive secondarie al coinvolgimento di processi neuronali, muscolari e vegetativi, e che sono emerse dall’interazione dinamica con il mondo che ci circonda. Come viene esperita, o ancora come viene espressa, rappresentano facce della stessa medaglia, ma soprattutto rappresentano gli psicostati. Diventano la problematica principale solo quando (vecchia concezione) prevale il punto di vista dell’osservatore rispetto all’osservato. Le emozioni sono azioni e, come tali, regolate dal processo di organizzazione neurologica.