In questo mese di giugno il blog ha focalizzato l’attenzione sullo studio delle memorie, secondo l’approccio neurobiologico, evidenziando alcuni punti fondamentali per poter comprendere i disordini delle memorie nei bambini con disturbo dello spettro autistico.
1)La memoria non è una cosa o una sostanza, bensì un processo o un’attività del Sistema Nervoso e come tale deve essere compresa.
2) Non esiste, nel nostro cervello, un’area abilitata a conservare le nostre memorie. Pertanto, non esistono persone con una “buona” o una “cattiva” memoria in merito allo sviluppo di quest’area. Le memorie sono distribuite in tutto il nostro Sistema Nervoso. Infatti, le memorie prendono origine dalle sinapsi, più precisamente dalle stimolazioni SINCRONIZZATE delle sinapsi. Dunque, possiamo incontrare persone con disorganizzazione delle sinapsi che, consequenzialmente, manifesteranno disordine delle memorie (manifesteranno difficoltà a dimenticare alcuni particolari e difficoltà a ricordarne altri, in base alla connettività sinaptica nelle differenti aree cerebrali). In altri termini possiamo affermare che, le differenti capacità di apprendimento/memoria, per le moderne neuroscienze, sono determinate dal modo in cui i neuroni sono reciprocamente connessi.
3)Tutto ciò che apprendiamo si risolve in una modificazione complessiva dell’architettura sinaptica del nostro Sistema Nervoso, pertanto, il passato influenza più o meno indirettamente il funzionamento del cervello dell’ individuo, esaltando in tal modo il ruolo delle memorie nel processo di apprendimento.
4)Le memorie sono strettamente connesse alle percezioni ed all’apprendimento.
5)Le memorie, pur ricoprendo un ruolo fisso e fondamentale nell’ambito dell’apprendimento, “registrano” una parte relativamente piccola degli eventi della nostra vita, che si abbia o meno intenzione di apprendere. Le memorie non dipendono dall’intenzione di ricordare gli eventi passati, è sufficiente che questi ultimi entrino, come esperienza sensori-motoria o come corrispondente attività elettrica cerebrale, nei nostri circuiti cerebrali selezionatisi dalle precedenti esperienze.
I punti sovraindicati rappresentano, come ricordato, la base biologica per un approccio ai disordini delle memorie nei soggetti autistici e prendono origine dalla teoria del darwinismo neuronale di Gerald Edelman. Le ricerche di Edelman chiarirono la natura della percezione e della memoria e la loro relazione profonda con l’attività motoria dell’individuo. Tutte le ricerche di Edelman hanno suggerito che la percezione, la memoria ed il concetto, non sono funzioni cerebrali autonome, bensì rappresentazioni neuronali selezionatesi grazie all’attività motoria espressa dall’organismo. Grazie all’esperienza i gruppi neuronali si organizzano in mappe. TUTTE LE MAPPE SONO CONNESSE A UN OUTPUT MOTORIO E A UN INPUT SENSORIALE.
PERCEZIONE E MEMORIA NON POSSONO CHE FAR PARTE DELLO STESSO PROCESSO UNITARIO.
Nel prossimo mese il blog approfondirà questi concetti, al fine di far comprendere che, tutte le anomalie comportamentali dei soggetti con disturbo dello spettro autistico prendono origine da anomalie del processo di organizzazione neurologica e, dunque, da anomalie delle percezioni e delle memorie. Pertano, i loro comportamenti sono altamente ADATTIVI. Etichettarli “comportamento problema” evidenzia esclusivamente che il tecnico ha un grosso problema: NON CONOSCE LE BASI BIOLOGICHE DEL PROBLEMA CHE STA’ AFFRONTANDO.