L’autismo è una condizione medica descritta in letteratura, per la prima volta nel 1943, dal medico Leo Kanner. Il quadro clinico è caratterizzato da: difficoltà severe nella sfera relazionale, deficit dello sviluppo del linguaggio, stereotipie.
La genesi venne attribuita, erroneamente, ad una cattiva relazione affettiva mamma-neonato.
Oggi,con eccessiva superficialità, l’autismo viene considerato l’effetto di un disordine genetico. Per tale motivo non vi sono protocolli terapeutici convalidati.
Quello che emerge dalle neuroscienze attuali è che, il cervello umano, dalla nascita in poi, è sottoposto ad un processo di Organizzazione Neurologica o di apprendimento, ovvero circuiti neuronali, con diversa specializzazione, si connettono tra di loro integrando l’informazione.
L’ambiente, in termini di opportunità sensori-motorie, selezionerà le connessioni. L’autismo è consequenziale ad una noxa patogena che, intervenendo in epoca pre, peri o post-natale altera l’intero processo di Organizzazione Neurologica o di apprendimento.
Più l’integrazione dei circuiti sarà anomala, già nelle aree corticali sensoriali, più la clinica avrà un esordio precoce (12-16 mesi) e sarà tipica (stereotipie, assenza di linguaggio, difficoltà al contatto). Quando l’integrazione viene ad essere alterata ai livelli associativi corticali, l’esordio sarà intorno ai 24 mesi e le anomalie comportamentali e linguistiche meno marcate. Il DSM V (quinto), introducendo il termine di disturbo dello spettro autistico, contribuisce ad aumentare la confusione della comprensione etiopatogenetica del processo morboso.
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