Desidero offrire ai lettori del blog una sintesi del mio intervento che terrò, il prossimo 2 marzo, a Cava dei Tirreni (SA), in occasione del IV convegno” DISABILITA’ ED AUTISMO.”
Il titolo dell’intervento è :” IL NEUROSVILUPPO.”
“Non ci sono dogmi che non possono essere demoliti o conoscenze scientifiche che non vadano di continuo aggiornate”.
Lo scopo della mia relazione è quello di contribuire a demolire il dogma che afferma che l’AUTISMO provochi la chiusura relazionale, le turbe caratteriali e del comportamento, il deficit del linguaggio. Il termine autismo è solamente un’etichetta diagnostica, in quanto tale non può causare alcunchè. Le conoscenze scientifiche attuali, anche se richiedono continui aggiornamenti, ci consentono di dare un significato alla moltitudine dei sintomi autistici in termine di anatomia e fisiologia del Sistema Nervoso. Questo dato può agevolare la scelta dei percorsi terapeutici, di volta in volta indicati.
Le neuroscienze devono rappresentare il faro, ovvero il punto di riferimento capace di traghettarci verso una nuova rotta.
Basti pensare alle ultimissime scoperte nel campo delle neuroscienze (neurogenesi anche nel cervello adulto, plasticità neuronale al di fuori del periodo critico, ruolo della microglia nella regolazione della barriera emato-encefalica, collegamento diretto tra cervello e sistema immunitario per la presenza di vasi linfatici), per ritenere il comportamentismo (fermarsi ad osservare la relazione tra lo stimolo e la risposta) definitivamente defunto.
In merito a tutto questo si avverte l’esigenza di dare luce ad una nuova era, ove le problematiche comportamentali dello sviluppo vengano trattate in chiave neurobiologica evolutiva.
Affrontare i disturbi dello spettro autistico secondo un approccio neurobiologico evolutivo significa sostenere che la percezione, come la coscienza, sono il prodotto della selezione naturale. Pertanto, non è stata la percezione o il pensiero, nè tantomeno la coscienza, a determinare la complessità del nostro Sistema Nervoso (abbandonate le ipotesi modulari o cognitiviste non possiamo spiegare come questo possa essere successo), ma la complessità dell’Organizzazione Neurologica dei nostri cervelli, selezionatasi nel corso dell’evoluzione, a generare la nostra percezione e la nostra coscienza. Dunque, la percezione, come la coscienza, risultano associate a strutture biologiche e dipendono dagli stati funzionali generati da strutture anatomiche. La sfida immediata è quella di definire tali strutture anatomiche e fisiologiche attraverso la corretta osservazione dei “comportamenti-problema” e non quella di dare un punteggio a tali disordini.
Con il termine neurosviluppo intendiamo indicare i cambiamenti di queste strutture nervose, in termini anatomo-funzionali, sotto la spinta della selezione esperienzale (darwinismo neuronale).
Con il termine Organizzazione Neurologica intendiamo indicare quel complesso processo, attraverso il quale, da un’informazione genetica, sotto la spinta di fattori epigenetici, il nostro Sistema Nervoso si modella (apprende), fino a consentire le nostre abilità mentali.
Gli studi recenti, effettuati sui mammiferi e non sulle rane, hanno capovolto il ruolo genetica/ambiente nel processo di Organizzazione Neurologica.
La sfida odierna è comprendere come genetica ed epigenetica interagiscono nel corso del neurosviluppo.
L’infanzia, pertanto, rappresenta il periodo in cui l’ambiente agisce su di noi consentendoci di diventare quelli che siamo (biocognitivismo).