Anche se le discipline biologiche ci fanno comprendere sempre meglio che i geni non decidono del nostro futuro, l’opinione pubblica continua a sopravvalutare la genetica (spinta molto dall’atteggiamento di alcuni professionisti) arrivando a credere che il destino di ognuno di noi sia scritto nei propri geni.
Ovviamente, non sfuggono da questa “credenza” molte malattie di interesse neurologico (Alzheimer, disturbo bipolare, schizofrenia, autismo, ecc.), con il grosso rischio che, focalizzando le attenzioni esclusivamente sul fattore genetico (predisposizione), si perdono di vista i fattori di rischio (scatenanti).
Ad esempio, affermare esclusivamente che: quando uno dei due gemelli è schizofrenico, il fratello o la sorella avranno il 50 per cento di probabilità di esserlo nel caso di gemelli omozigoti (stesso patrimonio genetico), contro il 10 per cento dei gemelli eterozigoti, significa ignorare, “gravemente”, che il consumo di cannabis durante l’adolescenza regola in quale percentuale quel ragazzo sarà collocato.
D’altronde, identificare i fattori di rischio consentirebbe di fare enormi passi in termine di prevenzione; senza dimenticare che, nel caso dei disturbi dello spettro autistico, l’identificazione dei fattori di rischio consentirebbe di fornire utili informazioni ai genitori sul come “fornire”quelle stimolazioni sensori-motorie che potrebbero cambiare drasticamente la prognosi dei loro cuccioli.
Infatti, le neuroscienze moderne hanno definitivamente chiarito che, fin dalla nascita le esperienze sensoriali legate all’udito, alla vista, al gusto, all’olfatto, alla temperatura corporea, al con-tatto necessitano delle cure parentali per essere integrate.
Pertanto, il blog “autismo fuori dagli schemi” intende dedicare sempre più attenzioni a tutti gli studi e le ricerche sulla glia e su quelle anomalie del neurosviluppo secondarie alle disfunzioni della sostanza bianca.
A tal proposito voglio ricordare che le cellule gliali (macroglia e microglia) svolgono una importantissima funzione di supporto strutturale, oltre che di difesa, nei confronti delle cellule nervose o neuroni.
Di recente, un importantissimo studio ha dimostrato che la funzione di “DIFESA” della microglia è determinante nei processi di insorgenza delle neurodegenerazioni tipiche di alcune gravi patologie.
Infatti, si è visto che, uno dei fattori che avviano e fanno progredire la degenerazione neuronale è proprio l’interruzione di speciali “check-point immunitari”che, di norma, vengono utilizzati dalle cellule della microglia per difendere il cervello da intossicazioni e da infezioni.
Inoltre, le ricerche scientifiche attuali dimostrano che, anche nel “NEUROSVILUPPO”, il ruolo delle cellule gliali rispetto ai neuroni non è affatto di secondaria importanza.
Infatti, di recente, presso il Salk Institute in California, è stata isolata una proteina secreta dagli astrociti (Chrdl1) che aumenta e stabilizza le connessioni tra le cellule nervose nel corso dello sviluppo, regolando così il processo di neuroplasticità.
Anche la clinica, grazie al supporto delle neuroimmaging, testimonia il ruolo importante delle cellule gliali nel processo di neurosviluppo.
Infatti, circa il 5 per cento dei bambini, tra i 2 ed i 6 anni, è affetto da balbuzie, cioè presentano un’alterazione del naturale scorrere del linguaggio in più del 10 per cento delle parole, come ripetizioni di sillabe e parole (pa-pa-pa.palla), prolungamento dei suoni (ccccccc-castello), e blocchi completi del flusso respiratorio o della produzione dei suoni.
Questa alterazione del naturale scorrere del linguaggio sovente si traduce in sforzi e reazioni emotive da parte del bambino capaci di provocare “disagi psicologici”.
Sino a non molto tempo fa, tali conseguenze (dinamiche emotive) venivano considerate la causa del problema e, dunque, nessun interesse veniva manifestato verso il neurosviluppo del bambino balbuziente.
Grazie allo sviluppo delle tecniche di neuroimmaging si è potuto stabilire che, la balbuzia è legata ad alterazioni dei circuiti cerebrali, ovvero, ad alterazioni delle fibre che connettono tra loro le diverse aree cerebrali (sostanza bianca).
La ricerca ha inoltre permesso di stabilire che, nel cervello delle persone con balbuzia vi è un disordine del cablaggio nei centri del linguaggio (emisfero sinistro) e, nello specifico, nelle aree che esercitano un controllo motorio sul linguaggio. Tale area è anche responsabile del controllo dei movimenti della mano destra (per chi vuole approfondire il significato antropologico di tale scoperta consiglio la lettura del testo: Dalla mano alla bocca di Michael Corballis).
Di notevole interesse scientifico, inoltre, è l’aver visto che nei bambini balbuzienti, sottoposti a terapie specifiche, si verificano modifiche delle connessioni nelle aree del linguaggio nell’emisfero sinistro a mano a mano che regredisce il disturbo (neurostato/psicostato).
Questo ricablaggio dei circuiti neuronali indica che, grazie alla plasticità neuronale, si possono rimappare i circuiti, specie se l’intervento abilitativo dovesse essere estremamente precoce.