Se qualcuno dicesse che il cervello può guarire dopo una lesione sembrerebbe fantascienza, ma se dovesse dire che il corpo può guarire dopo una lesione, nessuno resterebbe particolarmente stupito. Infatti, tutti sanno che si può guarire da una frattura ad un osso, come si guarisce quando ci si scotta o si manifesta una piaga, e questo perchè quasi tutte le parti del nostro corpo sostituiscono costantemente le proprie cellule, e “tutti sanno” che il numero dei neuroni in dote ad un cervello adulto resta interamente fissato. Ci hanno spiegato che le cellule epatiche sono costantemente reintegrate, mentre il cervello deve cavarsela con i neuroni presenti alla nascita. Ci è stato detto che le riparazioni vengono effettuate esclusivamente modificando i collegamenti tra cellule nervose e non attraverso la genesi di nuovi neuroni.
Grazie alla scoperta delle staminali del cervello adulto, da esperimenti condotti sui topi, i neuroscienziati hanno dedotto che il nostro cervello produce 500 nuove cellule nervose ogni ora della nostra vita. Le cellule staminali sono presenti, soprattutto ma non esclusivamente, nella zona periventricolare dei ventricoli cerebrali laterali e vicino agli ippocampi (nicchie germinali). Pertanto, nuove conoscenze ci portano ad affermare che, il cervello ha proprietà rigenerative. Affermazione sempre più corretta, qualora dovessimo considerare che, le cellule della glia, nel corso di malattie neurodegenerative, sono prodotte ex novo.
A questo punto sorge spontanea una domanda. Se il cervello è capace di produrre nuove cellule nervose in corso di processo morboso, perchè, nella maggioranza dei casi, questo processo risulta non ottimale ai fini clinici?
Negli ultimi anni gli scienziati stanno comprendendo che la reazione infiammatoria che accompagna i danni al cervello è di per sè un impedimento alla formazione di nuovi neuroni, anche perchè contribuisce alla formazione di gliosi reattiva (cicatrici del tessuto nervoso), determinando la morte delle cellule nervose.
Appare sempre più chiaro come l’imperfetta rigenerazione neuronale dipenda dal sistema immunitario, che può con il suo intervento determinare vantaggi (eliminazione di sostanze pericolose e danneggiate), ma può anche causare danni ulteriori al tessuto nervoso (per la sua iperattività). In effetti, in risposta ad un evento infiammatorio, il sistema immunitario rimane sempre in bilico tra la necessità di eliminare il pericolo e la quantità di tessuto da colpire.
Quello che emerge da queste nuove conoscenze è che, tra il sistema deputato a generare l’organismo (cellule staminali) e quello deputato a difenderlo (sistema immunitario), vi è una stretta collaborazione.
Come ho già scritto in altri articoli del blog, fino a qualche anno fa, si pensava che il Sistema Nervoso fosse un sito immuno-privilegiato.
Tale concetto si è rafforzato nel corso degli anni, grazie agli studi, che sembravano evidenziare :
1) il cervello non aveva vasi linfatici (principale trasportatore di cellule immunitarie negli organi)
2) il cervello non contiene cellule capaci di riconoscere antigeni o corpi estranei
3) il cervello non contiene cellule appartenenti al sistema immunitario e provenienti dal sangue
4) il cervello possiede la barriera emato-encefalica per proteggersi dall’invasione di qualsiasi tipo
5) il cervello disponeva di una popolazione di cellule residenti (microglia) con funzioni di difesa vere e proprie.
Tutte queste evidenze, che contribuirono a sviluppare la credenza di un cervello privo di reazione immunitaria, sono state, allo stato, demolite.
Oggi, non solo sappiamo che le cellule immunitarie (linfociti T) sono presenti nel Sistema Nervoso ma, soprattutto, abbiamo conosciuto che, anche nel cervello, quando le due fasi dell’infiammazione non conseguono l’una all’altra, perchè la fase risolutiva non sopraggiunge terminando la reazione dannosa iniziale, il processo infiammatorio diviene cronico ed il tessuto che andava difeso subirà una serie alterazioni, dallo stesso sistema di difesa. Le stesse cellule staminali adulte, in questa fase di infiammazione divenuta cronica, potrebbero perdere la loro efficacia antiinfiammatoria (secrezione di specifiche molecole antiinfiammatorie).
Tutte queste evidenze sperimentali ci spingono ad ipotizzare che, molte malattie croniche del cervello, e tra queste molti dei disordini dello sviluppo neurologico in età evolutiva, possono essere la conseguenza di meccanismi di “riparazione cerebrale difettosi”, piuttosto che eventi dannosi di per sè incontrollabili.
La neuropsichiatria infantile italiana si mostra sempre più distante da queste nuove conoscenze, il tutto a discapito dei bambini con disordine dello spettro autistico.