Mattia è un bellissimo ragazzo affetto da disturbo dello spettro autistico di sedici anni. I suoi genitori, come i suoi insegnanti ed i compagni di classe, sono costantemente terrorizzati da un aspetto del suo bizzarro comportamento. Mattia all’improvviso, senza cause apparenti, comincia a “sbattere” la testa sulle pareti.
Sbattere la testa sul muro o su altre superfici solide (pavimento, macchine, tavoli), quando presente, rappresenta uno dei segni più drammatici di tutto il corredo sintomatologico della sindrome autistica.
Tale comportamento può manifestarsi, in soggetti autistici adulti che vivono da anni in istituti, come in giovanissimi che vivino in ambito domestico; nei maschi, come nelle femmine.
Questa anomalia comportamentale provoca profonda frustrazione nei tecnici poichè molte strategie terapeutiche falliscono.
Tale fallimento, allo stesso tempo, non deve impedirci di fare alcune considerazioni scientifiche, con l’augurio che una migliore comprensione della patogenesi possa contribuire a formulare proposte terapeutiche vantaggiose.
La psicologia cognitiva e la filosofia della mente hanno sistematicamente ignorato che il corpo ha un accesso diretto, incondizionato, al sistema nervoso. Allo stesso tempo, il corpo dà libero accesso al sistema nervoso e, come conseguenza di questa informazione che il corpo offre al cervello sul proprio stato, il corpo viene immediatamente modificato.
Appare a tutti noi evidente che nulla di questo è comparabile con quanto avviene tra il nostro sistema nervoso ed i sensi a distanza, ovvero con ciò che udiamo e vediamo.
Dunque, il sistema nervoso è dentro l’organismo, ma non lo è nello stesso modo in cui ci troviamo noi dentro una stanza (separati).
A differenza della scienza cognitiva, la neurobiologia evolutiva si fonda sul fatto che il sistema nervoso interagisce con diverse parti del corpo tramite vie neurali, distribuite in ogni parte del corpo, e tramite molecole che viaggiano nel sangue ed accedono direttamente al sistema nervoso in alcune aree sprovviste di barriera emato-encefalica (area postrema, situata sul pavimento del IV ventricolo, a livello del tronco cerebrale, e gli organi circumventricolari, situati ai margini dei ventricoli laterali) e, dunque, luoghi di libera circolazione.
Se dovessimo separare il sistema nervoso dal corpo, importante limite dei cognitivisti, non ci resterebbero altro che aride catene d’immagini sensoriali del mondo esterno, vale a dire le visioni, i suoni, i contatti, gli odori, i sapori, più o meno concreti o astratti, derivanti dalla percezione reale o richiamati dalle memorie.
Invece, il cervello è un intermediario permeabile tra il mondo esterno (reale o memorizzato) ed il corpo.
Quando il corpo risponde a messaggi neuronali che lo inducono ad accelerare la respirazione o il battito cardiaco, a secernere una particolare sostanza chimica o a contrarre particolari muscoli scheletrici, esso sta modificando diversi aspetti della sua “configurazione fisica”. In quello stesso attimo, il cervello genera rappresentazioni neuronali delle geometrie modificate del corpo. Gli psicostati di tali nuove configurazioni neuronali (definiti da Damasio sentimenti, ovvero ciò che sento dal mio corpo) avranno una grande responsabilità nella guida dei nostri comportamenti.
Quando vediamo un volto che descriviamo affascinante, il sentimento affascinante è l’esito di una rapida trasformazione dello stato del nostro organismo. Questa trasformazione consiste di un complesso di azioni, quali il rilascio di specifiche molecole in certe zone del sistema nervoso centrale o il loro trasporto a diverse aree nervose ed al corpo, che, in ultima analisi, modificheranno il calibro dei vasi sanguigni e degli organi tubulari, oppure distenderanno i muscoli e varieranno il ritmo della respirazione e del cuore.
Quando vediamo un volto che descriviamo affascinante significa che si è modificata la nostra omeostasi di fondo.
Questo significa che ogni percezione, come ogni memoria, oltre a richiedere l’attivazione di specifiche aree corticali (circuiti talamo-corticali, aree associative secondarie e terziarie), richiede l’attivazione di gruppi di neuroni ipotalamici, dell’amigdala, della regione del nucleo accumbens e del tronco cerebrale (nucleo parabrachiale e nuclei del grigio periacqueduttale).
Questo insieme di regioni sottocorticali è presente nei vertebrati e negli invertebrati, ma assume un rilievo particolare nei mammiferi.
Possiamo dire che, l’evoluzione ha costruito queste aree nervose per gradi, facendo dipendere buona parte degli aspetti dell’omeostasi, anche quelli correlati al comportamento sociale, da questo insieme di strutture sottocorticali.
Per la biologia evolutiva, non solo la cura e l’accudimento della prole, ma anche la potente socialità (puntello essenziale per l’intelletto di Homo sapiens) con i comportamenti che la regolano, ha avuto origine da processi neuronali più semplici di creature primordiali. In parole pratiche possiamo dire che, la socialità fa parte dell’armamentario dell’omeostasi.
Nella seconda parte dell’articolo proverò a chiarire come l’attenzione, l’apprendimento, la ricategorizzazione percettiva, l’immaginazione, possono essere compromessi qualora l’integrità dell’organismo dovesse essere compromessa da una lesione o disfunzione più o meno nota.
Infine, tutto questo potrebbe rappresentare un primo scalino su cui costruire un progetto terapeutico per “prenderci cura” dei comportamenti anomali di Mattia, tra i quali “sbattere la testa sui muri”.