Nell’ultimo articolo abbiamo iniziato a conoscere le terminazioni nervose, sia sensoriali che motorie. Per quanto riguarda le prime abbiamo trattato i recettori tattili, ovvero quelle strutture capaci di trasdurre informazioni dal mondo, oltre che informazioni che generano dal nostro corpo, per trasferirle ad una specifica via nervosa, al fine di assumere un “significato”. Abbiamo appreso che, fin dalle prime fasi del processo di conoscenza, l’astrazione assume un grandissimo significato. Infatti, l’informazione sensoriale che “eccita” i recettori sensoriali è eccessivamente specializzata e, pertanto, sin dall’inizio richiede integrazione. Inoltre, abbiamo conosciuto che i recettori possono essere a rapido ed a lento adattamento. Pertanto, chi si occupa di neuroriabilitazione deve conoscere che l’esercizio neuroriabilitativo deve avere una specifica durata (tale caratteristica è rafforzata dall’ esauribilità chimica della forza sinaptica).
Adesso passeremo a trattare quelle cellule capaci di ricevere l’informazione proveniente dai recettori sensoriali al fine di regolare la risposta adattiva a tali stimolazioni: i NEURONI.
Alla fine del XVIII secolo (1797) , con la scoperta dell’elettricità animale, nasce l’elettrofisiologia, grazie a Galvani che, con il suo esperimento, dimostrò che energia elettrica era immagazzinata nella fibra nervosa vivente, a riposo. Va detto subito che mentre la proprietà di accumulare energia elettrica a riposo è una proprietà generale della cellula vivente, la capacità d’utilizzare questa energia durante l’attività per la produzione dei potenziali d’azione trova la sua espressione nel tessuto nervoso, in quello muscolare e nel cuore.
Cartesio, filosofo francese capace di influenzare il pensiero occidentale fino ai nostri giorni come pochi altri, nato due secoli prima (1596), riteneva che un’energia extracorporea (res cogitans) fosse capace di regolare e dirigere questa, a suoi tempi ipotetica, energia corporea (res extensa).
Nel 1896 Sigmud Freud enuncia una sua teoria, secondo la quale, “pulsioni” che si generano nella parte più profonda del nostro S.N.C. “gestiscono” l’energia somatica. All’epoca il cervello era considerato una massa gelatinosa, non formata, a differenza di tutti gli altri organi, da unità anatomiche, fisiologiche e genetiche: le cellule.
Nel 1907, un ricercatore italiano ( Golgi) ed uno spagnolo (Ramon y Cajal) scoprono che il cervello, come tutti gli altri nostri organi, è costituito da cellule nervose o neuroni. Sono queste cellule che generano quell’energia nervosa (potenziali d’azione) che consentirà all’organismo di assumere comportamenti adattivi verso le stimolazioni sensoriali provenienti, sia dal corpo, che dal mondo esterno.
I neuroni si trovano soprattutto nella sostanza grigia del S.N.C., oltre che negli organi di senso, nei gangli del S.N.P. e nel connettivo di alcuni organi (intestino).
Di varia grandezza e di aspetto multiforme essi hanno almeno uno, due o, più spesso, molti prolungamenti. La forma dei neuroni varia molto a seconda della loro sede che, a sua volta, ne determina la funzione. I prolungamenti dei neuroni sono di due tipi, detti rispettivamente dendrite e neurite.
I dendriti, che si dipartono in numero vario dal corpo cellulare, hanno la medesima struttura di quest’ultimo e, dunque, contengono neurofibrille, mitocondri, sostanza di Nissl. Essi sono relativamente più spessi nel tratto che emerge dal corpo cellulare e diventano poi sempre più sottili mentre acquistano un aspetto arborescente. Il ripetuto ramificarsi dei dendriti comporta un forte aumento della superficie totale del neurone.
L’assone è sempre unico e può raggiungere la lunghezza di circa 1 metro (nervo sciatico). E’ meno spesso del dendrite, con un diametro uniforme dalla sua origine fino alla sua espansione distale. Esso si biforca raramente lungo il suo decorso, che sovente è rivestito da mielina. Ogni neurone al termine della differenziazione (passaggio da neuroblasta a neurone nel corso dell’embriogenesi) possiede almeno un assone.
Attraverso questi prolungamenti i neuroni comunicano tra di loro. In effetti, tutta la fisiologia del sistema nervoso centrale si basa sull’esistenza di connessioni funzionali fra neuroni. L’attività dei neuroni sarebbe del tutto priva di significato se essi non avessero la capacità di comunicare fra loro. Il punto in cui un neurone si mette in rapporto con un altro neurone, influenzandone l’attività, è detto SINAPSI.
La sinapsi rappresenta l’argomento del prossimo articolo, consapevoli che siamo arrivati al “cuore” del nostro interesse: il neurosviluppo e le sue anomalie.