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La diagnosi differenziale tra il Sè dissociato ed il Sè disorganizzato

Le basi neurobiologiche del ragionamento e della decisione: diagnosi differenziale tra il SE’ dissociato o frantumato ed il SE’ disorganizzato, secondo un approccio neurobiologico-evolutivo.

Tra i fumatori occasionali (meno di una sigaretta al giorno) solo il 15% pensa che da lì a 5 anni diventerà un fumatore accanito. Mentre lo diventerà il 43% di loro.

Tra i fumatori accaniti solo il 32% pensa che nei prossimi 5 anni lo sarà ancora. Mentre il 70% continua a fumare.

Appare evidente a tutti che, non c’è bisogno di essere un uomo di scienza per intuire che la consapevolezza non ha alcun primato all’interno della vita della nostra mente; così come, la nostra mente non può essere riconducibile alla consapevolezza (limite del cognitivismo).

Ma è pur vero che, nel 2019 le osserva...

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Dare fondamenti biologici all’autismo

Il termine autismo fu utilizzato per la prima volta nel 1908 da Eugen Bleuler che lo aveva riferito ad una particolare forma di isolamento dal mondo, sintomo tipico della schizofrenia.

Nel 1943, il dottor Leo Kanner che all’epoca lavorava presso il Johns Hopkins hospital di Baltimora, lo riprese per descrivere le condizioni cliniche di 11 bambini di età compresa tra i 2 e gli 8 anni affetti, per l’appunto, da quello che definì “autismo infantile precoce”.

Da allora, la medicina ha compiuto notevoli progressi nella descrizione e nella comprensione della clinica dell’autismo, al punto che, anche senza essere genitori o neuropsichiatri infantili, insegnanti o educatori, tecnici della riabilitazione o psicologi, molti conoscono e riconoscono soggetti con autismo.

Eppure si avverte,...

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30 anni da neurologo

Sono neurologo da 30 anni (ho conseguito la specializzazione in neurologia il 26 luglio 1989).

Ho avuto la grande fortuna di interessarmi delle malattie del S.N. umano in un’ epoca in cui migliaia di specialisti, in molti angoli del nostro pianeta, hanno sezionato, colorato, mappato, spiato, il cervello umano.

Grazie ai pazienti neurologici, ovvero ai portatori di lesioni cerebrali, mai come in questi ultimi trent’anni erano stati raccolti, con ogni scrupolo, un colossale volume di dati sull’anatomia e sulla fisiologia del S.N.C.

Eppure, i tecnici (neuropsichiatri infantili, fisiatri, psicologi, educatori, riabilitatori) preposti per la “cura” dei bambini con disordine dello sviluppo neurologico, sovente, scelgono di non tenerne conto oppure non ne sanno quasi nulla.

Negli anni s...

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Non sono venuto qui “a pettinar bambole”

Non sono venuto qui “ a pettinar bambole”.

E’ una frase detta da Carlo Ancelotti (allenatore della squadra di calcio del Napoli), circa un anno fa, alla sua presentazione.

E’ sufficiente possedere neuroni specchio per comprendere le intenzioni del “famoso” mister?

A trent’anni circa dalla scoperta dei neuroni specchio, importanti studi sulle loro proprietà biologiche potrebbero farci comprendere il meccanismo fisiopatologico alla base di alcune difficoltà evidenti nei bambini con disturbo dello spettro autistico?

Tra il 1980 ed il 1990 abbiamo iniziato a conoscere meglio l’anatomia del nostro S.N.C., con conseguente acquisizione di nuove conoscenze sul come funziona il nostro cervello.

Abbiamo conosciuto che la corteccia motoria non è formata da due aree (MI e SMA), bensì...

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Il comportamento-problema: come le neuroscienze ci aiutano a capirlo (ultima parte).

PARTE SESTA: i comportamenti problema di Alessandra sono secondari ad una malattia mentale?

Nelle parti precedenti di quest’articolo abbiamo visto che, in organismi come il nostro, le quantità di ossigeno e di anidride carbonica, così come il pH, possono variare solo di poco. Lo stesso vale per la temperatura o per la concentrazione ematica di zuccheri, grassi e proteine. Ogni volta che questi parametri si discostano da uno stretto intervallo virtuoso, subentra l’agitazione e la modifica del nostro stato mentale. Questa “agitazione” ci segnala che le ferree leggi della regolazione della vita sono state violate.

Possiamo definirla come sollecitazioni provenienti dai territori dei processi non coscienti, sollecitazioni che ci chiedono di trovare soluzioni ragionevoli ad una situa...

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Il comportamento-problema: come le neuroscienze ci aiutano a capirlo (parte quinta)

PARTE QUINTA: Il direttore d’orchestra, ovvero, il Sè.

Nel corso della vita, tutti noi abbiamo abbondantemente sperimentato che non possiamo controllare i nostri stati emotivi ed i nostri sentimenti con la volontà.

Infatti, ci è capitato di trovarci in uno stato di tristezza o di gioia e di non avere idea del perchè, in quel momento, ci trovassimo in quello stato.

Di certo, un’attenta introspezione può averci aiutato a rilevare possibili cause, abbastanza verosimili, anche se non sempre ci hanno lasciato del tutto certi. In effetti, la causa del nostro “sentimento” potrebbe essere stata un preciso evento, oppure, anche il suo pensiero, come una qualsiasi altra immagine affiorata alla nostra conoscenza (anche sublimale).

Di recente, le neuroscienze si sono soffermate sullo stud...

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Il comportamento-problema: come le neuroscienze ci aiutano a capirlo (parte quarta)

PARTE QUARTA: Cervello/corpo sono intimamente connessi da due vie.

Negli ultimi anni, le neuroscienze hanno superato i confini del cervello allargando i loro campi di studio.

Questo ci ha permesso di conoscere meglio la natura biologica del nostro essere (le nostre emozioni ed i nostri sentimenti). Inoltre, in molti casi, ci ha consentito di fornire ai pazienti proposte terapeutiche basate su aspetti ezio-patogenetici e non più sintomatici.

Nel precedente articolo ho più volte ribadito che, nel nostro cervello sono presenti circuiti neuronali, detti anche circuiti di sopravvivenza, che rilevano e rispondono a minacce, sia esterne che interne all’organismo, portate al benessere della PERSONA.

Ho anche accennato che, questi circuiti di sopravvivenza, attivandosi nelle situazioni in cui...

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Il comportamento-problema: come le neuroscienze ci aiutano a capirlo (parte terza)

PARTE TERZA: Il cervello aiuta il corpo a sopravvivere.

Nell’articolo precedente, in linea con i principi della biologia evolutiva, ho sostenuto che LA VITA E’ IL BENE.

Allo stesso tempo, per vermi, gamberi, insetti, mammiferi, la VITA è una continua lotta per sopravvivere, istante dopo istante, giorno dopo giorno.

Bisogna necessariamente trovare cibo, acqua, riparo, partner per la riproduzione, e fare molto attenzione ai potenziali nemici.

In natura, anche dopo un pasto o un coito è consigliabile non oziare.

E’ tutto un mordi e fuggi, all’interno di una variazione continua.

Eppure, nonostante questa variazione continua fuori dalla vita, per esserci VITA la variazione interna deve essere contenuta entro limiti molto stretti.

Infatti, il milieu (ambiente interno al nostro corpo) dev...

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Il comportamento-problema: come le neuroscienze ci aiutano a capirlo (parte seconda)

PARTE SECONDA: Anatomia e Fisiologia dell’Inconscio.

Nel precedente articolo abbiamo visto come le neuroscienze hanno affrontato i “comportamenti-problema” durante lo scorso secolo.

Abbiamo visto che, qualora volessimo affidarci alla biologia evolutiva per far luce sulla genesi dei comportamenti-problema di Alessandra, focalizzare i nostri studi sulle cortecce cerebrali della paziente rappresenterebbe una condizione necessaria ma non sufficiente per poter comprendere.

Infatti, come abbiamo visto nel precedente articolo, per la neurobiologia evolutiva i comportamenti vengono “decisi” in modo non consapevole, per soddisfare le richieste del corpo.

Appare evidente che, per comprendere e/o per poter trattare terapeuticamente Alessandra, dobbiamo rendere familiari nuove conoscenze s...

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Il comportamento-problema: come le neuroscienze ci aiutano a capirlo (parte prima)

Mi piacerebbe affrontare in maniera articolata, con le lettrici e lettori del blog “autismo fuori dagli schemi”, alcune questioni scientifiche di non semplice interpretazione, alcune delle quali sono state solamente sfiorate in precedenti articoli.

L’autismo è una malattia mentale?

L’autismo è una problematica neurologica, corporale o mentale?

Che cos’ è il Sè per le neuroscienze del XXI secolo?

Gli autistici provano emozioni, sentimenti, ed hanno un Sè?

Un “comportamento problema”, per essere trattato, è sufficiente etichettarlo oppure andrebbe compreso in termini etiopatogenetici?

Per affrontare tali questioni in termini scientifici preferisco partire da un caso clinico, il caso di Alessandra, una bambina di quattro anni e mezzo.

Alessandra da circa due anni ha ricevu...

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