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L’opo, la pizza e l’ufo.

Per un cognitivista, come già precedentemente scritto, l’uomo usa i concetti per categorizzare la realtà. Grazie ai concetti apprendiamo nozioni sugli oggetti e, dunque, possiamo riutilizzare tali nozioni ogni qualvolta abbiamo, nuovamente, a che fare con quegli oggetti. Il soggetto con autismo, per i cognitivisti, ha un danno in quella parte del cervello che genera i concetti (di solito fanno riferimento ad aree pre-frontali), per questo, i cognitivisti mostrano maggiore interesse nel misurare il ritardo mentale del paziente osservato, che non, nell’utilizzare il paziente in oggetto quale risorsa, al fine di una migliore comprensione scientifica sul funzionamento del sistema nervoso umano.

Per un neurobiologo evolutivo i concetti hanno un a base percettiva (biocognitivismo). Infatti, tutti i cinesi sono più o meno simili (per un italiano) dal punto di vista percettivo, inoltre, li percepiamo tanto più simili quanto meno abbiamo relazioni con loro. Tale considerazione è ben lontana dal definire un sapere (concetto) alla stregua di un modulo neuronale definito, ben localizzato nel nostro cervello, mentre appare di sicuro più coerente con un modello organizzativo a rete delle nostre cortecce cerebrali. Dunque, quello che acquisiamo come sapere (concetti) viene ad essere definito come riattivazione di circuiti neuronali, ampiamente distribuiti nel nostro S.N.C., a loro volta selezionatisi nel corso della nostra vita, allorchè abbiamo esperito gli oggetti specifici. Pertanto, VEDERE un letto attiva, non uno specifico modulo depositario di tutte le mie conoscenze di letto, bensì l’intero sistema percettivo, preparandomi così all’azione di coricarmi, anticipando una sensazione soggettiva o mentale di rilassamento (stato del corpo rispetto all’oggetto percepito). Allo stesso tempo, quando PENSIAMO al letto, oppure quando UDIAMO la parola letto, si riattivano gli stessi circuiti, ampiamente distribuiti nel S.N.C., in modo da preparare adeguatamente noi stessi ad interagire con i letti che stiamo per manipolare. La cognizione non avrebbe alcuna utilità qualora non fosse al servizio  dell’azione, ovvero della sopravvivenza. E’ proprio grazie a questa organizzazione non modulare (per favore basta con il cognitivismo) che, quando PENSIAMO al letto ci vengono in mente informazioni relative a tantissime modalità : odore del mio letto, morbidezza del mio cuscino, colore del mio letto, ma, soprattutto, a quanto è “caldo” d’amore (per esprimere concetti astratti si ricorre a “sensorismi”). Solo un’organizzazione a “rete”, ampiamente iperconnessa, del tutto cross-modale e, dunque, ampiamente distribuita nelle diverse modalità (visiva, tattile, olfattiva, ecc.), può garantirci quelle conoscenze che non avrebbero alcuna utilità qualora non fossero al servizio del nostro modo di manipolare (agire) il letto.

Venti anni fa (primavera 1997), grazie all’impegno del Prof. Paone e dei Lions club, fui invitato in Sicilia (Catania, Siracusa) per “parlare di autismo”. Fu in quella occasione che, in me, si generò l’idea di chiedere alla platea degli uditori di disegnare un OPO. Suscitai stupore e meraviglia per la strana richiesta. Ebbene, sono sempre più convinto che possiamo continuare a parlare all’infinito di pizza o di ufo, ma possiamo rappresentarceli, non perchè sono reali o immaginari, ma perchè sensorialmente ne abbiamo fatto esperienza. Contrariamente non abbiamo, nemmeno una volta, manipolato (sensori-motorio) un opo, pertanto, non ne abbiamo alcun concetto. Nel momento in cui sentiamo, o leggiamo, o pronunciamo le parole pizza oppure ufo, si attivano gli stessi circuiti attivatisi quando abbiamo interagito con essi. Il cognitivo è intimamente legato al percettivo. Il nostro cervello non traduce il percettivo in cognitivo, trasformandolo in entità e forma differente, il nostro cervello riattiva, quando viene selezionato, ciò che ha esperito (attività sensori-motoria). Le neuroimmaging hanno evidenziato che quando leggiamo la parola calciare (atto cognitivo) attiviamo il piede e la gamba ( atto sensori-motorio), perchè è nell’azione che trova significato.

Le neuroscienze si sono spinte oltre l’immaginazione. Anche concetti molto astratti, quali democrazia o giustizia hanno una genesi sensori-motoria, ma questo lo vedremo domani….

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