Come abbiamo visto negli ultimi due articoli del blog, le nostre “abilità cognitive”(linguaggio, scrittura, lettura, capacità di comprendere metafore e barzellette, ecc.) si “fabbricano”. Questo processo di fabbrica viene indicato dalle neuroscienze moderne con il termine di processo di ORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA.
Tale “fabbrica” comincia poco dopo il concepimento e tutti i “mattoni” (neuroni e loro connessioni), messi al posto giusto, risulteranno fondamentali al fine di consentire all’individuo di esprimere quelle “funzioni cognitive tipicamente umane”(modalità umana di astrarre significato).
Non vi sono dubbi che, nel corso dell’evoluzione, vivendo l’organismo in un ambiente notevolmente dinamico, grazie all’adattabilità dei “mattoni” e della circuiteria (plasticità), oltre che a mutazioni casuali vantaggiose, la struttura anatomica dell’edificio (Sistema Nervoso) ha subito modifiche.
Tra queste modifiche, tornando all’esempio dell’articolo precedente (lettura), troviamo quelle verificatesi nella regione del cervello conosciuta come Visual Word From Area, situata, come abbiamo visto, nel solco occipito-temporale sinistro della corteccia visiva (area ASSOCIATIVA, in quanto riceve informazioni sensoriali provenienti da una moltitudine di sottomoduli sensoriali).
Ma questo non significa che leggiamo con quell’area, e nemmeno sarebbe corretto credere che non siamo diventati buoni lettori perchè non abbiamo ereditato il “gene della lettura” che fabbricherà quell’area, o che non siamo buoni lettori perchè non lo sono i nostri genitori.
Per le neuroscienze attuali, la storia evolutiva ed i limiti dell’organizzazione neurologica hanno fatto si che, fra il lobo occipitale e quello temporale si specializzasse un’area con una funzione nuova (riconoscimento di lettere), sostituendo tale nuova funzione ad una pregressa abilità (riconoscimento di impronte sul suolo).
Tale modello interpretativo, conosciuto come modello del “reciclo neuronale”, si basa su un concetto molto caro ai biologi, ovvero al concetto di EXAPTATION (riutilizzo, durante l’evoluzione, di un vecchio meccanismo biologico per un compito completamente diverso da quello originario).
Quello che è diventata certezza, per le scienze del neurosviluppo, è che una buona lettura (come per tutte le abilità cognitive) richiede una “buona fabbrica” (BIOCOGNITIVISMO). Tutte le abilità sensori motorie (dalle saccadi alla capacità di selezionare l’attenzione), dal concepimento in poi, conquistate dal cucciolo d’uomo, determineranno il livello di lettura che sarà raggiunto (lo stesso vale per tutte le altre abilità cognitive).
Allo stesso tempo, quando, grazie all’organizzazione neurologica espressa, il cucciolo d’uomo leggerà, quell’abilità fabbricata trasformerà ulteriormente il suo cervello.
Infatti, confrontando l’attività cerebrale di un uomo che sa leggere con quella di un non lettore troviamo sensibili differenze.
Secondo i neuroscienziati tale risultato si spiega in parte perchè chi legge è abituato a riconoscere la stessa lettera in contesti diversi, cioè in posizioni diverse tra parole diverse ed all’interno della stessa parola (la relazione tra neurostato e psicostato diviene estremamente intima e dinamica).
In termini più semplici, l’uso modifica la struttura che, a sua volta, migliora l’abilità.
POSSIAMO ANCORA “PERMETTERCI” DI PERDERE TEMPO NELLE DIAGNOSI DEI DISORDINI DELLO SVILUPPO NEUROLOGICO (es. autismo, A.D.H.D., dislessia, sindrome di Tourette, ecc.) E, DUNQUE, LASCIARE CHE L’USO “ANOMALO” DEI CIRCUITI NEURONALI CONTRIBUISCA A MIGLIORARE “ I COMPORTAMENTI ANOMALI” PER POI FARE INUTILI E DANNOSE DIAGNOSI DI DEFICIT COGNITIVI?