Gli anatomisti sapevano tutto.
Negli ultimi due giorni mi sono abbondantemente soffermato(anche se non sufficientemente per poter capire bene)
sul fatto che, visto il profuso albero dendritico dei neuroni della F.R., le vie ascendenti (periferia- talamo-cortecce sensoriali primarie), nel corso del loro tragitto (è più corretto dire “i potenziali d’azione che scorrono lungo queste vie nervose”), inevitabilmente, convergono su queste cellule nervose. Appare evidente che queste differenti vie ascendenti mandano, sui neuroni della F.R., collaterali che trasportano messaggi nervosi di genere diverso tra loro. Pertanto, sulla stessa cellula nervosa della F.R. convergono potenziali d’azione veicolati da vie visive, uditive, propriocettive, dolorifiche, termiche,ecc.. Questi segnali elettrici, generatisi dalle sinapsi tra collaterali ascendenti ed i vari dendriti della cellula nervosa della F.R. vengono convogliati verso il corpo cellulare di questo neurone ove si sommano e generano un messaggio finale di tipo cross-modale (è il frutto delle informazioni provenienti da vie anatomiche differenti), ovvero privo di identità sensoriale, la cui valenza è quella di attivare l’intera corteccia cerebrale a fronte dell’esposizione dell’individuo ad intense e/o inusuali stimolazioni ambientali esterne o provenienti dallo stesso corpo (enterocettive).
In termini comportamentali tutto questo significa che, se quando hanno grattato sulla lavagna con le unghie ho provato dolore fisico (ricordate la nostra amica Temple Grandin), ogni qualvolta vedo una lavagna o solamente le unghie di quella persona la mia corteccia cerebrale, e come vedremo tra poco anche il mio tono muscolare, è in condizione di massima allerta, nonostante l’assenza dello stimolo uditivo fastidioso.
In termini evolutivi, questo fenomeno consente di produrre un’attivazione neuronale di fondo che è necessaria a produrre risposte che, successivamente al riconoscimento specifico dello stimolo, si organizzeranno in modo altrettanto specifico ed adeguato (adattivo). In parole semplici, qualora una bambina, con lo stesso problema di Temple Grandin, dovesse trovarsi in un’aula ove c’è l’abitudine di grattare le unghie sulla lavagna, grazie ai 3,5 miliardi di anni di congegni biologici ereditati da quella bambina, potrebbe proteggersi mettendo in atto comportamenti ADATTIVI anticipatori (es. scappare fuori dall’aula). Purtroppo, frequentemente sorge un PROBLEMA, la maestra o l’educatrice o la psicologa o il medico, non facendo riferimento al S.N.C. di quella bimba, ma al suo comportamento, resteranno lontani dalla reale comprensione di quel comportamento adattivo.
Questa osservazione clinica che vi ho presentato assume un significato scientifico ancora maggiore qualora fate vostra un’altra caratteristica anatomo-funzionale della F.R..
Mentre con le sue fibre ascendenti la F.R. attiva elettricamente la corteccia cerebrale al risveglio e quando nell’ambiente che ci circonda c’è un segnale sensoriale non abitudinario, con le sue proiezioni discendenti, la F.R., modifica l’attività dei motoneuroni spinali o 2° neurone di moto(l’abbiamo letto giorno 27) da un basso ad un alto grado di eccitazione e da un basso ad un alto grado di reclutamento, promuovendo il passaggio dall’ipotonia del rilassamento ad un tono sostenuto per la risposta motoria coerente con lo stato di allerta.
Inoltre, altri rami discendenti provenienti da ramificazioni caudali dei neuroni della F.R. possono modulare la trasmissione centrale delle afferenze sensoriali, riducendole nel sonno ed incrementandole quando siamo svegli, per un’azione diretta sulla zona del midollo spinale ove il nervo spinale (branca sensoriale) vi accede.
Per ultimo, ma non ultima, voglio fare un accenno anche sull’importanza della F.R. nel generare le risposte complesse del sistema nervoso che regolano l’omeostasi. La F.R. del tronco encefalico, insieme all’ipotalamo, rappresenta il sistema elettivo per regolare l’attività del neurone radicolare orto e para-simpatico (via finale comune vegetativa).
Senza dubbio, si può affermare che la F.R. è la più antica parte del nostro S.N.C. capace di modulare il comportamento, mettendo a disposizione dell’intero corpo e, dunque, preparando l’organismo alla migliore risposta in quel contesto. Svolge questa importantissima funzione poichè ha la “struttura”per comunicare con il corpo (muscolo-scheletrico e vegetativo), con tutte le afferenze sensoriali, con altre strutture del S.N.C., compresa la corteccia cerebrale, che viene aspecificamente ma efficacemente attivata dalla F.R..
Saranno, successivamente, i circuiti corticali a regolare il flusso di informazioni talamiche per dare specificità (identità o significato) a quei messaggi sensoriali o informazione nervosa.
Per concludere questo viaggio all’interno del S.N.C., e della F.R. che degnamente ne fa parte, voglio riportare testualmente quanto publicato dai professori F. Fornai e M. Ferrucci nel testo anatomia funzionale della formazione reticolare nel tronco encefalico dell’uomo (testo a cui, come detto in precedenza ho fatto più che riferimento, e che andrebbe studiato anche da tutti coloro che vogliono trattare scientificamente l’autismo): “la particolare struttura della F.R. rappresenta anche il substrato anatomico ideale per realizzare un grado elevato di plasticità neurale. Infatti, le cellule nervose della F.R. sono altamente modificabili. Questa plasticità anatomica rende possibile: la capacità di adattarsi velocemente a stimolazioni ambientali monotone che non trasportano elementi di novità e salienza per l’individuo. La capacità di potenziare connessioni sinaptiche COMPENSATORIE laddove vengano perse connessioni anatomiche di vie specifiche ascendenti e discendenti”.
Chiedo scusa, per il mio entusiasmo, a chi sta leggendo queste righe.
Questo, per me, è cibo caduto dal cielo.
A domani.
Non credo che un blog debba eccedere in riferimenti bibliografici, ciò nonostante vi segnalo 2 articoli scientifici fondamentali per iniziare a “pensare” ad una teoria del cervello applicata all’autismo.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3148184/
https://www.jneurosci.org/content/26/28/7348