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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica) 3° giorno del nuovo inizio

Continuazione di ieri

Ancora una volta l’antropologia e la psicologia dello sviluppo si mostravano i miei alleati più preziosi (ovviamente con l’anatomia e la fisiologia del sistema nervoso). 

Intorno ai 7/8 mesi di vita, utilizzando il corpo (avendo provato ad arrampicarsi su un adulto ed essendo stati presi in braccio, in seguito alzano le braccia verso l’adulto, con sorriso o pianto, con l’imperativo di essere ripresi) i cuccioli d’uomo fanno richieste imperative (anche quando fanno cadere un oggetto e vogliono che l’altro lo rialzi). 

 Intorno ai 12 mesi di vita, con il dito indice (non più con l’intera mano) iniziano a condividere l’attenzione su situazioni esterne. 

Questo significa che in quella fase del suo neurosviluppo, tra il 12° ed il 14° mese di vita, il cucciolo d’uomo apprende (sperimenta) che può indurre l’altro a condividere l’attenzione per una cosa (relazione triadica), o, addirittura, potrebbe dirigerla, con la mimica, su sè stesso. 

Tutti sono a conoscenza che, nelle sue espressioni tipiche, l’autismo si “tipicizza” per una difficoltà nell’indicare. 

Che cosa deve accadere in un cervello di cucciolo d’uomo per poter indicare? 

Ecco la vera domanda. 

Questa domanda per prima cosa mi ha portato, e può portarci, ad un cambio di “prospettiva”: non è importante conoscere a quanti mesi il cucciolo d’uomo deve parlare, è importante cosa deve fare per poter poi parlare. 

Per poter usare le parole il cucciolo d’uomo non solo deve sincronizzare due differenti stimoli sensoriali (udito: palla, con vista: palla), cosa che comincia a fare intorno ai 7,8 mesi di vita, ma deve (ovviamente oltre a questo) comprendere che la parola è un qualcosa che l’adulto usa per dirigere la SUA ATTENZIONE (soggettivo) verso l’oggetto (la palla). 

 Inoltre, attraverso le parole, la stessa cosa (dirigere l’attenzione) potrebbe farla LUI con l’altro. 

E’ in questo passaggio che emerge l’AUTISMO (molte mamme mi riferiscono che i propri figli precocemente usavano parole e poi smettono intorno ai 15 mesi). 

Ancora una volta siamo ritornati alla condivisione dello sguardo, all’indicare, alla “genesi della prospettiva”. 

Ho raccolto troppi dati per poter continuare a trascurare un punto fondamentale. 

 Prima di trasdurre il mondo esterno, visivo o uditivo, gustativo o olfattivo, il Sistema Nervoso ha dovuto trasdurre i segnali provenienti dal corpo che lo conteneva. 

Alla fonte della nostra coscienza (conoscenza) c’è proprio la nostra capacità di “sentire” il corpo, e tutto quello che conosceremo sarà sempre in relazione ad esso ed al suo servizio.  

Come procede questa conoscenza del proprio corpo in un bambino con disturbo dello spettro autistico? 

Siamo sicuri che l’interazione corpo/cervello in un bambino con autismo sia tipica? 

Per quanto sia complesso, lo studio anatomico del cervello è molto ordinato e preciso (anatomia). 

Tutte le informazioni che vanno dal corpo al cervello e dal cervello al corpo sono tracciabili (vie ascendenti e discendenti). Addirittura possiamo tracciare da quale parte del corpo parte l’informazione e in quale parte del cervello arriva, e viceversa (organizzazione topografica). 

Questo significa che, se dovessimo applicare uno stimolo (termico, dolorifico, vibratorio, da stiramento di un fuso neuromuscolare, ecc.) sensoriale su una parte del corpo di una persona, potremmo seguirlo passo passo sia nel suo viaggio verso il cervello (via ascendente) che nel viaggio della risposta cerebrale da esso evocata (via discendente). 

Applicando questo concetto, durante lo scorso mese, ho voluto ristudiare il ruolo che svolgono le vie afferenti (somato-sensitive) ed efferenti (tratto cortico-spinale), oltre al ruolo che svolgono importanti sistemi di feedback sensori-motori quali il cervelletto ed i gangli della base. Ho seguito con le lettrici ed i lettori del blog “autismo fuori dagli schemi” l’input somato-sensitivo mentre passava per lo specifico nucleo talamico e mentre, da questo nucleo, veniva proiettato alle specifiche cortecce cerebrali, in particolare nel IV strato della corteccia cerebrale posta immediatamente dietro alla scissura di Rolando. Lo abbiamo ancora seguito mentre la corteccia motoria primaria proiettava verso i nuclei motori spinali o del tronco per “dare” una risposta allo stimolo. 

Nessuna delle disconnessioni, in qualunque parte di questo macro-circuito, poteva generare una clinica simile a quella dell’autismo. 

Potevo abbandonare il tutto. Ma dove sarei andato? 

 Quell’ipotesi (la risposta agli autismi sta nel cervello delle persone con autismo) era il “tutto” per me! 

Dovevo solamente capire meglio cosa stavo cercando. 

Non stavo cercando la spiegazione di un quadro clinico secondario a disconnessione. 

Stavo cercando COME possa generarsi un quadro clinico secondario ad un disordine del neurosviluppo. 

Per questo motivo, dovevo cercare le risposte all’interno dell’anatomia e della fisiologia della formazione reticolare (con molta probabilità i nuclei del rafe o nuclei serotoninergici), del nucleo reticolare del talamo (Gabaergico), del VI strato della corteccia cerebrale somato-sensitiva (Glutammatergico), del II e III strato delle colonne delle cortecce sensoriali che trasmettono le informazioni del corpo e del mondo in ogni angolo dei nostri emisferi cerebrali. 

Sono queste le aree del nostro cervello che svolgono principalmente una funzione aspecifica ma importantissima: la SELEZIONE. 

Ora tutto mi appariva un pò più chiaro. 

Quando i circuiti della selezione non svolgono bene la propria funzione, specie se nelle prime fasi del neurosviluppo (un’ipotesi potrebbe essere che nel bambino con autismo questa funzione salta quando gli strati VI delle cortecce cerebrali devono esercitare, con la loro fibre glutammatergiche  a feedback, un controllo inibitorio sulle strutture talamiche e della F.R.),potrebbe generarsi un anomalo processo di apprendimento, favorito, ulteriormente, da un disordine compensativo delle connessioni corticali associative (strati II e III delle colonne corticali). 

 Pertanto, molti sintomi potrebbero dipendere specificamente da questo. 

 Moltissimi altri sintomi potrebbero rappresentare un processo compensativo (un es. potrebbe essere la loro abilità con gli smartphone) e potrebbero facilmente condurre il clinico fuori strada (confondere un comportamento adattivo con un comportamento problema). 

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