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Capisco ciò che osservo?

Vorrei indicare alcune “caratteristiche”, di per sè prive di significato patologico, ma frequentemente riscontrate in bambini con disordine dello sviluppo neurologico. Allo stesso tempo, è doveroso sottolineare che, tali “caratteristiche” assumono significato clinico in merito, non solo al manifestarsi in associazione con altre “caratteristiche particolari” ma, soprattutto, per la frequenza con la quale si esprimono (eccezionalmente, spesso, sempre).

Difficoltà ad attaccarsi al seno, ipolassità legamentosa (bambino che sembra di gomma), difficoltà nell’accettare la “posizione pancia sotto” sul tavolo e/o sul pavimento, difficoltà nell’accettare di toccare  giocattoli di peluche, aver saltato il gattonamento o averlo eseguito per pochissimo tempo e con uno schema non corretto (mani chiuse, non appoggio sulle ginocchia, ecc.), aver camminato precocemente, aver camminato sulle punte dei piedi, soglia del dolore alta, goffaggine motoria e/o scarsa coordinazione, selettività per i cibi in base alla loro consistenza, (mangiare solo cose croccanti), riempirsi eccessivamente la bocca con il cibo, ingoiare senza masticare, mangiare solo cibi di una certa temperatura, togliersi calze e scarpe, denudarsi anche a temperature basse, assumere posture anomali e stare costantemente sdraiati sul pavimento, difficoltà nel farsi lavare i denti, difficoltà nel manipolare posate, matite, autolesionismo, iperattività, disprassie, ovvero difficoltà nello spogliarsi, incapacità nel vestirsi, ecc.

Siccome queste “caratteristiche” compaiono già nelle prime fasi dello sviluppo, appare ovvio che, solo un tecnico con “ritardo mentale” potrebbe attribuirle ad un deficit cognitivo.

Qualora, tali “caratteristiche”, dovessero essere presenti in numero significativo e, soprattutto, come scritto sopra, in maniera costante (indipendentemente dal luogo e dal chi sta vicino al bambino), quale patogenesi attribuire ad esse?

Quello che i neurofisiopatologi conoscono da più di mezzo secolo è che, la muscolatura del corpo è rappresentata nelle nostre cortecce cerebrali non una sola volta, come ancora tanti pseudo-tecnici credono, ma più volte. Inoltre, si conosce che UN’AREA CORTICALE non è mai nè esclusivamente sensoriale nè esclusivamente motoria, ma E’ SEMPRE mista e cioè SENSORI-MOTORIA. Tanto è vero che, per convenzione, quando prevale il carattere motorio si definisce area motoria-sensoriale (Ms), distinguendone una primaria ed una secondaria mentre, quando prevale il carattere sensoriale, si parla di area sensori-motoria (Sm), anch’essa primaria e secondaria.

Queste nozioni, fondamentali (senza precise e sufficienti conoscenze di anatomia e fisiologia è impossibile comprendere la patologia), ci consentono di non mostrare eccessivo stupore verso alcune ricerche recenti.

Alcuni ricercatori (Northumbria University) hanno utilizzato la stimolazione magnetica transcranica (TMS) per inibire l’attività neurale delle corteccia motoria (Ms1) mentre i partecipanti provavano a distinguere tra parole correlate o meno a movimenti delle mani, osservando che i soggetti commettevano più errori quando i termini indicavano azioni manuali, a dimostrazione dell’importanza della corteccia motoria per la comprensione di questo genere di parole. In effetti, quando sentiamo o leggiamo una parola ne capiamo il senso “riattivando” l’informazione sensori-motoria associata al suo significato. Ad esempio, per capire il verbo “calciare” è necessario riattivare i circuiti neuronali richiesti per calciare una palla.

Lo stesso neuroscienziato Giacomo Rizzolatti che, con la scoperta dei neuroni specchio, ha prestato il fianco alla speculazione fatta da molti tecnici sull’autismo (lo specchio rotto), intervenendo sulla patogenesi del disordine dello sviluppo neurologico, ha affermato : il bambino con autismo presenta un deficit nella capacità di organizzare il movimento.

Infatti, il neuroscienziato parmense ha sottoposto un gruppo di bambini con autismo ed un gruppo di bambini con sviluppo tipico all’osservazione di uno sperimentatore che afferrava un pezzo di cioccolato per mangiarlo o un pezzo di carta per metterlo nel contenitore. Il fatto che, nei bambini con autismo, a differenza dei bambini a sviluppo tipico, l’osservazione della azioni dello sperimentatore che afferrava il cioccolato non produceva l’attivazione dei muscoli che aprono la bocca, non significava che avessero un deficit primario nella comprensione delle intenzioni dell’osservato. Infatti, quando si chiedeva ai due differenti gruppi di prendere un pezzo di cioccolato e metterlo in bocca, nei bambini a sviluppo tipico, non appena la mano si muoveva per avvicinarsi al pezzo di cioccolato, quindi prima che questo venisse afferrato e portato alla bocca, si attivavano i muscoli per aprire la bocca. Nei bambini con autismo i muscoli si attivavano solo quando il cibo era in prossimità della bocca. I bambini a sviluppo tipico presentano un’integrazione sensori-motoria differente dagli altri. Le ”intenzioni”, qualora fossero differenti, rappresentano conseguenze e non causa del malfunzionamento.

E’ il sistema sensori-motorio a generare le intenzioni e non il contrario.

Se analizzassimo neurologicamente, e non psicologicamente, tutte le “caratteristiche” descritte all’inizio dell’articolo, ci accorgeremmo che i bambini con disordine dello sviluppo neurologico (anche autismo) hanno molteplici problemi tatto-motori, alcuni del tutto regredibili con una neuroriabilitazione coerente con la patogenesi.

E’ un vero paradosso il fatto che, i tecnici diagnosticano i loro piccoli pazienti quali soggetti con deficit nella comprensione e, allo stesso tempo, loro stessi manifestano una grossa anomalia nel comprendere ciò che hanno osservato.

1 commento a Capisco ciò che osservo?

  • Luisa Pucci

    Sempre grande dott Parisi!!

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