Nella nostra tradizione siamo abituati a credere che il cervello lavori a compartimenti stagni, con aree specifiche per le sensazioni più grezze (luce, buio, liscio, ruvido,caldo,freddo,ecc.), altre per le percezioni, altre per il pensiero astratto ed altre specifiche per i movimenti. Ma si tratta di una grossolana semplificazione. In effetti, le funzioni cerebrali sono molto più complesse ed interconnesse. Inoltre, dagli studi recentissimi delle neuroscienze appare sempre più evidente il legame tra attività sensori-motoria e cognitività (biocognitivismo). Tutto ciò che udiamo, vediamo, tocchiamo, odoriamo, gustiamo (tutte abilità che richiedono movimento) non attiva solo le corteccie cerebrali sensoriali ma tutto il cervello. Per questo motivo, ci sembra ovvio presumere che, un anziano ipoudente sia esposto ad un rischio maggiore di declino cognitivo.
Il processo attraverso il quale il cervello apprende, garantendo il passaggio da comportamenti dapprima riflessi, poi automatici e, successivamente, “cognitivi”, è detto di: “ORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA”.
Tale processo, che prende inizio alla terza settimana di gestazione, attraverso le fasi della moltilpicazione e migrazione delle cellule nervose, garantisce al cucciolo d’uomo di nascere con un Sistema Nervoso già “strutturalmente” formato. Quello che rende quel Sistema Nervoso scarsamente “funzionale”, rispetto alle sue enormi potenzialità, è l’immaturità delle connessioni tra neuroni. Dalla nascita in poi, e per tutta la vita, sotto la spinta della selezione esperienziale, quel cervello “selezionerà” la sua circuiteria. Tale lavoro, potremmo definirlo di “giardiniere cerebrale”, viene svolto da un particolare tipo di cellula della sostanza bianca cerebrale, MICROGLIA, che hanno il compito di effettuare una potatura delle connessioni tra le cellule nervose, soprattutto nei primi anni di vita.
Negli ultimi decenni, i progressi di conoscenza nel campo della biologia, ci hanno fatto comprendere che le cellule della microglia sono cellule impegnate nella difesa immunitaria del Sistema Nervoso Centrale. Inoltre, di recente, i neuroscienziati hanno scoperto che il loro ruolo è ancora più importante, andando ben oltre a quello di difesa nel caso di infezioni in atto e/o a quello di semplici spazzini. Infatti, le cellule della microglia si rivelano capaci di modellare lo sviluppo cerebrale. Ad esempio, vanno in cerca di neuroni danneggiati o malfunzionanti, oppure di neuroni sani ma con un numero maggiore di connessioni sinaptiche di quelle necessarie (neurostato) per garantire una abilità (psicostato). Le cellule della microglia, come se potassero una pianta, interrompono le connessioni. Tale funzione è fondamentale per l’apprendimento poichè, per ragioni evolutive (il nostro cervello non è frutto di un disegno intelligente, bensì il miglior adattamento evolutivo), alla nascita e nei primi anni di vita, il cervello possiede più sinapsi di quelle di cui abbiamo bisogno. Selezionare i comportamenti più adattivi (psicostati) corrisponde al selezionare (potatura) i circuiti neuronali corrispondenti (neurostato). Alle cellule della migroglia è affidato il compito della potatura, oltre che di mediare i processi infiammatori cerebrali.
Siccome le conquiste di conoscenza non sono mai lineari, ovvero non seguono un percorso prestabilito, vorrei portare all’attenzione di chi segue il blog la sequente scoperta: Analgesici, meno efficaci nelle donne.
La ragione per cui le donne rispondono meno agli analgesici è da cercare nelle cellule immunitarie cerebrali, in particolar modo nelle cellule della microglia. Infatti, perchè la morfina abbia effetto a una donna servono dosi 2-3 volte superiori di quelle sufficienti ad un uomo. Questo perchè il farmaco si lega anche ai recettori della microglia, che nelle donne hanno una più alta densità, oltre che essere più attive che negli uomini. Lo dimostra il fatto che, qualora si inibiva la risposta immunitaria scomparivano le differenze di genere : stesso effetto analgesico in maschi e femmine con la stesse dosi di morfina.
Quello che vorrei portare all’attenzione dei lettori è che, mentre negli ultimi anni le organizzazioni sanitarie mondiali hanno registrato un continuo aumento di casi di DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO, il rapporto di quattro volte superiore nei maschi rispetto alle femmine è rimasto costante.
Potrebbe essere questo dato (rapporto maschio-femmine di quattro ad uno per l’autismo), da me considerato sempre poco significativo (in biologia nulla è senza significato) una prova ulteriore che l’AUTISMO è un disordine dello sviluppo neurologico, provocato da una moltitudine di cause (autismi), non sempre note, ove i processi infiammatori, mediati dalle cellule della microglia, contribuiscono a “potare” in maniera anomala i circuiti neuronali (neurostati) e, dunque, a determinare comportamenti bizzarri (psicostati).
La natura, con la sua anomala distribuzione di cellule della microglia, ha voluto proteggere i maschi dagli effetti delle sostanze analgesiche, rendendoli, allo stesso tempo, più esposti agli effetti delle infiammazioni.
Ai lettori ulteriori interpretazioni.