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I Sensi Umani

Negli ultimi 100.000 anni la specie umana ha compiuto un meraviglioso viaggio, passando da una vita come cacciatore-raccoglitore, ove l’uomo sopravviveva con avanzi di cibo, ad una vita “globalizzata”. Spesso, questa fuga in avanti, viene attribuita a quei due chili di cellule contenute nel nostro cranio. Eppure, è il corpo umano nel suo insieme, ad essere un capolavoro di complessità e bellezza. Una sinfonia di quaranta milioni di miliardi di cellule che lavorano all’unisono. Ma  l’uomo ha dei limiti. I nostri sensi pongono una barriera su quello che siamo in grado di fare.  L’uomo può conoscere solo quello che i propri sensi possono trasdurre. L’umanità intera è affascinata dall’idea di unire biologia e tecnologia al fine di trascendere i propri limiti.

Nel “lontano” 1972 Carl Delacato spiegò, per la prima volta nella storia dell’autismo, questa sindrome in chiave neurobiologica. Per Delacato le stereotipie, il comportamento iperattivo, il ritardo del linguaggio, la chiusura relazionale, le capacità mnemoniche più sviluppate, la scarsa autonomia, la selettività nell’alimentazione o il mettere tutto in bocca,anche le proprie feci, il camminare sulle punte , l’analgesia, l’autolesionismo, sono tutti sintomi e, come tali, dovevano avere una causa comune. Se l’uomo moderno avverte la frustrazione di non poter conoscere ,se non ciò che passa attraverso i propri sensi,  per Delacato il danno neurologico modifica le porte della percezione e, dunque, la via della conoscenza. Ancora una volta, è doveroso ribadire che, in termini terapeutici, i sintomi del bambino autistico sono interessanti solo se vengono utilizzati per capire quale parte di quel sistema nervoso funziona in maniera anomala.

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